CONTENENTE
NOTIZIE SOPRA L'ARTE DEGLI ANTICHI E QUELLA
DE' FIORENTINI DA QMABUE A MICHELANGELO BUONARROTI,
SCRITTE DA ANONIMO FIORENTINO.
Parte Prima.
L'AUTORE SOPRA L'ARTE E GLI
ARTEFICI ANTIOHL
Frey, Codice Magliabechiano.
n^n
Adsit Marie filius.
1. Di gran veneratione aprefso allj antichj fu sempre la scultura et la pittura
et maximo apresso a Romanj, impe- rocché moltj nobilifsimj di quelli tale
arte hauere exercitato s'è ueduto.
2. Fu la fcultura gran tempo auanti della pittura; et prima 6 habbiano trouato
efsere stato sculpito Toro auantj il rame, Tauorio et il niarmoi la terra
et il bronzo et il legno. 3. Fu posto nel tempio d'Aneti de, dea de Lidj,
una statua d'oro, che non haueua in se parte alchuna che al naturale ritraefsi,
et fu la prima statua che d'oro si uedefsi, io innanzj che alcuna di rame
fatta fi fussj. 4. Et il primo fu Giorgia Leon(/)ino {Gargias), che nel tempio
di Delfi pose a se medefimo una statua d'oro mafiecia, che fu circha a 40
annj doppo l'edifìcatione di Roma. < « 1 Rechts am Rande zu Satz 4: 17 olip.
(70 Olimpiade). Links 16 am Rande, paraUel mit Reihe io. li: La plaftice fu
prima della ftatuarìa. — Darunter: Le antiche statue erano ( . . . tofrate)^
piacque dipoi ^chor farle nude con ThaAa in mano. — Darunter : La prima statua
a Roma di rame fu fatta a Cerere. Dipoi sMncomincio a far le llatue agi* huominj
in moltj modj ; et gl'antichj le foleuono dipignere 80 col bitume et non soleuono
ritrarre al naturale huomo alcuno, et non {se non) meritaua memoria etema
(; et) prima per la vittoria de sacij giuocbj et maxime negli Olimpie]; et
[a] quellj che in dettj giuochj hauefsino vinto 3 uolte, haueuano una statua
al naturale di tutte le sua membra, et chiamauonla econe. 25 1*
1. • Il fare di terra fìure, dallj antichj chiamato plastice, ne fu il primo
inventore Dibutade Sicionio {Buiades\ che lauoraua vasj di terra et altre
cose in Corintho, per cagione della figluola, laquale era d'un giouane innamorata;
et hauendo efso a partirsj per altij paesi , ella auantj che si partifsi,
5 fece con la lucerna apparire nel muro l'ombra della persona sua et dipoi
l'andò con linee circuendo et terminando, nelle qualj dipoi il padre Dibutade
pose la terra et ne fece una forma, et dipoi seccha, con altrj vasj di terra
la mefse a quocere; * et fu conseruata tal forma, sino che Corinto fu disfatta.
10
2. Alcunj altrj dicono, esseme statj e primj inventorj Ideocho Reto {Rhoecus)
e Teodoro nell' isola di Samo. 3i Alcunj altri dicono, che Demaranto (Damarato)^
merchante di Corinto, fuggitosj venne in Toschana, doue 16 di donna Toschana
genero Tarquino Prischo, che dipoi fu. re 4. de Romanj. Et meno secho detto
Demaranto dua scultorj doe: Eucirapo {Euchira) et Eugrammo, et da questj in
5. Italia fu mefsa la fcultura et dimostrata tale arte. Et dicono essere bene
il vero, che Dibutade Sicionio fu il primo, che to arroge alla terra il color
rosso , et fu il primo che col gesso in fulla faccia humana formafsi; et ordino
dipoi, che cera semita in tal forma fi gittafsi. 6. Et dipoi Lifistrat[e]o
Sicionio le incomincio a ridurre al naturale, ch'auantj a luj solamente si
studiaua di >& fare belle fiure. 7. Fu anticha l'arte in Italia, et in principio
dedicorno ne templi de lóro idij le Aatue di legno et di terra, sino a tempi
che fu vinta l'Asia. 8. Le prime pitture d'un solo colore furono chiamate
so dallj antichj monocromate; et furono due sortj di dipignere, adoperando
il calore del fuoco, nella cera et nell' auorìo con lo flilo, per infino s'incominciorono
a dipignere le nauj.
1. Dipoi fu trouato un terzo modo di dipignere: col pennello, cera strutta
al fuoco, che tal cosa non fi corrompeua ne guastaua per sole ne per acque
ne per ventj. 3. HigiemoneMenocromade {Hygiaenoti) fu il primo, 6 che nel
dipignere distinse il mastio dalla femmina. 3. Eumaro Athen(i)ese attese dipoi
al farle al naturale quanto potette cosj le (iure come ognj altra cofa. 4.
Bularcho pittore dipinse in tauola la battaglia de Magnetj, laquale fu poi
compera tanto oro quanto la pesaua io da Cadaule, re de Lidj, ilquale fu circha
a 40 annj doppo. Vedificatione di Roma. ^ 5. I primj ch*haucfsino fama per
sculpire il marmo furono: Mala {Afelas) scultore e Mi ci ad e suo fìgluolo
dell* isola di Chio, et dipoj u An termo (Arc/iermus) , nipote di detto Mala,
che hebbe duj figluolj: B ubalo (Bupalus) e Antermo {Atìiems\ che in tale
6. arte celebratifsimj furono et lauoromo infiemè. Feciono in detta isola
una Diana di marmo , la quale collochorono in 90 luogo alto, la cuj faccia
achi nel luogo, doue è fituata, entra, pare maninchonosa et mesta, et achi
escie allegra. 7. La flatua d'Apollo di marmo * è di loro mano , che è in
Roma pofla nella fommita del tempio Palatino. 8. Fu anchora in tale isola
Hipponacte scultore {poeid) di 85 9. vifo bruttifsimo. Et tuttj questj scultorj
dell' isola di Chio uso- rono operare di marmo biancho dell' isola di Paros
et chiamauonlo 10. Lionite {Lychnites), perche lo cauauano a lume di lucerna.
Et dicesj, ch'efsendo stata aperta con conj in Paros una falda di marmo, vi
fu trouata drento di marmo una imagine di Sileno, so 1 17 olip. {18, OL) 6
1. Dio peno {Dipoenus) e i scultorj Scylo (Scyilìs) ì dell' isola di Creta
furono circha
2. a 173 — annj doppo Roma edifìchata. Et in principio abitomo a Sidone et
tolsono da Sidonij a fare la ftatuetta d'Apollo, di Diana et di Minerua et
d'Erchole et lafdo(r)no 6 tali opere imperfette per le molte ingiurie, che
da Sidonij 3. erano loro fatte, et andorsene in Etolia. Et subito i Sicionj
di gran carestia furono agrauatj; et ricerchando efsj, dapoi hebbono assaj
patito, al oraculo d'Apolljne di do rimedio, rispose loro, che quando Diopeno
et Scylo fìnifsino le (latue 10 comindate dellj idij, allora tal calamita
cefserebbe; ilche fedono dettj Sidonij con grandifsimj premij di dettj arteficj.
4. DìmofWo {Damopàiius) et ^ furono nella scultura cele- Gorghaso t bratifsimj
et anchora di 5. pittura ope(rtf)rono. Lauoromo in Roma nel tempio di Cerere.
i5 6. Calchostene scultore opero jn Athene. 7. Possunio {Possisi scultore
fece pescj tanto al naturale, che veij erano da moltj giudichatj. 8. Arcesilao
scultore fece Venere Genitrice, che dipoi fu messa in sulla piaza di Cesare
in Roma. ^ 10 0. Phidia Ateniese fu in prìndpio pittore et dipoi dette opera
alla fcultura et fu circha a 305 annj doppo 10. Tedifìcatione di Roma. ' Fu
singularìfsimo scultore et per le fue opere dimoftro in modo la virtù sua,
che è degno 1
1. d'efsere chiamato in tale arte excellentifsimo. Lauoro di t6 marmo et d'auorio
et d'oro e di bronzo. 12.
13. E in Roma è di fua mano di marmo Venere. Fece la flatua di Gioue Lampio
{Olympia) d'auorio, per laquale grandif- 14. sima fama n'acquistò. Fece in
Atene la Aatua di Minerua d'auorio' 1 Zeuij harebbe a ire auant] a Fidia secondo
Eusebio. S 83 olipi. (300 urbis nostrae atinum,) 8 secondo Eusebio dice olip:
85 2^ anno Phidias eburn(/)am Miner- uam facit.
1. et d*oro, di grandezza di a 6 cubitj. Et nello fchudo della ditta statua,
nella parte rileuata fece la battaglia dell* Ama- zone et nella conchaua e
Gigantj, dallj idij fulminatj, et nelle pianelle d'essa (latua fece la battaglia
de Lafitj populj et de 2. Centaurj. Era cosa marauigliosa il serpente, ch'haueua
sotto 6 detta flatua, et anchora fotto la fua asta la spinge di bronzo, ch'era
un mostro, apresso a Tebe stato, ch'haueua il capo di fanciulla et le manj,
il corpo di cane, l'alie d'uccello, la 3. voce humana et l'ugna di leone et
la coda di drago. Fece la (latua di Minerua di bronzo, laquale Paulo Emilio
pose io 4. nel tempio della Fortuna a Roma. Fece due fiure col man- tello
di marmo, lequalj Catulo pose nel medefimo tempio. 5. Furono suj conchorrentj
: Critia, i N estole {Nesiotes) et Uculfoij. Eglea (Hegias) I i5 6. Alchamane
Ateniese {AUamenes) fu dicepolo di Phidia. 7. Fece una statua di Venere, molto
bella, laquale fu posta fuoij delle mura d'Atene; ma era fama esere opera
del maeftro suo. 8. Agoracritofu anchora dicepolo di detto Phidia et fu .
equale non d'età; et eragli da efso grandifsimo amore por- so tato, et molte
fue opere gli dette, che per sue propie le deffi fuora. / 9. Fumo tuttj a
dua fattj lauori a gara dallj Ateniesj, che dettono loro a fare una (latua
di Venere per uno; et dettono il vanto ad Alchamano (Àkamenes), non che gl'intendentj
di sft tale arte non giudichafsino , che in e(!etto meritauono più l'opere
d'Agoracrito che d'Alchamene, ma vollono piutofto 10. gl'Ateniefi fauorire
un loro cittadino che un forediere. Et dipoi indegnato Agoracrito per tal
cofa, vende la fua statua con conditione, che non voleua che in Athene stefsi,
et fuso posta in Ranunte, villa fuorj d'Atene. 1
1. Colo te fu anchora dicepolo di Fidia et fece una (latua di Minerua in Elide
citta. 8
1. Paneo pittore (Panaenus) fu fratello di Phidia et 2. dipinse lo feudo della
detta Minerua di Colote. Dipinse la ' battaglia dellj Ateniesj in Marathone
contro a Persj et dipinseuj al naturale Alcibiade, Callimaco, Dario et Thifafeme.
3.
4. CimoneCleoneo pittore. Costuj trouo li fchorcj; a et fu il primo, che dipinse
le fìure con varietà di voltj, che guardano in dreto, in alto et in bafso,
et anchora didinse e membrj alle fìure et fece tutte le junture, mostro le
vene ne corpi, le pieghe delle veste anchora moflro et fece mira- bilifs(/>n)aroente.
io 5. Agelade scultore fu circha a 320 annj doppo Tedificatione di RomaJ 6.
Gallone scultore fu ne medefimj tempi. 7. * Ph(r)admone scultore fu anchora
ne medefimj tempi. 8. Polycleto Sicionio, scultore fu ne medefimj tempi 16
9. et fu dicepolo d' Agelade foprascritto. Fu excellentifsimo maestro, et
da questo hanno graltrj imparato e modj et 10. regole delle fìure, e lin(^)amentj
et le proportionj. Fu il primo, che fece le fìure che con un solo piede si
reggiefsino. 1
1. Fece Diadumeno giouane al natiurale per prezo dj 100 10 12.
13. talentj. Fece anchora Doriforo fanciullo al naturale. Fece uno, 14. {che)
stringne se medefimo. Fece un nudo, che con un dado 15. gìu(^)chaua, et duj
fanciullj nudj, che giuocono a dadj. Fece 16. la (latua di Merchurio, ch'era
in Lisimachia citta. È di fua mano Herchole, che tiene da tena Anteo sospeso,
ch'era 86 17. in Roma. E anchora a nodrj tempi s'è visto di fua mano di bronzo
il letto con fìure marauigliose, che hoggi è aprefso monsignor Bembo, che
l'hebbe da Vettorio Ghibertj Fioren- tino, ch'era tra le cose di Lorenzo di
Bartoluccio Ghibertj.^ 18. Argio scultore fu dicepolo di Policleto. so 1 87
OHp: 8 laltto il vero a maser Giouaonj Gaddj. 9 i. A(j<7)podoro scultore fu
dicepolo di Policleto. 2. Alexi scultore fu anchora dicepolo del detto. 3.
Aristide scultore fu dicepolo anchor egli di Policleto. 4. Fece canj di dua
cauallj et di quattro. 5. Phrinone 'scultore fu dicepolo di detto. 6 6. Dinone
scultore fu dicepolo di Policleto. 7. Athenodoro scultore fu dicepolo del
detto. 8. D e ni e a scultore fu anchora fuo dicepolo. 9. Mirone scultore
fu anchora dicepolo di Agelade. 10. 1
1. Nacque in Eleutere et lauoro assaj et variamente. Hebbe io gran fama per
una vaccha di bronzo, che fece, che fu tenuta tanto cosa marauigliosa, che
ne feciono in que tempi e poetj mentione. 12. Bucchula sum celo genitoris
facta Mironis erca[m]; nec factam me puto, sed genitam. is 13. Fece anchora
di bronzo un cane et dal naturale Perseo et anchora un giu(^)chatore di discho
et satiro, ch'assaj si 14. marauigliaua d'udire sonare e pifferj. Fece anchora
una statua 15. di Minerua et certj giu(i7)chatorj di giuochi ginnicj. Fece
la statua d'pferchole, che di poi fu posta a Roma nel tempio so 16. di Pompeio.
Fece uno monumento a una cichala et (uno a) 17. una locusta. Fecie la Ratua
d'Apollo, che Marchantonio 18. tolse agi' Efes), et dipoi Agusto lo restituj
loro. Fece ima . vecchia hebbra di bronzo a Smirne. 19. 20. B u t e o L i
e i o scultore fu dicepolo di Mirone. Fece 25 una statua d'un fanciullo, che
foffìaua nel fuoco, et fece anchora gl'Argonautj et Ganimede; rapito dall'
aquila, et sculpi anchora Antliolio {Autoiyats) fanciullo, vincitore [del]
{net) Pancratio, et fece la statua di Gioue Tonante in Capitolio, 2
1. tenuto in gran veneratione. Fece anchora la statua d' Apolline so con la
diadema. 22. Pittagora scultore fece in Delfi un giu(<7)chatore de giuochj
ginnicj. 10
1. Leo litio {Leantiscus) scultore lauoro con diligentia et 2. dilicatamente
expresse e capellj. Fede un putto, che tiene tauolette; un nudo, che porta
pomj, et un zoppo, che era a Siracusa, fatto con tanta arte, che pareua patissj
et si do- 3. lefsi. ' Anchora una statua d'Apolljne con la cetra et col b
serpente, {chiamato) Dirceo {Dicaeus\ morto con le saette. 4. Pittagora, scultore
da Samo, fu dicepolo di Regino 5.
6. et suo nipote. Da principio fu pittore. Fece fìure in Roma nel tempio della
Fortuna, ch'eran meze nude, et somigliaua tanto il detto Pittagora di fopra,
che moltj dal* uno ali* io altro pigliauano errore. 7. Giorgia scultore, Lacone
scultore 8. Scopa scultore hebbe 'n sua tempi per conchorrentj, et faceuono
a gara, (et fu excellentifstmo scultore): ift > [Gorgias Lacon). Briaxide
scultore, Timoteo scultore, Leocare scultore, de qualj sarebbe infieme da
fame mentione, per essersj trouatj insieme a fare la sepultura di Mausol[e]o,
se di Caria, laquale Artemisia sua donna li fece fare; che morj dipoi so 9.
nellj 364 annj doppo Roma edificata. > Et fu in que tempi si marauigliosa
opera tenuta, che fra 7 — miracolj del mondo 10. fu . numerata. È tale opera
di lunghezza dal mezo giorno al settentrione 73 — (//j) piedj, ma è più corta
dalle frontj; et tutto il fuo circuito è di 411 — (440) piedj, et Valtezats
11. di 25 — (3;) cubitj et cinta da 36 — colonne. Dalla parte
12.
13. d'oriente lauoro Schopa. Da settentrione Briaxide. Da mezo
14.
15. dj Timoteo. Da occidente Leocare. Et auantj che fìnifsino tale opera,
morj Artemifia, che per memoria del morto marito faceua fare tal opera, et
niente di meno nefsuno de dettj so 1 ICO Olip: o anno (/07. 2), Il arteficj
non si partirono dall' opera cominciata , giudichando hauere a essere picchola
loro laude.
1. Vi s'intenienne anchora un altro artefice, che nella fom- nìita d'una piramide
fece un carro di 4/ cauallj di marmo. 2. Sculpi anchora Scopa una colonna
nel tempio di Diana 6 3. Efesia. Fece una statua d'un Baccho et una statua
di Mi- 4. nerua di marmo nell' isola di Gnido. Fece la statua di Venere e
anchora la statua di Apolline Palatino; la statua della dea Vesta, che siede,
ch'era nellj ortj Seruilianj in Roma» tenuta in gran veneratione, et anchora
uno, che in capo in 10 5. una ceda porta le cose sacre, ne porticj d'Asinio.
Fece la statua di Neptunno, ch'era nell' oratorio di Gn: Domitio nel 6. circho
Flaminio. Fece anchora la dea Tetide et Achille et le Nereide sopra i delfìnj
con gran numero di pescj marìnj. 7.
8. Fece la (tatua di Marte a sedere. Fece il colofso nel tempio 16 di Bruto
Calla(r)cio aprefso al circho di porta Lauicana. Fece 9. anchora Venere nuda
nel medefimo luogo. 10. Timoteo detto fece una fiura di Diana, ch'era in Roma
nel tempio d'Apolljne nel monte Palatino. 1
1. Briaxide tra l'altre sue opere fece la statua di Eschu- so 12.1apio et
quella {di) Seleuco, re di Siria. Fece una statua d'un Baccho nell' isola
di Gnido. 13. Mnesirato {Minestrato) scultore fece la statua d'Herchole, che
fu tenuta con grandifsima veneratione, et la flatua d'Echate di marmo, ch'era
in Efeso nel tempio di Diana. 96 14. Socrate scultore fece le statue delle
Caritè, cioè le 3 •— gratie, fìgluole di Gioue, Aglea, Talia, Eufrosina, ch'erano
ne porticj dellj Ateniefi. 15. Polignoto Thasio pittore fu il primo, che dipinse
le donne con veste trasparente, et comincio a coprire loro 10 e capi {con
mitre) di varij colorj et aiutò assaj la pittura et t2 fu il primo che la
boccha aperta alle fìure facessj et fece moftrare loro e dentj et comincio
a variare e uoltj.
1. Era una tauola dipinta di fua mano ne porticj di Pompeo a Roma, ch'era
prima nella fua piaza; nella quale era dipinto uno con uno schudo, che se
sale o scende, non fi conosce. 6 2. Dipinse anchora il tempio di Delphi et
in Atene il porticho, 3. chiamato poetile. Et dipinse in dono, benché fuo
padre Michone dipighefsi a prezo. 4. M icone pittore, chiamato Michone minore
per distin- tione del padre di Polignoto, hebbe una fìgluola, chiamata io
Timarete, che dipinse anchora ella. 5. Fumo drcha a 335 — annj doppo Roma
edifìchata* tuttj questj pittoij: Aglaophone pittore, Cephisodoro pittore,
16 Phrylo {Erilius) pittore, Demop'hylo Hymereo pittore, Nasca Thasio {Nieseus)
pittore, Evenore, padre et maedro di Panasio pittore. 6. Apollodoro pittore
fu circha a 345^ — annj doppo ao 7. Roma edifichata. Fu il primo, che meritamente
dette fama al pennello, talmente che fu grandemente dipoi stimato et 8. tenutone
conto. Et comincio esso a exprimere le bellezze alle fiure, in modo che assaj
dilettauano al vederle, che 9. auantj a luj non fu vista pittura ch'alia vista
piacefsi. Dipinse s» un sacerdote, che adora, et Aiace saettato, ch'era in
Peighamo. 10. Furono circha a 355? annj doppo Roma edificata questj talj scultori
et pittorj sottoscrittj : 1 90 OUp; S 93 Olip: 80 8 95 Olip: t3 Naucide scultore,
Diomede (Dinotnenes) scultore,
1.
2. Canaco scultore. Lauoro assaj di marmo. Fece la statua d' Apolline nuda
et un cerno, che con uno filo scherza, opera bella et molto marauiglio^ 6
3. Patroclo scultore. 4. Zeus] Heracleote pittore fu circha 355 annj doppo
5. Roma edificata — 95 01ip:> Seguito l'ordine d'Apollodòro et fu excellentifsimo
e niente di meno faceua i capi et le iunture alle fìure troppo grandj, ma
nell* altre cose di 10 6. grandiffima diligentia. Et doppo ch'alcuno tempo
hebbe lauorato a prezo, tanto degne l'opere sua stimaua, che non si potefsino
pagare cohvenjente pregio giudichaua; et perdo di moltissime ne donaua, fra
lequalj fu la pittura d'Alc- 7. mena, che dono allj H(€?)grigentinj La pittura
di Pan, dio ift de pastoij, dono ad Archelao re. , 8. Dipinse un fanciullo,
ch'haueua uue in mano, allequalj gl'uccellj credendo fussino non dipinte,
ma vere, ui volauan 0. per beccharle. Onde esso dicio grandemente sdegnato,
disse hauere dipinto più naturale l'uue che il fanciullo, imperoche ao non
ui farebbono volatj gl'ucceUj, s'haueffmo il fanciullo 10. conosciuto , che
di quello paura hauto harebbono. Dipinse li. anchora Penelope. Dipinse uno
atleta, laqual pittura tanto . fatisfece, che sotto li scrìsse un verso, che
diceua, che 12. piutosto. si li poteua hauere invidia ch'imitarla. Dipinse
86 anchora Gioue, che siede nel trono con li altij idij, rittj in- 13. omolj.
Dipinse anchora Herchole, quando da tenerj annj str(»)gola e dragonj, et Alcmena
fua madre con Anfìtrìone, 14. che pare ch'habbino dicio grandifsimo . spauento.
Dipinfe al 1 fu secondo Plinio nella 95 — Olip: et secondo E(useòi0), che
80 dice nella 78/Olip: Zeusjs pittor agnoscitur etc. 14 populo d*Agrìgen(/)o
una Helena, che fu dedicata nel tempio
1. di Junone Lacin(f)a. Et auantj che niente facefsi, tutte le loro verginj
nude volse vedere et di quelle tutte cinque ne elesse, che di tutte più belle
giudicò, et da quelle tutte le excellentj partj ritrasse et niella Tua pittura
raccolse. 6 2. Androgyde pittore fu concorrente et amico di Zeusj. 3. Eupompo
pittore fu conconente et amico di Zeusj. * 4. Parrasio pittore, nato in Efeso,
fu conchorrente et 5. airfidfsimo di Zeusj detto disopra. Fu il primo, che
trouó e lineamenti naturalj et la proportione, da Grecj detta simetrìa, io
et trono la venusta ne voltj et Telegantia e intrecciamentj de capellj et
più dellj altrj pittorj fìnj le sue opere, le quali 6. con grandifsima diligentia
conduceua, et disegno assaj. Et benché di grande autorità fussj, assaj si
stimaua et arrogante- ■ 7. mente usaua l'arte fua. Et egli stesso scriuendo
il nome suo, i6 ardi chiamarsj princjpe dell' arte, et ch'a quella ultima
per- fectione haueua dato, et diceua essere disceso d'Apolliqe et efser simigliante
a Herchole, che in Lindo dipinto haueua. 8. Dipinsono a gara egli et Zeusj,
onde che Zeusj dipinse nella fcena uue tanto pronte , che (|uelle vere credendo
li uccellj so 9. per becchame vi uolomo. Et Parrasio pur nella scena dipinse
un lenzuolo tesouj, che tanto propio pareua, che a quello riuoltofi Zeusj
(tanto nell' arte nominato ne passatj et prefentj seculj) disse, che se uoleua
che vedessj quello che dipinto hauessj, che leuafsi la uela, et conofcendo
djpoi l'errore fuo, S5 si chiamo da Parrasio superato. 10. • Dipinse il Demone
{detNos) dellj Ateniesj con arte gran- li. difsima. Dipinse Ethesia {Teseo),
che fu già in Roma in 12. Capitolio, et anchora Nauarcho con la corazza. Era
in Rodi in una tauola di fua mano dipinto Meleagro, Herchole et Perseo, so
1 t)ber der Reihe e innanz) un altra* Tolta (mit Bezug auf pag. i6). 15 et
fu tre uolte dalla saetta perchossa et non maj ha patito la patìtura, ma solo
l'orlj d'essa tauola alquanto guastj et
1. arsicci(a)tj furono. Anchora dipinse Archigallo in tauola, laquale fu poi
da Tiberio imperatore compera |6o| sesterzi], 2. et teneval(a) in camera.
Dipinse anchora Cressa meretrice 6 con un puttino in braccio et Filischo et
Baccho et auantj 3. a loro la Virtù ritta. Et anchora dipinse dua puttj tanto.
4» artifìrialmente, che in loro si conosce gran simplicita. Dipinse un sacerdote
con un putto, che tiene la corona et Tincenso. 5. Et tra l'altre sue pitture
dua fumo da essere tenute in gran io 6. veneratione, per tenere di tutte l'altre
il principato. De qualj una d'esse * contendendo della vittoria, corre e in
mo', che pare che sudj, et l'altra si disarmaua et pareua che ansassj. 7.
Fece anchora in una medefima tauola Enea, Castore et 8. Polluce, opera in
vero nobilifsima. Et con grandifsima arte ift 9* dipinse Thelefo, Achille
et Agamemnone et Ulisse. Dipinse anchora più tauolette di (iure libidinose,
de qualj a presso di luj ne teneua del continuo, che molto di tal cosa sj
ricreaua. 10. Miro ne pittore è comparato a Parrasio. flo 1
1. Timante pittore fu eccellentifsimo maestro et grande - amico et conchorrente
di Zeusj et huomo di grandissimo ingegno et tra li antichj artefìcj da non
essere lasciato in- dreto, et vedesj nelle fue opere hauere usato più l'ingegno
12. che l'arte. Dipinse la tanto lodata Efigenia, ch'auantj. all' >6 13. altare
aspetta d'essere sacrifichata. Et hauendo esso pittore dipinto tuttj e circumstantj
et maximo il zio di quella, tanto piangentj e niestj, che in loro pareua hauessi
ogni forta di dolore confumato et di mala contenteza, dipinse 11 padre d'Efigenia
col capo coperto per non sapere dipignerlo, in m modo ch'hauessj mostro più
conveniente dolore dellj altrj. 14. Anchora dipinse un Ciclope, cioè un gigante
con un solo 15. occhio nella fronte, che dormiua. Et hauendola dipinto in
16 picchola tauola, volse la sua sini(^)rata grandezza dimostrare col fare
aprefso di quello più satirj, che li niifurauano il
1. dito grofso con i loro bastonj. Et dipinse anchor(a) un genio bvero un
dio famil(i)are secondo gl'antichj, et fu tenuto in grandifsima veneratione
et già era in Roma nel 6 tempio della Pace. 2. Euxinida pittore fu anchora
in questj medefimj tempi et fu maestro dell* eccellente Aristide. 3. Eupompo
pittore fu anchora in questj tempi et fu 4. maestro di Panfilo , ch*e(ra)
poj maestro d'Apelle. Dipinse io unOy che teneua la palma per essere stato
vincitore ne giuochj ginnicj, doue antichamente si exercitauano nudj et &•
untj alle pugna et acconere (a corr!) et alle lotte.* Fu di tanta (ai//^)rìta,
che diuife la pittura in 3 sort(i), stata auantj a luj in dua, Helladica et
Asiadica; e per essere egli di Sidone is volle, si chiamafsi et diuidefsi
in 3 spetie, cioè Joni(r)a, Sicionia et Attica. 6. Panfilo pittore fu di Macedonia,
dicepolo d'Eupompo, et fu il primo che fussj erudito in più scientie et maximo
neir aritmetica et gtomtuYa), fenza letiualj egli usaua dire, so 7. nefsuno
artefice in tale arte potere bene operare. Et non insegno alcuno per meno
d*un talento in spatio di X/ annj. 8. Et in tal reputatione mifse la pittura,
che in prima fi co- mincio in Sicione, poi in tutta la Grecia, che e gentil]
huo- minj faceuano a loro fìgluolj insegnare la pittura et la tene- ss 9.
uano in primo grado dell' arti liberai]. Et dipoj con per- petuo editto proibirno,
ch'a seruj tale arte non fi segnafsi. 10. Et perciò tra li antichj non s'è
trouato nefsuno seruo hauere 1
1. in tale arte ne nella scultura bene operato. Et furono dice- polj del ditto
Panfilo Apelle et Melanthio. so 12. Policle scultore fu circha a 382 annj
doppo 1 Uno Atleta in tulle caita a cauallo. 17
1. l'edificatione di Roma.* Fece la statua d*Ino {iTuno) her- mafrodito. 2.
Cefiso do(/)o fu ne medefimj tempi. 3. Leuiane {Leochares) fu anchora ne medefimj
tempi. 6 4. Hippatodoro fu anchora ne medefimj tempi. 5. Dedalo scultore fu
circha a 390 annj doppo Roma edificata^ et nell* architet(/)ura et scultura
valse ass(a)j et (^) degno d'essere nominato fra li antichj excellentj huominj.
6. Expresse nelle statue tuttj li affettj dell' animo et fu il primo, 10 che
gFocchj apertj alle fiure et le manj distese sculpi, impero che auantj a luj
gl'occhj serratj et le manj in fu fianchj alle 7. statue si faceuano. Fece
dua fanciuUj, che'nsieme si string- neuano. 8. Praxitele scultore fu nel medefimo
tempo et fu 15 excellentissimo artefice, et ne fua tempi non fu alchuno che
lo 9.
10. fuperafsi. Fu suo amicifsimo Alcida {Alcetas) Rodiano. Opero più di nfiarmo
che d*altro; nondimeno di bronzo fece il [rit]ratto di Proserpina et l'Hebrietà
et Baccho di bronzo ll.infieme con belHfsimj satiij. Fece la Aatua, ch*era
auantj so al tempio della Felicita, et anchora la statua di Venere, 12. ch'arse
col tempio nel principato di Claudio. Fece Apolline 13. fanciullo, che con
Farcho cercha amazare una lucertola. Fece anchora dua statue di diuersj affettj,
cioè una matron(a), che 14. piagne, et una meretrice allegra. £ in Atene nel
Ce(r)amico » 15. sono assaj delle fue opere. Fece dua statue di Venere di
grandifsima fama, una per li huominj di Coo isola, l'altra per li huominj
di Gnido isola, una coperta tutta di uesti- 16. mentj et l'altra tutta nuda.
Quellj di Coo ellefsono et uol- sono la vestita, stimandola cosa più seuer(d:)
et pudica, to 1 102 Olip: 8 104 Olip: Frey, Codice MAgliabechÌAno. 18
1. Quellj di Gnido, essendo quella nuda rimas(/)a, la com- perorono, che fu
opera mirabilifsima et non solo la più bella ilatua che facefsi Praxitele,
ma anchora la più bella et più 2. tenuta in pregio in que tempi che nel uniuerso
fussj. Inna- morossj di tale statua uno et una notte aschoso nel tempio 6
rimase et abraccio detta statua, et in essa nell(r) part(i) 3. gentil] rimafe
la macchia per sempre. Fece anchora la ilatua di Cupido, ch'era in Taspia
{Thespiae) citta et dipoi nelle 4. fchuole d'Ottauia. Et anchora era di Aia
mano un altra statua dj Cupido nuda nelV isola di Paros , nobilifsima scultura
et io 5. non punto inferiore a Venere di Gnido. In Roma è di sua 4 mano la
(latua di Flora et di Triptolemo et la flatua di Cerere ne campi Seruilianj
et in Campitolio la statua de 6. Buonj Accidenti e della Buona Fortuna. Anchora
le Menade, chiamate Thyclade {7%yiadas), et Apollo et Nettunno et Sileno ift
ne porticj d'Asinio Pollonie (P0IUO), 7. Fu suo herede della roba et dell'
arte Cephys[i]o- do(/)o, che hi anchor luj scultore; et fece una excellentifsima
'
8. opera nelV isole Simplegade. Et a Roma è di fua mano la ilatua di Latona
et di Venere ne porticj d'Asinio Pollonie so {PoUio) et anchora Hesculapio
et Diana nel tempio di Junone 9. ne porticj d'Octauia. Fece nel porto degli
Ateniesj la ilatua di Minerua, còsa excellente, et nel detto porto l'altare
di Junone (Gioue) Saluatore. 10. Paippo (Pafiy/us), scultore et dicepolo di
Praxitele, fece m la statua di Gioue Hospitale. 1
1. Pausia Sicionio pittore fu iìgluolo di Briete et in 12. principio suo dicepolo.
Fu il primo che dipignessje quadij 13. ne palchj. Era infamato da sua nimicj,
che faceua molto 14. adagio , et che ciò deriuaua, per non possedere l'arte.
Et ao per mostrar loro, che fapeua far presto, dipinse in un dj 15. solo una
tauola, doue era un fanciullo. In sua giouentu 19 amò Glicera sua cittadina,
che fu inventrice delle grillande; et per imitarla dipigneua nelle fue opere
gran quantità di fìoij et dipinse la a sedere al naturale con una grìllanda.
1. Visse in Sidonio, doue gran tempo fu la patria della pittura. 2. A Tebe
{Thesfnis) ridipinse et restaurò certe pitture, già 6 3. state fatte da Polignoto.
Dipinse tauole grand(/), nelle qualj era un sacrificio di buoj, et doue in
schorcio dipinse un bue, non potendo altrjmentj la fua lungheza dimostrare.
4. ' Doppo luj fu in gran nome sopra tuttj gì* altij Eufra- nore Isinio (/r/z/i/V?),
che n'è detto innanzj. io 5. Aristolao pittore fu figluolo et dicepolo di
Pausia et tra l'altre sue pitture fece Epaminunda, Pericle, Medea, la Virtù,
Teseo, la imagine della plebe Ateniese, il sacrifìcio de buoj. 6. Artefìcj
celebratj per equalita, ma non excellentj per i5 alcuna loro opera: 7. Aristone
lauoro d'argento. 8. Callase (Caiiùies), Pesia (Ctesi'as), Cantharo Sicionio,
so Sicinno {Scymnus)^ dicepolo di Critia, Dionysyodoro {Dionysius ? ; Diodorus\
dicepolo di Critia, Deliade, Eunico et Hecateo, scultorj d'argento, Lesbocle,
S5 Prodo[y]ro, Pythodico, Stratonico scultore, Apollodoro, Androbolo, so Antimaco,
Atenodoro, 2* 20 Aristodemo {Aristiaeos) pittore, maestro et padre di Nicomaco,
Doriforo.
1. AnnO| filosofo et scultore, fece Seleuco re. 2.
3. Furono dua Cefisodò(/)j: Il primo fece Mercurio, 6 4. che nutrisce Baccho
nella fua infantia. Fece un, che parla 5. con la mano alta aperta. L'altro
fu anchora filosofo. > 6. Eufranore Isinio {/sfmw\ pittore {et) scultore,*
fu ne medefimj tempi et scrisse della pittura et de colorj, et fu la sua maniera
uniuersalmente ne corpi delle fìure un io poco sottile et ne capi et nelle
iunture troppo grande. 7.
8. Fece la (latua di Paride. Fece anchora la statua di Minerua, dedicata in
Roma sotto il Capitolio da Q. Luctatio 9. Catulo. Fece anchora la statua del
Buon Fine et Buona Fortuna, che con la destra tiene una taza et con la sinistra
i6 10. una spigha et un papauero. Fece anchora Latona in parto, che tiene
in collo Apolline et Diana fanduUj, nel tempio 1
1. della Concordia. Fece anchora Alessandr(^) Magno et 12. Filippo in quadrigha.
Fece anchora assaj bighe et quadrighe. 13.
14. Fece colossj. Dipinse dodicj idij et anchora dipinse Teseo so et anchora
Ulisse, che à un giogo metteua un bue et un cauallo, in una tauola molto bella,
in Efeso, et Palamede, 15. che in un fastello di legne nafconde la fua spada.
Fu suo dicépolo Antidoto pittore. 16.17. Cyclia {Cydias) pittore fu nel medefìmo
tempo. Di- w . pinse questo la tauola dellj Argonautj, cioè quellj ch'andorno
con Jafone in Colcho, la quale compero Ortensio oratore 144 talentj. 1 Vedere
di quanti ancora notatj, che credo si sieno deuj un altra uolta alla linfosa
SO 8 104 Olip: 21
1.
2. Antidoto pittore fu dicepolo d'Eufranore. Dipinse in tauola un combattente
con lo schudo, che era in Atene. 3. Dipinse anchora un lottatore et uno, che
suona un piffero, 4. tenuta pittura rara. Et fu suo dicepolo Nicia Ateniese.
5. Nicia Ateniese pittore, dicepolo d'Antidoto, osseruó'6 assaj e lumj et
Tombre et ingegnofsi, che le fue (iure apa- rissino quasi che di rilieuo,
et dipinse le donne diligentemente. 6. Et è quello, del quale usaua dire Praxitele,
achj lo doman- . daua qual delle sue opere più aprouafsi et tenefsi migliorj?
7. diceua, quelle, alle qualj Nicia haueua posto le manj. Et io dicono alcunj,
essere stato nella 112/olip: c(f)oe 422/annj doppo l'edifìcatione dj Roma.
8. Dipinse una tauola di paesj, et doue erano armentj, che pasceuono, laquale
da Sil[l]ano fu condotta a Roma et 9. era in senato. £ di sua mano Baccho,
ch*era nel tempio i5 della Concordia, anchora Jacinto, ilquale Agusto doppo
la presa d'Alessandria condusse a Roma, che molto li piacque, et poj fu da
Tiberio cesare tal pittura dicata nel suo tempio. 10. Fece in Epheso la sepoltura
di Meghalyso {Megabizo), sacer- 1
1. dote dj Diana. In Atene era di suo mano la necromanzia [necyo- ao mantea)
d'Homero; et più tosto volle esso fare un dono di tal pittura alla fua patria,
come che fece, che venderla a Attalo re 12. 60 talentj. Fece di gran (iure,
tra lequalj fumo Calypso, Hyo 13. et Andromeda. Dipinse anchora Alefsandr(^)
, che era ne 14. porticj di Pompeo, et Calypso a sedere. Hebbe gran fama 95
nel dipignere gl'animalj di quattro piedj e maxime e canj. 15. Echio ne {Aetion)
pittore fu circha a 402 annj doppo Roma edificata > et fu valente maestro
et hebbe gran nome 16. ne sua tempi. Dipinse l'idio Baccho et anchora la Tragedia
et la Comedia et Semiramis, di ferua fatta regina, et anchora so 1 107 olip:
22 una vecchia, che porta le faccielline, et la sposa, che djviene dreto,
con vergogna di nuoua sposa. I. Themarcho pittore (Therimachu^ fu ne medefinij
tempi et fu valente maestro et hebbe gran nome. %s Dinomene scultore fece
la statua di Prothesilao et 6 anchora la flatua di Pythodemo lottatore. 3.
Apelle dell' isola di Coo pittore fu 422 annj 4. doppo Roma edificata.' Fu
excellentifsimo et unico maestro ne fua tempi et ne passatj anchora, che supero
tuttj li altij 5. maestri, statj auantj a luj. Studio assaj l'arte sua della
10 6. pittiura et scrissene più uolumj. Et fumo nel suo tempo più excellentj
pittorj, e qualj egli sommamente lodaua, ma diceua, manchare loro una certa
venusta, laquale e Grecj chiamono 7. ,Charìs', et in ciò non fu alcuno equale
a luj. Et guardando egli con grande attentione una pittura di Protogene, disse,
16 che egli era equale a luj o fuperìore, ma d'una cosa sola lo vinceua et
passaua,. che esso Protogene non sapeua leuare la mano dalle fue opere, volendo
inferire, che bene spesso 8. la troppa diligentia nuoce assaj. Non cedeua
a Amphione (Melanthio) nelle dispositionj delle fìure e a Asclepiodoro nelle
ao 9. misure. Et hauendo esso Apelle gran difiderio di uedere l'opere . di
Prothogene, ilquale per fama solo conosceua, nauico in lO.Rodj. L'arriuando
alla bottegha di quello, vi vidde una gran tauola, che esso quiui aconcia
haueua per dipignerla, et una sola vecchia , che a guardia della l)ottegha
staua, m allaquale esso di Prothogene domando; e ella gli rispose, non v'essere,
et chi egli era che Prothogene adomandassj. II. Allaquale non rispose Apelle,
ma preso il pennello, fece una 12. sottilifsima linea in su quella tauola
et partifsi. Tomo dipoi Prothogene et intese in tutto dalla uecchia et vidde
la so 1 112/ olip: 23 tanto sottil linea et giudichò, ch*Apelle stato fussj,
perche i, altij che quello non harebbe tale opera fatto. Prese il pen- nello
et fece acanto a quella linea un altra più sottile d*uno altro colore et partifsi
di bottega, hauendo inposto alla uecchia, che se quello che v'era stato tomafsi,
li mostrassj 6 la linea, che fatto haueua, et dicefsjli: questo è quello che
2. tu cerchj. Torno Apelle et vidde et vergognofsi ^saj d'essere stato vinto
et prese il pennello et fece un altra linea d'uno altro colore a trauerso
di quelle due, tanto sottile, che più 3. sottile fare non si poteua, et partifsi.
Tomo dipoj Protogene io et vidde la linea atrauersata et confessò essere stato
vinto 4. et andò al porto et Apelle con seco condufse. Rimase la tauola in
i\\\q\ modo con marauiglia grandifsima di ciasche- duno intendente dell' arte,
ne altro v'era dipinto che quelle linee ; et tanto strette et sottilj erano,
ch'apena si schorgeuano. i6 5. Questa .tauola in Roma in casa Cesare in Palatio
nel primo incendio arse. 6. Fu Apelle benignifsimo verso li excellentj huomjni
dell' ' arte et fu causa, che Prothogene in Rodj fussj stimato ot- tenuto
in veneratione, perche era, come è solito, a quellj so 7. della sua patria
venuto a noia et tenutone poco conto. Et perciò li domando, che prezo vendeua
le sue opere; al che gli rispose, esser molto poco, gli disse allora, che
ne darebbe egli 50/ talentj dell' una delle sue tauole, dimoflrando per fua
volerla uendere , et per tal causa mofse e Rodianj {a) ss conoscere Protogene
et l'opere sua et a fame stima. 8. Usaua esso Apelle dire, che nefsimo.era
più diligente giudice che il uulgo; et perciò, come haueua fatto opera al-
cuna, la poneua in luogho che ogni uno la vedefsi et egli dreto si naschondeua
et staua a udire quello che n'era detto, so 9. Et una volta un calzolaio lo
riprese, che egli haueua fatto meno uno corregiuuolo a una scharpa; et dipoj
anchor tornan- do l'importuno calzolaio il seguente giomo per apuntarlo, lo
24
1. riprese d'alcuna cosa nella gamba. Allora Apelle uscendo fuoij con sdegno
li disse, che il calzolaio non debbe se non sopra le scharpe giudichare. 2.
Era gratifsimo et piaceuole Apelle nel parlare et era molto a quore a Alessandro
Magno, che spesso a bottegha 5 3. lo uicitaua et non volle maj, ch*altrj lo
rìtraefsi. Et volendo Alessandro alcuna uolta parlare della pittura, gl'era
risposto piaceuolmente d' Apelle, che flefsi dreto {quieto) ^ imperoche e
sua fanciullj, che madnauano e còloij, lo uccellauano. 4.. Tanta era l'autorità
sua, che haueua in Alefsandro, che ardj io udir Ij simil parole. 5. 'Haueua
Alefsandro una bellifsima femmina, nominata Campaspe (Pancaspe), et grandemente
l'amaua et per far la 6. ritrarre la mostro nuda ad Apelle. Et ueggiendo la,
efso 7. fortemente di quella dall' amore fu preso. Accorgesene di i6 ciò Alessandro
et fecegne uno presente, il che in .vero fu cosa degna d'Alessandro, ilquale
non folo dono all' artefice la concubina, ma ahchora il fuo amore, ne hebbe
rispetto, che hauessj a lafdare un re tale quale era egli per im pittore.
8. Dipinse Apelle il re Antigono, ciecho da uno occhio; 20 et per non moflrare
nella pittura tal manchamento, la fece torta, . accio piutosto paressj alla
pittura manchare quello ch'ai 9. vero Antighono manchaua. Dipinse andiora
in una tauola moltj huomjni, che moriuano, et vedeuasj, ch'erano in sullo
\Q. espirare. Dipinse la Venere, ch'escie del mare, che fu dedi- sft ll.cata
nel tempio di Cesare da Agusto suo figluolo. Dipinse Alessandro Magno con
uno fulgore in mano nel tempio di Diana Ephesia per prezo di XX/ talentj doro
et condusse tale opera con tanta arte, che pareua che non dipinta, ma 12.
di rìlieuo fussj. Et di moltifsime uolte dipinse Alefsandro so 13. Magno et
Filippo. Dipinse la pompa di Megaliso (Afegaòtzo), sacerdote di Diana Ephesia,
e anchora Clito a cauallo, ch'an- daua in fretta al fatto d'arme, et dall'
armigero 'gli era porto 25
1. l'elmo, che da luj gl'era adimandato. Dipinse Abrone nell' isola 2. di
SamOy et in Rodj Menandro, re di Caria, et Anteo. Et (///) Alessandria fece
un dicitore di tragedie, che tiene le gorgone 3. {fiorgosthenei). A Roma dipinse
Castore et Polluce et Alessan- dro Magno et anchora il simulacro della Guerra
con le manj a 4. legate di dreto da Alessandro, triunfante nel carro. Le qualj
dua tauole Agusto pose nelle più celebrate partj dell(a) sua 5. piaza. Alle
(iual(i) Claudio poi in ambe due fece leuare 6. la faccia d'Alessandro et
feceuj porre quella d' Agusto. E giudicauasj, essere di sua mano l'Hercole
nel tempio dellj io 7. Antoni] {di Anna Perenna a Roma\ che è uolto in dreto.
8. Dipinse anchora un heroa nudo. Dipinse un cauallo a gara con altrj pittorj;
et per uedere, qual più al naturale ritr(ci)essj, furono mostij a cauatlj
et a quel d'Apelle solamente anitrimo; 9. et fecion feste. Dipinse Neoptolemo
a cauallo, anchora i6 Archelao con la moglie et con la fìgluola, anchora Antighono
tO.in coraza còl cauallo. Dipinse Diana nel coro delle ver- ll.gin(/), che
li facrifìchano. Dipinse anchora, et fu il prinio 12. che cominciafsi a dipignere;
e tuonj, balenj et faette. Comin- cio anchora a dipignere una Venere a quellj
"dell' isola di 90 Coo, ma per la fua morte rimase imperfecta, ne fi trouo
alcuno che uolefsi secondo quel disegno che egli haueua fatto finirla. 13.
Aristide Thebano pittore fu grande amico d'Apelle et fu nella pittura tanto
eccellente, che il re Attalo compero 14. una tauola dipinta di sua mano i
oo/ talentj. Et fu il primo, S6 che dipinse le sue fiure in modo, che in loro
exprefse tuttj i sensj, che da Grecj sono dette ,ethe', cioè codumj, e fu
15. più duro ne color] che esso Apelle. Dipinse una tauola, che' v'era (la)
destrutione d'una citta presa, et una donna ferita con uno puttino in braccio,
il quale s'appicchaua alla poppa so della morente madre; et vedeuasj nella
pittura, che essa madre s'auedeua del putto et temeua, che egli in cambio
di 26
1. Uicte non fucciafsj del suo propio sangue. Fu portata cpiesta tauola da
Alessandro Magno in Fella, citta di Macedonia. 2. Dipinse anchora a Mnasone
t(/)ranno la battaglia, fatta co 3.
4. Persj, in tauola. Et dipinse quadrighe, che correuano. Di- pinse anchora
uno, che fi raccomandaua, et con tanta arte, 6 5. che pareua che tutta via
la voce li uscifsi di boccha. Fece 6. cacciatori colla preda. Ritrasse al
naturale Leontione pittore 7. {Epicuri), Fece Anapauomenone, che moriua per
amore del 8. fratello. Dipinse anchora Baccho et Arìadna, che poi erano in
9. Roma nel tempio di Cerere. Dipinse un dicitore di tragedie, io 10. Et anchora
era in Roma di sua mano nel tempio della Fede in Capitolio un vecchio con
la lira in mano, che insegnaua 1
1. a un fanciullo. Dipinse anchora uno amalato, che fu straordi- 12. nanamente
tenuto in pregio per cosa marauigliosa. Et dipoi comincio a dipignere Iride
, mefsaggiera di Junone, i6 et non la fìnj, et fu tenuta in grandifsimo pregio
cofi im- perfecta. 13. Protogene Phycauno (Cauneus) pittore nacque in 14.
Rhodj di bassa conditione. Fu nel principio molto pouero et operaua con grandifsima
diligentia et guadagno poco et m 15. fece anchora Aure di bronzo. Et delle
sue pitture fumo le più lodate queste cioè : laliso, citta di Cipro, in tauola,
ch*era 16. in Roma nel tempio della Pace. Et è fama, che mentre che la dipigneua
essere vifsuto di lupinj macerj, perche in- sieme sostentauono la fame et
la seta, acio che per troppa » 17. dolcezza di cibj e sua sensj non fussino
ingrofsatj.* Et per acio tal pittura fussj in perpetuo durabile et quasi fussj
etema, messe quattro uolte e colorj, l'uno sopra l'altro, acio che 18. manchando
il disopra, il disotto succedefsi. Et dipinse marauigliofamente in quella
un cane , il quale con gran- so difsima arte haueua dipinto in modo, che li
pareua hauere sotisfatto in tutte le partj, eccetto che non li pareua hauere
exprefso la schiuma della boccha di quello, che per il troppo 27
1. ansare faceua. Et uoleua pure, che la fchiuma nafcessj et 2. fussj al naturale
più che pofsibil fussj dipinta. Et per trouare la uera spesso mutaua colore,
rasciugando il pennello nella 3. spugna. Et hauendosj più uolte riprouato,
non li pareua trouare colore che facefsj bene, onde adiratosj con l'arte 6
frego con stizza la fpugna il quel luogo doue la schiuma faceua-, et essendo
pregna la spugna di più sorte color), perche d'essa asciugare i pennellj,
come s'è detk), adoperaua, con tal presto fregare con la spugna li venne fatto
il colore, che esso desideraua, et cosj Tira li fece fare nella fua pittura
io 4. il naturale. Essendo Demetrio re a campo a Rodj , doue era collocata
tal pittura di laliso, et poteua con facilita pi- gliarla, se e' metteua il
fuoco da quella banda, doue era tal pittura, non 1' uolse fare; et più tollo
non volle hauere la 5. citta che andare a ristio di abruciare tal pittura.
Et era i6 Prothogene in quel tempo fuorj di Rodj in im suo orto a pie delle
mura apunto nelle tende di Demetrio, ne per bat- taglia alcuna che fi facessj
lafciaua le fue opere, che in- 6. cominciato haueua, anzj lauoraua continuamente.
Et fecelo chiamare il re et domandollo, con che sicurtà egli stauaao 7. fuorj
delle mura et attendeua a lauorare? Rispose!), che sa- peua, che Demetrio
haueua guerra con e Rodianj et non 8. con Tartj. Piacque tal risposta a Demetrio
et pose una parte di soldatj a sua guardia et dispose con allegra faccia di
conseruare tale huomo, alquale già haueua perdonato. 96 9. Dipinse detto Protogene
in quel tempo una tauola, doue fece un satiro, che teneua zuffolj, chiamato
Anapauomenon. 10. Dipinse anchora Cydipe, Tritolemo (TUpoUmus) et Cylischo
(PAi'ltscus), scrittore di tragedie, che staua pensoso, et anchora 1
1. uno atleta lottatóre et anchora Anthigono re. Dipinse anchora so 12. la
madre d'Aristotele. Et dipinse Alessandro Magno et Pan. 13. Asclepiodoro pittore
fu ne medefimj tempi, del 14. quale Apelle teneua gran conto per la simetria.'
Dipinse 28 XII idij, dequalj M[a]nasone tiranno ne dette 30 mine dell' uno.
1. Perseo pittore fu dicepolo d'Apelle et molto differente dalla maniera di
quello. 2. C resilo co (C/^xiA'Mi/f) pittore fu dicepolo d'Apelle et 6 hebbe
fama per la pittura, che fece Gioue, che partorisce Baccho, ornato di mitria,
che piagne tra le alleuatric(/) et traile grida dell' idee. 3. Nicero et y
Aristip'po {Aristan) \ pittoij fumo figluolj et dicepolj 10 4. d'Aristide
Tebano. Aristippo {Ariston) dipinse il satiro, coronato con lo scypho, cioè
col vaso da bere. 5. Nichomaco pittore, figluolo d'Aristodemo (^m/iVì^j) et
suo dicepolo, è degno per le sue opere da essere connu- merato con Apelle
et Protogene et con presteza et uelocita 16 6. operaua; ne fu alchuno che
più presto di luj facefsj. Dipinse in ' tauola il rapto di Proserpina, ch'era
in Capitolio nel tempio della Minerua sopra il picciol tempio della Giouanezza,
postauj 7. da Plancho imperatore. Questo fu il primo, che nel dipignere 8.
Vlisse gì' aggiunse et fecelj il cappello. Dipinse ApoUjne et «0 Diana et
l'idio Marte {la madre degli idi!) a sedere sopra un 9. leone. Dipinse anchora
vacche {Baccanti), alle qualj erano in- 10. tomo satirj, e fu pittura molto
tenuta in pregio. Fece anchora 1
1. Scilla, ch'era nel tempio della Pace. Tolse a fare da Arìstrato, tjranno
de Siciònj , la sepultura di Teles(/)e poeta con con- »& ditione exprefsa,
che infra certo tempo la dessj finita; et indugio pochj giomj auantj a metteruj
mano che il termine 12. datolj. Adirossj di ciò il tiranno, non credendo,
ch'osseruafsi il patto, et uoleualo di ciò punire; ma egli in pochj giomj
con marauigliosa arte et gran prestezza fini l'opera. so 13. Furnd sua dicepolj:
Aristide {Ariston) suo fratello et A risto de (Aristides) suo fìgluolo et
29
1. Phiioxeno £r etrio, che dipinse una tauola a Caf- ' Sandro re, molto tenuta
in pregio et molto rara, doue fece 2. la battaglia d'Alefsandrd et Dario.
Dipinse la Lafcima, doue fece tre Silenj, che mangiauano. 3. Coribante {Coroebus)
pittore fu dicepolo di Nicomaco. h 4. Nicophane pittore fu eloquente molto
nel parlare et hebbe ne fua tempi pochj sua equalj. 5. Lisippo Sicionio scultore
fu fìgluolo di Sostratio 6. et fu 430 — annj doppo Roma edificata^ Et in fua
pue- 7. ritia fu calderaio. Agentilj assaj Tarte de la scultura et fece 10
le teste alle fìure minor(/) che non s'era usitato auantj a luj et ofseruo
grandemente la simetria con nuoua et non più usitata ragione et usaua dire,
che li antichj ha(//^)uon fatto le fìure talj qual(/) elle erano al naturale,
et egli tal(/) qual(i) 8. le pareuano. ' Fece da |6io| opere et di qualità,
che da- 15 fchuna per se medefima potrebbe dare fama ali* arte; et soleua
porre da parte d'ognj fua opera, benché di gran pregio fussj, un danaio doro.
9.
10. Fece di moltifsime opere quanto alcuno altro. Et intra l'altre fue opere
fece uno , che strigne se medefimo , che 9o Marcho Agrìppa messe auantj alle
fue terme; et tanto piac-, que tal {opera) a Tiberio imperadore, che lo leuó
di tal, luogo et mefselo in camera fua et nel suo luogo mefse i
1. un' altra fìura. Et benché in principio del fuo imperio s'aste- nefsi da
molte fue uoglie, da questa non potette astenere. S5 12. Ma fu grandifsima
in ciò la pertinacia del popul Romano, che gli domandorono nel teatro con
grandissime grida, che fussj tal {pfeid) nel fuo luogo rìmefsa; et fu forzato
a riporla 13. nel fuo primo luogo, benché mal volentieri il fece. Fece una
femmina hebbra, che suona il piffero, opera tenuta molto so 1 114/olìp: {113
olimp,) 30
1.
2. in pregio. Fece a Rodj una quadrìgha col Sole. Fece Alessandro Magno et
infino da puerìtia coniincio tale opera, 3. che tanto piacque a Nerone. Fece
Ephestione, amico d'Ales- sandro Magno, che alcunj hanno atribuito a Policleto,
che 4. fu auantj a {lAsippo) loo annj. Fece la caccia d'Alefsandro 6 5. Magno,
consacrata in Delfo. In Atene sculpi una t(^)mìa di 6.
7. satiij. Fece quadrighe di molte sortj. Fece a Trento (Tli- rantò) un colosso
di marmo di Gioue, alto |4o{ cubitj. 8. Lascio e fua fìgluoljet dicepolj,
molto va)entj maestij, Laippo et Beda; ma più dellj altrj io 9. Euticrate.
Benché questo volse piutosto imitare la costantia che Telegantia del padre,
uoUe piutosto osseruare l'austerità che la iocundita et fece molto bene Herchole
in Delpho et la battaglia delle Tespiade a cauallo et più qua- drighe di Medea
et un cauallo con le c(r)ste et canj da caccia. i6 10. Fu fuo djcepolo Thysicrate,
anchor egli Sicionio, ma uolse imitare piutosto la maniera di Lisippo che
quella del mae- stro, in modo che dalla sua a quella dj Lisippo non fi discemeua.
1
1. B e d a scultore, fìgluolo di Lisippo, fece Batto adorante, Apolline et
anchora Junone, che erano a Roma nel tempio so della Concordia. 12. Fenice
{Phanis), dicepolo di Lisippo, fece la statua d'Epidirsa (Epifyusa), 13. Cares
di Lidia (Lindo) fcultore fu dicepolo di Li- 14. fippo. Fece di marmo un colosso,
cioè una statua del Sole 95 in Rodj d'altezza di 70 cubitj, ilquale doppo
56 annj cadde per e terremotj, ch'era cosa miracolofa cosj rouinato, che pochj
pouteano il dito grosso di tale statua abbracciare. 15. Erano maggi(<7)ij
le sua dita che non sono molte statue 16. Duro a farla 12 |annj per 3oo| talentj.i
ao 1 Secondo Eusebio olip: 139. 2® anno coloseus Rodi] terre motu manet 169.
2® anno Rodo terre motu concussa colofeus ruit. 31
1.
2. Tele fané Ph o ce o scultore habito in Tefsaglia. Fece la statua d'Apolline.
3. eresila scultore fece un ferito, che fi muore. 4. Pericle Olimpio, degno
di cognome. 5. Cherea fece Alesandro Magno et Filippo Tuo padre. 6 6. C(/)esilao
fece Dor(y)phoro et una Amazona ferita. 7. Demetrio fece Lifimache, sacerdotefsa
di Minerua. 8. Fece anchora Minerua, anchora Sarmene {Simone) a caualloi che
fu il primo, che ferisse della disciplina de cauallj. 9. Eufronide scultore
fu anch' esso 430 annj doppo 10 Roma edificata.' 10. Lis(/5)trato scultore
et Stennio fuo fratello. 1
1. Ruphonide scultore. 12. Sostrato scultore. 13. Sillanyone scultore. 15
14.15. Teonn estro {Theomnesius) pittore. Dipinse heroj, dequalj M[a]nasone
tiranno dette per ciafchuno 100 mine. 16. Pyreico {Firaeicus) pittore attendeua
a dipignere -cose di poch(A) inportanza come botteghe di barbierj e di calzolaj
et bestie et asinj et simil cose *, et per talj cagionj fu chia- 90 17. mato
Rhyparogra(///)o. Et tornauagli più utile assaj dipignere simil cofe che cose
di grande ingegno che vi hauessj re- mettere tempo; et perfectamente dipigneua
le sdene, ma^ non uoleua già dipignere huominj. 18. Dionifio pittore non dipinse
maj .altro che huominj 85 et fu per Topposito di Pyreico et fu chiamato Andropographo.
19. Galee e {Calaies) pittore, nato in Egitto, fu dicepolo 20. di Ctesidemo.
Dipinse in tauolette da comedie. 2
1. An ti filo pittore fu molto lodato per la pittura, che fece del fanciullo,
che foffiaua nel fuoco; et in modo lo so 1 114 Olip: {Ìt3 0
1.) 32 dipinse I. che si uedeua il fuoco, doue soffìaua, risplendere
1. nella fua boccha e per la casa, doue era. Et dipinse an- chora uno, che
lauora di lana, che per tal pittura n'acquistò 2. assaj. Dipinse Tolomeo,
che va a caccia, che fu pittura 3. tenuta in gran pregio. Dipinse un satiro
con pelle di pantera. 6 4. Dipinse anchora la nobile Hesiona, figliuola di
Laumedonte. 5. Dipinse Alessandro Magno et Filippo con Minenia et dipinse
Alessandro et Baccho, quando era putto, et Hypolito pau- 6. roso per il toro,
che incontro gli ueniua. Erano di sua mano nel porticho di Pompeo in Roma
Cadmo et Europa, io 7. Dipinse anchora Grillo in abito da ridere. 8. Il primo
de Fabij, et che dette il cognome alla nobi- lifsima famiglia Romana di Fabij,
dipinse in Roma il tempio della Salute nel quattro cento cinquanta annj doppo
Roma edificata, i ilquale tempio arse nel principato di Claudio. i6 9. Pacuuio
poeta, figluolo d'una sorella d'Ennio, non fece meno famosa la pittura eh'
i Fabij, che dipinse nel tempio d'Herchole nel foro Bouarìo in Roma.^ 10.
-Turpilio caualiere Romano dipinse con la mano mancha, che non s'è maj trouato
alcuno altro che ciò habbia so fatto, et dipinse in Verona et morj molto vecchio.
' 1
1. Heterio (7i/^^'fij) Labeone, che fu pretore et pro- consule in prouenza,
dipinse anchora egli. ^ 12. Quinio Re dio, (Q. Pedio) nipote a Quinio Redio
{Q, Pedio,), era mutolo et da Mefsala oratore fu fatto im- 85 parare a dipignere,
aprouandolo Agusto; et da fanciullo morse, che ne haueua fatto gran profitto.
1 119 olip: 2® anno. 8 Vedere di porlo al luogho suo più indreCo. 8 Più indreto
al luogo suo. ^ A Più indreto al fuo tempo (e) al luogo suo. 33
1. £utic[l]ide scultore fu circha a 454 annj doppo 2. Roma edificata. ^ Fece
Eurota et la statua di Minerua et di Bacche et Pirro re al naturale et Castore
et Polluce, che erano in Roma auantj il tempio di Gioue Tonante. 3. Eutrichate...
{Euthycraies) fu nel medefimo tempo. 6 4. Laippo . . . fu nel medeiimo tempo.
5. Cephis[i]o(//)oto ... fu nel medefimo tempo, fi. Timarcho et i P i r o
ni i e o {Pyromachm) ì furono nel medefimo tempo. 7. Cesso in questj tempi
la fcultura et riuisse circha a 10 592 — annj doppo Roma edificata,' et furono
Anteo scultore, Calistrato, Polycle, Atheneo, \ 16 Calixeno, Pythocle, Pythia,
Tjmole ' molto inferioij a sopra dettj. 8.
9. Arche sita {Arcesilas), Erano di sua mano ne por- 10 tic] d'Asinio centaurj,
che portauano ninfe. 10. Cleomene scultore fece le statue delle muse {U The-
spiadè), ch'erano ne portici d'Asinio. 1
1. Enthocho {Antiochus) scultore fece TOceano et la statua di Gioue. 96 12.
Taurischo di Trallj, citta di Lidia, fece Hermerote. 13. Apollonio et Taurischo
scultorj fedono a ghar(a). 14. Era di lor mano ne porticj d'Asinio la statua
di Zetho et del fratello Anfione et la statua {di) Dirce, regina di Tebe,
et un toro. IO 1 120 (121) Olip: « «53 — OS^) OHp; Frcy, Codice MugUtbcchiano.
84
1. 2* Philischo Rodiano scultore. Erano di fua mano la statua d'Apollo ne
{presse ai) porticj d'Octauia et la statua di 3. Latona e Diana et le Noue
Muse. Fece anchora una statua di Venerei ch'era nel tempio di Junone sotto
a porticj d'Octauia. 4. Timarchide scultore fece nel medesimo tempo un s Apollo
nudo colla cetra. 5. Dionisio et Polycle scultoij fedono Junone, ch'era nel
tempio di Junone di sotto a porticj d'Octauia. 6. Heliodoro scultore fece
Venere, che si laua» che era nel tempio di Junone sotto a porticj d'Octauia.
io 7. Calamide scultore fece Apolljne, ch'era nellj ortj Seruilianj. 8. Dactilide
{Dercylides) scultore fece le profetesse d'Apolljne (i pugilaiori), ch'erano
nellj ortj Seruilianj. 9. Amphisirato {Amphistrahis) fece Calistene historìco
al i5 naturale, ch'era nellj ortj Seruilianj. 10. Fu posta una tauola in Roma
nel fìancho della Curia Hòstilia da Messala principe, doue era dipinto la
bat* taglia, nella quale egli Tanno |49o| doppo Roma edifi- cata ^ IO 1
1. Lucio Scipione pose una tauola in CampitoUo, doue era dipinto la fua vittoria
Afiaticha. 12. Lucio Hostilio Mancino fu il primo, che passò 13.'contra a
Cartagine. Fece dipignere nel foro sito e il porto et il loco et la battaglia,
che fece contra a essa Cartagine, 8& et per dichiararla al populo, che la
guardaua, ne acquistò il consulato. 14. Ne giuochj di Claudio Fulcro fu tenuta
marauigliosa laprospettiua, nella quale erano e tegolj del tetto si naturalmente
dipintj, che e corbj credendo uero quello ch'era dipinto, viuolauano. io 1
Ritrouarla in Plinio et porla fra l'opere, che non si troua gl'arteficj. 35
1. Lucio Mummio, chiamato Acaio per la vittoria, * ch'hebbe in Acaia, fu il
primo, che mefse in reputatione in 2. Roma le pitture exteme. Perciò che vendendo
ali* inchanto la preda et tra efsa una pittura di Baccho di mano d'Aristide,
fu compera da Attalo re semila sesterzi]; et veggiendo il 6 gran prezzo d'essa,
dubitò, che non hauessj qualche virtù che non conofcefsi, et riuoco la compera
d' Attalo et pose ditta pittura nel tempio di Cerere in Roma. 3. Marcho Ludio
pittore, {Ai.Plauiius) nato inEtolia, 4. dipinse il tempio di Junone dellj
Ardeatj. Questo (Ludius) fu il io primo, che trouo il dtpignere nelle mura
ville, portichj, albeij et giardinj, selue, collj, peschiere, canali d'acqua
et fiumj et 5. citta marittime et paesj. Et fece varie forme d'huominj per
quelli andantj et naujcantj, a piedj et a cauallo e in fu canj et chi pescha
et chi caccia et vendemmj \ et faceua i6 varie capresterie et mottj, come
sono donne sdrucciolantj et con timore portate; ma antichamente non stimauon
molto chi nel muro operaua, ma grandemente chi dipigneua in tauola. 6. Lucischo
scultore fece Langone fanciullo. 7. Menechino {Menaechmus) fece un vitello
con mirabile so schorcio et scrisse dell' arte. 8. Naucide fece Mercurio et
un giu(<')catore di (^ischo, {et unOf) che facrificaua un montone. 9. Naucero
fece un lottatore, che pareua che anfafsj. 10. Ni(r)erato fece Elschulapio
et Hygia[n] , ch'erano in ss Roma nel tempio della Conchordia. 1
1. Stipace* di Cipri scultore fu nominato per una sola fiura, che fece, et
fu il ritratto di Splachno(/)te, che fu seruo di Periclee Olimpjo, che arrostiua
camj et con la boccha, piena di fiato, fofiìaua nel fuoco. so i Credo, qnestj
sottoscrìttj habbino a ire doppo Lisippo poco; vederlo et cerctiarne. 8» 36
1.' Sillanione scultore fu diligentifsimo maestro ne maj si sotisfaceua di
se medefimo; et perdo spesso rompeua le fiurei che faceua, et era per tal
conto chiamato furioso. 2. Fece Apollodoro scultore et di bronzo fece Tlracundia
et Achille et Epistante, che exercitaua atletj. 3. Strongil(i)one scultore
fece una Amazona, ch'è tenuta fìura excellentifsima, tanto tenuta cara da
Nerone, che dou- 4. unque andaua, la uoleua seco. Et fece anchora un putto,
amato da Bruto. 5. Sopylo {Sopolis'^, \ io M Dionisio Jpittorj dipinsono con
assaj facilita et fumo nell* età loro tenutj in gran veneratione. 6. Teodoro
scultore, che fece il laberìnto, in Samo fece se medefimo di getto, che con
la mano destra tiene la lima et. con 3 — dita della sinistra teneua la squadra
picchola, is tanto che una moscha con le ale la copriua. 7. Xenocrate, discepolo
dj Tysìcrate o secondo alcunj (//') Eutycrate, fece assaj disegni et scrisse
dell' arte. 8. Antigono anchor luj scrisse dell' arte. 9. Isogono {Isigono)
et to Phyromacho {Fyramachus), Stratonico feciono le battaglie d'Actalo {et
Eumene) contra a Gallj. 10. Boeto scultore lauoro meglio d'argento che di
cosa 1
1. alcuna. Fece con grandifsima arte un putto, che strangolaua una ocha. '
ss 12. Aurelio pittore* {Arellius) fu a Roma molto famoso poco auantj a Agusto
et sempre era innamorato d'alcuna femmina et per tal causa, quando dipigneua
idee o altre 1 Qui finischono queilj che s*a uedere s'hanno a ire doppo Ll-
fippo poco. 80 % Credo; habbino andare un poco adietro. 37 8imil(/), ritraeua
qualche femmina amata da luj, et erano per tal causa le sue pitture tutte
meretric(/).
1.
2. Amulio pittore fu huomo graue et seuero. Dipinse una Minenia, eh' in ognj
parte guardaua chi guardaua lej, et dipigneua poche ore il giorno con extrema
pulitezza et 6 sempre staua con la toga. 3. Cornelio Pino et I ActioPrischo
/ pittorj furono doppo Amulio in grande autorità et dipinsono infìeme il tempio
dell' Honore et della Virtù , restauratj da Vespasiano imperadore ; ma io
Prischo fu simile allj antichj. 4. Athenione Marionite pittore fu dicepolo
di Glau- 5. cione Corintio. Morse giouane, et se non si presto moriua, G.
harebbe hauto pochi egualj. Dipinse nel tempio della ditta 7. d*£leusj Philarcho.
Dipinse anchora Achille occultato sotto i6 8. habito di vergine et Vlisse,
che lo conosce. Et anchora un cozone con uno cauallo in una tauola, della
qual pittura ne acquistò gran fama. 9. Eraclide Macedonio pittore fu anchora
in gran 10. fama. Habito in Macedonia et in principio dipinse nau(i). to 1
1. Et doppo la presa di Perseo re sene andò ad Atene, doue era in quel tempo
Metrodoro pittore et filosofo di gran- dissima autorità nell' una et neir
altra diciplina.*' 12. Timomacho Bizantino pittore fu nell' età' di Cesare
et a quello dipinse (A)ìsLce et Medea, la quale esso t6 pose nel tempio di
Venere G(^)nitrice, et gnene pago 80/ talentj Atticj, che secondo Varrone
vale 16 — sesterzi] 13. (5^/ wi'ia ti talento). Dipinse anchora Horeste et
anchora 14. Iphigenia et Lecitione. Dipinse anchora le Gorgone bole 1 Vedere
in che tempo a a ire, perche qttestj contrasegnatj non 80 credo questo essere
ii loro luogo. Vedere, quando fu preso Perseo,, et. a discretio(>f/) acconciarlj
questj pittorj. t Nel tempo di Cesare che fu. 38 dell' oceano, doue stana
Medusa infieme con le sorellei (Gor*
1. ^one) doue mefse tutta la Tua diligentia. ^ Comincio a di- pignere una
Medea et non finj, et fu tenuta cofi imperfecta in gran veneratione. 2. Aristodide
{Aristoclides) pittore dipinse in Delpho il » tempio d'Apolline. 3. Epigenone
scultore {Epigonus) iu. filosofo et fece di marmo una donna morta con un fìgliolino
acanto viuo, che miserabilmente gli fa careze. 4. Anno, scultore et filosofo,
fece {Seleuco) re. io 5. Eubolide scultore fece le mane et le dita mirabilmente.
6. Michone fece benefsimo gl'atletj. 7. . Menogene {fece) quadrighe. 8. Nicerato
scultore fece Alcibiade al naturale infieme con la madre con una lampana accesa
et Demarete facrifìcante. i6 9. Perillo scultore non fu lodato nell'arte sua
se non 10. da Fallaride tiranno. Ne è degno d'essere lodato ne fatto conto
delle fue opere per hauere fatto a esso Fallaride il toro di bronzo,, voto
drento, nel quale gl'huominj viuj si serrauano per farlj morire con grandifsimo
dolore, et mettendo so sotto a detto toro il fuoco, gli foceua arde(ff//)o
morire; et gridando essj per la gran pena, veniua la voce fuorj uscendo 1
1. per la boccha di tal fiera, pareua che mughiafsi. Onde Fallaride veggiendo
questo nuouo strumento crudelifsimo, fattolj per tale artefice, uolle, che
esso fussj il primo as5 12.prouarlo, et drento velo fece morire giuflamente.
Che da poi haueua Parte humanifsima del fare idij et huominj exposta a tal
crudeltà, la quale i prìmj inventorj di quella non s*erono afatichatj a trouarla
per tormentare grhuominj, ma per farlj etemj et a posteij notifsimi. so 1
Credo, habbia a dire Medusa con le sorelle. 39
1. Sthennio scultore fece l(a) statua di Cerere, Gioue et Minerua, che erano
a Roma nel tempio delia Concordia, et anchora matrone, che sacrificando adorauano
et piangeuano. 2. Simone scultore fece un can^ et uno arder). 3. Stratonico
scultore fu filosofo (fece filosofi). 5 4. Fatroclefu scultore et pittore.
5. Fi Ili de {PolUs) fu scultore et pittore. 6.
7. Phisidonio {Posidonius) fu pittore et scultore. Fu d'Efeso et lauoro d'argento
mirabilmente. 8. Periclemo {Periclymenus) fu scultore et pittore. io 9. Pgylo
{Fhilon) fu scultore et pittore. 10. Simeno fu scultore et pittore. 1
1. Thimoteo fu pittore et scultore. 12. Theon(M)esto fu pittore et scultore.
13. Thimarchidefu pittore et scultore. i5 14. Thimone fu pittore et scultore.
15. Thisia fu pittore et scultore. 16. Trasone fu pittore et scultore. 17.
Callimaco fu pittore et scultore et fu tenuto ne fua temp(i) eccellentifsimo
maestro et fu diligentifsimo nel lauo- io rare et sempre calunniaua se medefimo
per non si sotifTare 18. del suo lauoro. Sculpi in marmo tra l'altre opere,
che fece, dorme di Pelopon(ff)eso, che ballano, opera, che li dette . gran
fama. 19. Ariftofano pittore {Aristophoti) fu molto lodato ss nella pittura
per l'opera, che fece d'Anthalo {Ancaeum)^ ferito da un cignale, con Astipale
fua compagna, eh' assaj dolore ne piglia, et anchora per una gran tauola,
nella quale di- pinse Priamo, Helena, la Credulità, Ulixe, Deif(<')bo et l'Inganno.
so 20. Androbio pittore dipinse Scilla {Scyllum\ che taglia l'anchore all'
armata Persiana. 40
1. Artemone pittore dipinse Damne (Danae), nibata da 2. ladij; ch*assaj di
quella fi marauigliauano. Et anchora fece 3. Stratonice regina et anchora
Hercole et {Deianira). Et anchora erano di fiia mano le nobilifsime pitture,
eh' erano ne portìcj d'Octauia, cioè Herchole, ch'efsendo manchata 6 in luj
la mortalitÀ, sale a cielj dal monte Oeta con consenso 4. dellj dej. Anchora
dipinse la ftoria di Laumedonte circha Hercole et Neptunno. 5. Alcimaco pittore
dipinse Dioxippo nel Pancratio del monte Olimpio , doe vincitore d'un giuocho
ginnico , senza io tocchare la poluere, che dettj giuochj sono chiamatj aconitj.
6. Teh[t]idemo pittore {Ciesid:) fu molto lodato per la pittura, che fece
dell' expugnatione d'0(^)chalia citta, et per la pittura di Laodamia, figluola
d' Acasto et moglie di Protexilao. 7. C lesi de (Ctesicles) pittore dipinse
l'ingiuria di Stratonice i6 regina et non hebbe da essa di tal pittura premio
alcuno. 8. Onde irato, dipinse la Volunta (Voluttà) con un peschatore, ritratto
al naturale, che si diceua da detta regina essere amato, et apicchó tal tauola
nel porto d'Efeso et subito 9. montò in nane et partifsi. Comandò detta regina,
che fufsi so lafciata ilare tal tauola, che assaj li piacque. 10. Gratino
pittore dipinse in Atene Pompeo {in Pompeid), 1
1. Euchide (Eutychides) pittore dipinse un carro di duo cauagli del re con
la Vittoria {biga che regge Vittoria), 12. Eodoro {Eudorus), scultore et pittore,
fece fiure di is bronzo et fu molto exceliente nel dipignere le fcene. 13.
Iphe {Hippyi) pittore dipinse Neptunno et la Vittoria. 14. Abrone pittore
dipinse l'Amicitià et la Concordia et le fiure dellj idij. 15. Nesso 'pittore
fu figluolo d' Abrone. so 16. Leontischo pittore dipinse Arato vincitore,
che canta, col trofeo. 17. Leone pittore dipinse Sapho, Nicearcho {Nearchus),
41 Venere con Cupido traile Gratie, Erchole malcontento et pentendofi della
pazia. I. Neane {Neakes) pittore fu molto diligente nell' arte. 2.
3. Dipinse Venere con ingegnosa inventione. Dipinse la bat- taglia nauale
dellj Egiptij et de Peisj, fatta nel Nilo, la cuj 6 4. aqua è simile a quella
del male {mare). Et uolendo, che non il male (mare), ma il Nilo giudicato
fufsji con chiaro segno dichiaro quello che con Tarte fare non potette, perche
fece alla ripa un asino, che beeua, et un cocchodrillo, che li metteua aguatj.
io 5. Philifcho pittore dipinse una bottegha di pittore et un fanciullo, che
foffìaua nel fuoco. 6. Phalerione pittore dipinse Scilla. 7. Simonide pittore
dipinse Agatharto {Agatharchus) et Mnemofme. i6 8. Simo pittore dipinse un
giouane, che fi riposaua et 9. faceua bottegha di purghatore ne giomj quinquatrij.
Et di- pinse anchora la dea Nemefi, tenuta cofa eccellente. 10. Teodoro (Theoros
resp. Tàeonf) pittore dipinse un, che fi foffia il naso, et anchora Egisto
et la madre, che erano so II. amazatj da Oreste. Dipinse anchora la guerra
Troiana in più 12.tauole, ch'erano a Roma ne porticj di Filippo. Dipinse anchora
Cassandra, ch*era nel tempio della Concordia. 13. Leon tino {Leontius) pittore
dipinse TEpicuro, che pensa , et anchora Demetrio re et Teone et il furore
d*Ho- S5 reste et Tamira, sonatore di cetra. 14. Taurischo pittore dipinse
un giu(<')chatore di discho et Clitenneftra, Panischo et Polinice, che richiede
il regno, et Capaneo re. 15. Erigono pittore macinaua in principio e colorj
a so Neclea {Nealces) pittore et venne in tal perfectione di maestro, che
lascio di se optimo dicepolo Pasia, fratello d'Egenita, {Aegifuiae) scultore.
42
1. Alcun] pittorj non éxcellentirsimj da dirgli in uno dischorso: Aristonide
{Aristocydes) pittore, Anaxandro pittore, Aristobolo Sirio pittore, Arcesila
pittore, fìgluolo di Tisicrato. 5 2. CarmenidediEufranore {C/iarmantìiies)
fu pittore. 3. Dionysidoro Colofonio pittore. 4. Diogene {Dicaeogenes) pittore
stette aprefso il re Demetrio. 5. Eutimede. {Euthyniides) pittore, H era eli
de pittore di Macedonia. 10 6. Mi do ne (Afiion) scultore {Soleus) fu dicepolo
di Filo- maco {Pyromacchus) scultore. 7. Menasitemo {Mnasiiimus) pittore,
fìgluolo et dicepolo di Aristonide {Aristocydes f), 8. Polemone pittore fu
d*Alefsandrìa. 16 9* Teodoro pittore di Samia et 1 .Tadio {Stadios) pittore
I, dicepolj di Meostene {Nicosthenes), 10. Xenone Sicionio pittore fu dicepolo
di Neocle. 11* Agesandro, 1 10 Polydoro, > A[n]thenodoro i scultorj fedono
d*una medefima pietra il Laocoonte co mirabilj annodamenti delle serpi co
figluolj in Roma in cafa Tito imperadore, opera degna da essere sopra tutte
Taltre di pittura et scultura nominata et ss da tenerne conto. 12. Cratero,
1 Pythodoro J fcultorj riempiemo la casa di Cesare nel monte Palatino di nobil(<)
statue. 13. Diogene Ateniese, 1 so Carsatide J scultoij operorono nel Pan-
teon d' Agrippa. 43 I. JunioPisciculo {PasiteUs) scultore nacque in Grecia
2.
3. et fu cittadino Romano. Opero assaj. Fece Gioue d*auorio, eh' era in casa
Metello nella via, che andaua in campo 4. Marzio.' A costuj interuenne, ch'una
volt(/7) efsendo ne naualj delle' fiere d'AfTricha et disegnando dal naturale
un 6 leone, che per una buca vedeua, ruppe una pantera la fua stanza et uscj
fuoij non senza grandifsimo pericolo di fi nobile scultore. 5. Archesilao
scultore fece una leonefsa di marmo con moltj puttinj alatj , che intomo Ij
scherzauano , tutto d'un io medefimo marmo; che alcunj di quelli puttj la
teneuon le- gata, alcunj 1(^) dauon bere con un corno, alcunj 1(^) metteuon
li (laualettj. 6. Coponio scultore fece Pompeo con le XIII/(A/F) nationj intomolj.
i6 7. Sauro (Sauras), \ Batraco i scultorj di Lacedemonia, feciono e 8. templi
d'Octauia. Et vedeuonsj ne capiteli] delle colonne scolpitj un ranocchio et
una lucertola, che fignifìcauano e loro nomj, perche Sauro in Greco significa
lucertola, et Batracos io ranocchio. 9. Mirmecide scultore aqu(i)sto fama
per fare opere pichole, che fece una quadrigha di manno co cauallj et col
guidatore, che una moscha con Pale copriua ogni cosa. 10. Callicrate scultore
fece formiche, che i piedj ets6 l'altre membra non fi schorgeuano. II. Zi
no lo {Smìiis),' Rodi ano (jRAofcus), Teodoro I furono architettoij del laberìnto
di Lemno. so 12. Ctefiphonte( Chersiphror^ fu architettore del tempio di Diana
Efefia. 44
1. , . Zenodoro scultore fece in AuiennsL (Arueniis), citta di Francia, la
(latua di Mercurio di alteza di |4oo| piedj 2. per spazio di X/ annj per grandifsimo
prezo. Et fu poi da Nerone chiamato a Roma per fare il fuo colofso, che già
haueua fatto ordinare, eh' era alto/ no piedj; et di poi 5 morto Nerone, fii
dedicata tale statua a Apolline. 3. Il colosso di marmo d'Apollo, ch'era in
Capitolio condocto da Lucullo sino d'Apollonia, citta di Ponto, ch'era d'altezza
30, — cubitj, costo 150 — (joo) talentj. 4. Ilcolossodi marmo di G i o u e
, ch'era in campo 10 Martio dedicato da Claudio Cesare, era 30/ cubitj. 5.
In Rodj, doue era il colosso del Sole di Cares scultore, erano altrj colossj
circha a |ioo|, ma '1 maggiore di tuttj era quello. 6. Il colosso di bronzo
d'Apoll[on]ine, ch'era nella» bj(^)liotecha d' Agusto, era di altezza di 50
— piedj et tenuta molto excellente si per la materia, fattane fi grande opera,
si per la fua bellezza. 7. La ilatua dj Gioue di metallo in Capitolio fu fatta
fare da Spurio Caruilio doppo la rotta de Sannitj de lu pettoralj dellj amesj
et degli elmj loro; et del metallo, auanzato a questa statua, ne fu fatta
un altra statua, che è a piedj di questa. 8. Essj {si è) trouato anchora,
fra li antichj le donne hauere operato nella pittura; e t5 Timarete, fìgluola
di Micone pittore, dipinse in tauola Diana, ch'era in Efeso tra l'antichifsime
pitture. '9. Irene, fìgluola di Gratino pittore et sua dicepola, dipinse Eleusina,
citta d'isola Thera, et una donna entrouj. 10. Calipso dipinse un vecchio
et Teodoro maliardo so (cioè) prestigiatore. 11* Alcistene uno, che salta.
45
1. AristaretCì fìgluola et dicepola di Nearcho, dipinse Eschulapio. 2. Marzia
{/aia) anchora dipinse. 3. La (latua d'Hercole tunicato con faccia austera,
ch'era in Roma, non si sa di chj fi fussj mano. 5 4. La (latua d*Herchole,
consacrata da Buandro, nel foro Bouario in Roma, non si sa di chj fi fussj
mano. 5. La Aatua di Jano, dedicata da Numa re, insegno di pace et di guerra,
non si sa di chj si fussj mano. 6. Era in Capitolio nella cella di Junone,
auantj che ui io fussj mefso il fuoco da Vitellianj, un cane di bronzo ferito,
che fi lecchaua la ferita, mirabile fiura et benifsimo 7. al naturale ritratta;
et andò male. Onde. e custodj et guar- dismj di quella parendo loro, eh* alcuna
somma di danaij non fussj abaflanza alla sottiflactione di tal fiura , offersono
i6 pagarla con la propia vita. 8. La ftatua di Venere, che pose Vespasiano
nel tempio della Pace, non si sa chi ne fussj maestro. 9. Niobe, che muore
co fìgluolj, ch*era in Roma nel tempio d* Apolline, non sa chi ne fussj artefice.
so 10. Jano, condotto d'Egitto, non si sa chi ne ftissj fattore. !!• Cupido
col fulgore in mano, che si diceua essere il ritratto d'Alcibiade giouane,
ch'era in Roma nelle cose {nella curia) d'Octauia, non si sa chi ne fussj
artefice. 12. Pompeo Magno negli homamentj del teatro pose ts nobilifsime
fiure, da optimj maestri lauorate, tra lequalj fu Eutice (Eutychis) sepellita
da |2o| figluolj a Trallj, citta d'Asia, et |3o| uolte partorj.
Parte Seconda.
L'AUTORE SOPEA L'ARTE E GLI ARTEFICI MODERNI.
Adsit Marie fìlius.
Giovanni Cimabue.
1* uiouannj pittore, per cognome detto Cimabue, fu circha il 1300 e nellj Tua tempi per le sua rare uirtu
2. era in gran ueneratione. E esso fu, che ritrouo i lineamenti naturai] e la nera proportione, da Grecj chiamata simetria, et fece le fiure dj uarij gestj e teneua nelF opere Aie la 5
3. maniera Grega. Hebbe per compagno Gaddo Gaddi'et per dicepolo Giotto. d. Et tra l'altre sua opere si uede in Firenze una Nostra donna grande in tauola nella chiesa di Santa Maria Nouella
5. a canto della cappella de Kucellaj. E nel primo chiostro de 10 fratj di Santo Spirito fece certe historie non molto grandi.
6. In 'Pisa nella chiesa di San Francesco è di sua mano in tauola dipinto un San Francesco.
7. A *Scesj nella chiesa di Santo Francesco dipinse, che dipoi da Giotto fu seguitata tale opera. 15
8. In Empolj nella piene opero anchora. Gaddo Gaddi.
9. Gaddo pittore fu compagno di Cimabue.
10.' In Firenze dipinse nel chiostro de fratj di Santo Spirito più archetti, tra li qualj è Cristo, che laua i piedj. allj apostolj. ILE Gaddj,^cioe ([ueHj che da luj sono discesj et dal suo nome so Freji
Codice Magliabechiano. 4 50 j. Gaddj chiamatj, hanno di fua mano nelle loro case più pitture, cosj anchora dj Taddeo et dj Agnolo di Taddeo. Andrea Tafì.
2. Andrea Tafi pittore fu nel medesimo tempo dj Cimabue e di Gaddo.
3. Et uedesi di fua mano in Firenze
nel tempio di San 6 Giouànni [e] dì fua mano [fece] un Cristo et il paradiso
et lo inferno di mufaicho. Giotto di Bondone. '4. Giotto dipoi seguito, ilquale
hebbe l'ingegno di tanta excellentia, che gnuna cosa fu dalla natura, madre
et opera- trice dj tutte le cose, che egli con lo stile o penna o pennello
iq non dipignesse, che non simile anzi più tosto nera paresse, di modo che
molte uolte nelle cose da luj fatte il và&wh senso degli huominj errore iti
prese, quelle credendo essere 5. vere che eron dipinte. Et perciò hauendo
egli queir arte che moltj secolj era stata sepolta, ritornata in luce, merita-
15 mente una delle Fiorentine glorie dir si puote. 6. Giotto dipoi seguito,
il quale non tanto fu dicepolo di Cjmabue quanto d*essa natura, laquale senza
auarìtià alcuna 7. in questa parte gli concedette ogni suo dono. E fu anchora
dicepolo et coataneo di Dante Aldinghierj. m 8. 0. E in tal modo dicepolo
di Cimabue diuenne: Che per caso andando egli uerso Bologna et poco discosto
da Firenze, passando per una villa chiamata Vespignano, uidde un putto, 10.
che sur una lastra una pecora disegnaua. Marauigliandosi 1
1. Cimabue domandò, chi era il padre?
Che trouó, che di 35 un ' pouero contadino chiamato Biondone di quella uilla
era fìgluolo, alquale domando, se glelo uoleua concedere; di che esso rispose
lieto, che non che il fìgluolo, se gli piaceua, egli anchora pigliafse, perche
haueua gran carestia del uitto 61 t ne sapea, come si fare a nutrìacere se
non che e figluoli.
1.
2. Et cofi lieto glielo concesse [parendogli hauere]. Onde seco menatolo,
il teneua et infegnollj Tarte, laquale esso Giotto comprese, in modo che meglio
ch'il maestro dir si può che
3. possedesse. Et lascio la maniera
Grecha, da Cimabue tenuta, 6 et non solo ritrouó l'arte della pittura, che
era circha a 6oo {anm) stata sepulta, ma anchora quella ringentilj e ridusse,
in guisa che la rende {refuK) perfetta. 4. Et lauoro Giotto in frescho, a
olio, in tauola et di musaicho, 5. di scultura anchora. Hebbe più discepolj,
tra liquali fumo : io i) Taddeo di Gaddo, alquale doppo lui rimase il primo
luogho tra pittori, 2) Maso, 3) Bernardo, 4) Pietro Cauallino Romano, 15 5)
Jacopo di Casentino, 6) Giottino, figluolo di Stefano, 7) e Buonamicho, chiamato
per sopranome Buffal- maccho. 6. Fece Giotto assai opere in di molti luoghi.
so 7. In Firenze nel palazzo della Parte Guelfa fece una fìura a capo la schala.
8. Et dipinse tutta la prima sala, doue ritrasse Dante Aldinghierì(,) nella
cappella del palazzo del Podestà a ris- contro dell* entrata, a mano destra,
a canto alla finestra, 95 9. a capo all'altare.^ Dipinse' nel palazzo del
Podestà di molte cose: tra l'altre il comune come era rubato et la cappella
di Santa Maria Maddalena. 10. Fece nella Badia di Firenze sopra la porta in
uno archo 1 Del libro di Antonio BiUi; dice: ritrasse Dftnte nella cappella
del 80 palagio del Podestà a riscontro air entrata da mano destra al lato
al cominciamento deUa finestra a capo alFaltare. 2 A. (Antonio se. BilUf)
4* 52 una Nostra Donna infino a mezo con altre fìure da lato.
1. Dipinse ^ anchora in detta chiesa la cappella maggiore. 2. Ih Santa Croce
fece anchora la cappella maggiore et .3. la tauola dello altare.' Et in detta
chiesa quattro altre cappelle, cioè tre acanto alla detta grande uerso la
sagrestia & 4. et una pure acanto alla detta grande dall' altra banda. E anchora
la tauola nella cappella de Baroncelli in detta chiesa, 5. a pie della quale
è il suo nome scrìtto. Nel capitolo de 6. frati di detta chiesa dipinse uno
albero di f {croce),^ E anchora fece nelli armari della sagrestia di detta
chiesa molte historìe io 7. di San Francesco. Et in detta chiesa sopra la
porta prima, che va nel cimitero, dipinse una Pietà. 8. Nella chiesa di Ogni
Santj nel tramezo è di sua mano una tauola non molto grande della {morte?)
della 9. Noflra Donna. Nella chiefa de fratj humiliatj dipinse una i5 cappella
et {un) crucifìsso grande assaj et quattro tauole, le- quali da luj excellentissimamente
finite furono; tra lequalj è** la morte di Noflra Donna col Nostro Signore,
colli apostolj et agnolj intomo , et anchora in un aUra di quelle la Noflra
10. Donna a sedere con moltj angelj intomo. Et nel chiostro ^ de detti fratj
sopra la porta è una Nostra Donna di fua mano infmo a mezo, che ha il putto
in braccio. 1
1. Nella chiesa de fratj di Santa Maria Nouella dipinse un crucifìsso grande,
che hoggi è sopra la porta del mezo di detta chiesa, et in detta chiesa anchora
un San Lodouico 36 sopra il tramezo da mano destra apresso a San Girolamo
di mano di Taddeo Gaddj. 1 Nel libro d'Antonio dice: Nella Badia di Firenze
la cappella dell'altare maggiore. 8 Non è nel libro d'Antonio. 80 8 Del libro
d'Antonio: in detta chiesa un San Francesco et ifinf) la cappella de Bardj
al lato all' altare maggiore colle stimate. 4 Dice nell' originale ,era';
quasi che al presente non è. 53
1. Nella chiesa di San Giorgio dipinse una tauola con uno cnicifisso. 2. Nella
chiesa de frati predicatoij sono assaj delle sua cofe et tra Taltre uno crucifisso
et una tauola, diligentemente condotta. 3. Fece il modello del campanile di
San Giouannj, ilquale 6 . doppo la morte sua si seguitò per Taddeo di Gaddo
suo discepolo. 4. Opero anchora nella scultura et disegno et sculpi di marmo
le prime historie, che sono nel campanile, da luj edificato, di Santa Maria
del Fiore. io 5. In Roma la tribuna dipinse in Santo Pietro. 6. In Roma in
Santa Maria della Minerua dipinse un cruci- fisso et una tauola. 7. Anchora
in San Pietro fece la Naue di musaicho de 8. |i3| apostolj, opera mirabile..
E anchora dipinse la cappellata et la tauola di detta chiesa. 9. In Napoli
{dipinse) la sala del re Ruberto d'huominj famosi. 10. £ dipinse nella Inchoronata
et in Santa Chiara l'Apocha- lisse, il che si dice, fece con Taiuto di Dante,
ilquale essendo 20 di Firenze sbandito, sconofciuto ui andò. 1
1. in re Carlo di Napolj lo richiese, che il fuo reame
12. gli dipignessi. Giotto li dipinse uno asino imbastato, apie del quale in terra era un altro basto nuouo, et che detto
13. asino guardandolo mostraua quasi
d*apetirlo. Presento tal 86 pittura al detto re, che li domando, perche in
tal modo li 1
1. hauessj fiurato. Li ripose, cosi essère li subditj fuoj, che ognj giorno
defiderauono nuouo fignore.
15. A 'Scesi nella chiesa di San Francesco dipinse assaj, .
16. il che fu da Cimabue cominciato.
Et per tale opera comincio so 1 Dice nel libro d'Antonio ; dicesi, il re Carlo
di Napoli lo richiese cet {sic.) 54 aquistare fama, laonde poi per Topere
sue sempre s'accrébbe.
1. E nella chiesa de frati minorj quasi tutta la parte difotto della chiesa
dipinse. 2. E nella chiefa di Santa Maria degli Agnolj opero anchora. .
3. Nella Riniera di Padoua è di fua mano una Gloria mondana. 6 4. E nella
chiesa de fratj minorj in Padoua quattro tauole, molto egregiamente condotte.
5. Et in altrj luoghj opero assaj/ che piena si uede l'Italia delle fue pitture.
Stefano Fiorentino. • 6. Stefano pittore, nominato lo Scimia, fu nel tempo
io di Giotto et fìi padre di Giottino. 7. Dipinse nel chiostro de fratj di
Santo Spinto tre historie in 3 — archettj, che nella prima è una naue con
li dodicj apostolj in grandiffima fortuna e nella seconda è la trans- ' fìuratione
e nella terza, come Christo liberò la indemoniata. 15 8. Nella chiesa de fratj
predicatoti a canto alla porta, (c/te) uà nel cimitero, dipinse un San Tomaso
d'Aquino, che pare 9 fuora del muro rìleuato. E in detta chiesa comincio a
dipignere una cappella, doue nell' archo dinanzj di quella sono angelj ca-
dentj in diuerse forme con artifìciofi schorcj et molto marauigliofi. 90 10.
A 'Scesj nella chiesa di San 'Francesco di sua mano comincio una historia
con arte grandisfima, allaquale se fìne gli hauefsi dato, sarebbe per quella
tenuto non da meno degli altrj buon maestrj. v Taddeo Gaddi. 1
1. Taddeo di G addo fu dicepolo di Giotto^ > et doppo sa 12. quello tra pittori
il primo fu chiamato. Dipinse assaj in frescho et in tauole. 1 Nel libro d'Antonio
è schancellato l'essere T? dicepolo di Giotto. » 55
1. In Firenze ne frati di Santa Maria de Seruj è di fua mano una tauola di
gran magistero con molte historìe et Aure, laquale è in nero cosa rara; et
poche, credo, sieno 2. l'altre opere che questa tale {iauolaf) superino. E
ne Seruj {dipinse) la cappella di San Niccholo. 6 3. Nella chiesa di Santa
f {Croce) circha a mezo nel muro dipinse un miracol di San Francesco di uno
putto, che da un uerone a terra cadde, ilche fece con mirabile arte et 4.
ingegno. Et al naturale ui ritrafse, come ui fi può uedere, il suo maestro
Giotto et Dante Aldighierj et se medesimo, io 5. che è quel del mezo, et sopo
tutti a 3 ritti. Dipinse aii- 6. chora in detta chiesa la cappella de Baroncellj.
E anchora in detta chiesa sopra la porta della sagrestia dipinse, quando Grillo
in puerìtia nel tempio disputaua, ilche più de trequarti fu mandato in terra,
per muraruj un concio di macigno. 15 7. Dipinse anchora in Firenze, doue già
en^ la Mercha- tantia, in piaza; et sopra {sotto ?\ doue solca stare il bancho,
[doue] scrisse se essere dicepolo di Giotto, il gran maestro. 8. Dipinse anchora
a testa la uia del Crucifìsso il taber- nacholo, doue è esposto Cristo di
f {croci), so 9* Nel chiostro de fratj di Santo Spirito dipinse uno archetto,
quando Cristo è uenduto, et in detto luogho sopra la porta, che uà nel refettorio,
uno crucifìsso. • 10. Nella chiesa di Santa Maria Nouella a capo a una sepultura
un San Girolamo apresso a San Lodouico di mano di Giotto. S5 11- E seguito
il modello del campanile di San Giouannj, dal fuo maestro Giotto incominciato.
12> A Pisa in campo fanto dipinse molte istorie di Job. Maso. 13 Maso pittore
fu dicepolo di Giotto et fu excellen- tissimo maestro nella pittma, laquale
esso abreuio assai, et so opero anchora di scultura. 56
1. In Firenze ne fratj di Santo Spirito in una cappella erono molte cose di
sua mano, rare et con molta diligentia 2. condotte. Et sopra la porta di detta
chiesa era anchora 3. di fua mano la (loria dello Spirito Santo. All'entrare
dèlia piaza di detta chiesa è un tabernacolo di fua mano di una 6 Nostra Donna
con molte altre fìure intomo, fatte da luj con > marauigliosa arte. 4. Nella
chiesa di Santa f (Croce) dipinse una cappella, doue sono istorie di San Siluestro
et Costantino. 5. Nella faccia della torre del palazzo del Fodestd dipinse
io il duca d'Atene con sua seguaci. 6. Fece anchora di marmo una iiura di
scharpello di 4 braccia, laquale è nel campanile di Santa Maria del Fiore.
• Bernardo. • ■ 7. Bernardo pittore fu discepolo di Giotto et opero
assai in Firenze et in altrj luoghj. ia 8. In Pisa dipinse la chiesa di San
Paulo a ripa d'Amo et in campo santo lo inferno. Pietro Cauallino, 9. Pietro
Cauallino Romano pittore, dicepolo di 10. Giotto, fu nobilissimo maestro.
Dipinse assaj et [e] di musaicho, che alcuno mai non ha meglio operato ; et
la maniera fua m alquanto tenne della Grecha. 1
1. In Roma in moltj luoghj dipinse^ e in fra gli altri in San Piero sopra
le porte fece 4 uangelistj et uno San Piero et uno San Paulo, che sono dua
fitire assaj grandi et di gran rìlieuo, con assaj artifìcio condotte. ss .
12. Santa Cicilia (///) Trasteuere dipinse tutta di fua mano. 13. E cosi gran
parte anchora di San Crisogono. 14. In Santa Maria (//i) Transteuere nella
cappella maggiore fece sei istorie di musaicho, con diligentia extrema condotte.
57 i. Tutta la chiesa di San Francescho dipinse anchora. 2. In San Paulo fece
di musaicho la faccia dinanzi et drento in ditta chiesa tutta la parte della
naue di mezo, 3. doue erono storie del testamento uecchio. Et era anchora
di fua mano tutto il capitolo con gran maestero dipinto. 6 Jacopo di Casentino.
4. Jacopo di Casentino pittore, dicepolo di Giotto, fu da Prato Vecchio della
linea di niesser Cristofano Landinj. . 5. In Casentino opero assaj in quante
chiese ui fi trouano. 6. In Firenze si uede il tabernacolo della Nostra Donna
dj Merchato Vecchio. io Buonamico Buffalmacco. 7. Buonamico pittore, per cognome
detto Buffal- 8. maccho, fu dicepolo di Giotto. Et da natura inclinato fu
a tale arte et excellentemente, quando diligentia usaua, lauoraùa, in modo
che ad alcuno altro de sua tempi non haueua da 9. portare inuidia. Et colorì
freschissimamente con molta gen- is 10 tileza. Et fu molto piaceuole et di
buon tempo usaua dome- flichamente con Bruno suo compagno et Calandrino et
Nello pittorj, ch'erono huominj molto sollazeuolj, e di Calandrino il. per
compiacere souente {gran festa) prendeuano.^ Come bene' mostra Giouannj Boccaccio
cosj in Buonamico come nellj 2o altrj in più di im luogho nella settima et
ottaua {ottatta e ÌZnona) giornata del suo Decamerone : ^^ Quando mandorono
Calandrino a cerchare per il Mugnone dell'elitropia, e quando gli ruborono
il porcho, et quando mandorono in corso maestro Simone da Villa, e nella novella
di Niccholo Cornacchinj. as ] Leuare tutte talj fagiolate, vere, ma dirle
con brevità e allar- gharcj in altre istorie, non dette per li altrj. a Vedere
il Bocchaccio quel ne dice. 58
1. Dipinse infieme con Bnino la chiesa delle fuore di Faenza; et perche intesono,
che haueuono uemaccia molto excéllente e li loro dauano a bere uino [non]
assaj cattino, ferono pensiero, come della uemaccia potessino assagiare, 2.
et dipinsono fiure smorte. Furono dal castaido d'esse suore 5 domandatj della
cagione, alquale risposono, che bene si poteuano fare più colorite, se con
qualche buon vino alcuna uolta si spruzafsino, onde il castaido fece dare
loro di 3. detta uemaccia. Et essj cominciorono a colorirle et in tal 4. modo
ne hebbono più uolte. Et perche era dato loro da 10 dette suore mangiare di
moltj agmmi, come sono agli et cipolle, essj, uenendo loro a noia talj pastj,
cominciorono a fare le fìure, che uolgeuon le spalle et nascondeuonsi la 5.
faccia. Furono più uolte dimandati della causa di tal cosa, 6. che non piaceua
loro. I qualj, poi che fumo assaj preghatj 15 da loro a dirla, risposono,
che non si marauigliassino, perche cosi fussino uolte, cohdo sia che noj maestri
mangiano con- tinuamente agli et cipolle, e non piace a queste fìure talj
7. fiati, et pero si uolghono et noscondono il uiso. Intese bene il castaido
la cagione di tal cosa, et mentre che li obser- so uassi loro tal ulta, le
fìure sarebbono in medesimo modo, et come ciò a mutare loro uita et non dar
loro più ne agli et cipolle, et le fìure si uoltorono ne più la faccia nas-
condeuono. 8. Dipinsono anchora in camerata in casa Niccholo Cor- «5 nacchinj,
doue si uegghono di molti buon trattj, e nella badia di Settimo la storia
di San Jacopo. 9. In Pisa in campo santo fece detto BufTalmaccho molti lauprj.
10. Dipinse a San Paulo a ripa d'Amo historie del testa- so mento uecchio
et molte historie di uerginj. 1
1. Lauoro in Bologna et in di molti altri luoghi assaj. 59 Giottino.
1. Giottino pittore fu figluolo di Stefano et dicepolo 2. di Giotto et per
fama figluolo. d'esso Giotto. Feqe di molte opere. 3. In Firenze in sulla
piaza di Santo Spirito dipinse il tabemaculo di Nostra Donna e nel primo chiostro
di dettj 6 frati tre archettj. 4. Nella chiesa d'Ogni Santj fece un San Cristofano
a canto alla porta et apressouj una Anunziata et da mano sinistra tin San
Giorgio. 5. Nella chiesa degli Herminj uno San Cosimo et uh San io Damiano,
che sono hoggi guastj. G. Nel monasterio de fratj di San Gallo, hoggi rouinato,
nel primo chiostro dipinse una Pietà molto bella. 7. Dipinse anchora nelle
Campora fuori di Firenze. 8. In Roma in Santa Maria Aracelj dipinse anchora
i5 e (tn) San Giouannj in più quadri l'historia di un papa. 0. In Valdamo
al ponte a Romitj un tabernacolo. Andrea detto l'Orcagna. 10. Fu nellj medesimi
tempi Andrea di Cione, pittore et scultore e architetto, chiamato per sopranome
TOrchagna, che fu nobilissimo maestro. so 1
1. Dipinse in Firenze la cappella maggiore di Santa Maria Nouella, guasta
dipoi dal Grillandaio, deUa quale cauo di 12. molte cose. Dipinse in detta
chiefa la cappella degli Strozzj et la tauola. , 13. £ nella chiefa di . Santa
Croce dipinse [et] il paradifo s6 et l'inferno, doue ritraife il guardjmefso
del comune con un giglio in fuUa berretta, perche lo pegnoro ima uolta; e
in detta chiefa una cappella. 14. Fece il tabernacolo di marmo della Nostra
Donna in 60
1. Orzanmichele. Et egli ne fu architettore, che è in vero cosa 2. excellente.
* Et di sua mano condusse tale lauoro, che fu circha Tanno 13591 ^^ ^^ ^^
prezo di 86 migliara di scudi. 3. Eui la sua effìgie di mezo rilieuo, scolpita
nel marmo dietro a ditta cappella, doue è Vassuntione di Nostra Donna di 6
fua mano. 4. Dipinse anchora dua cappelle nella chiefa de fratj di Santa Maria
de Seruj et anchora il refettorio di dettj frati. 5. Hebbe detto Orchagna
3 fratelli, che dua fiirono pittori et uno scultore. 10 6. Nardo, che dipinse
di sua mano ne fratj predicatori la cappella dellj Strozzj, doue fece l'inferno,
seguitando lordine di Dante. 7. Dilettofi rOrchagna assaj del comporre. 8.
Et anchora hoggi sene troua delle fue compositionj, 16 che scrisse al Burchiello.
Agnolo Gaddi. 9. Agnolo di Taddeo di Gaddo pittore fu dice- polo di Taddeo
suo padre et fece di molte opere. 10. • In Firenze nella chiesa di Santa f
(Cro^e) dipinse nella cappella maggiore ^ e in detta chiesa una altra cappella
e io anchora nel refettorio de dettj frati. 1
1. Nella chiesa di San Jacopo tra e Fossj dipinse, Cristo quando risucita
Lazero. 12. A Prato dipinse la cappella, doue è posta la Cintola. 13. Visse
il ' detto a uso di merchante et mefse e fuoj fìg- u luolj alla mercanzia,
per laquale dipoi si ferono ricchj circha di 30000 scudi. 1 Del ' libro d'Antonio
accenna , facefsj sola la Nostra Donna di marmo di dreto a detto tabernaculo.
S Nel libro di Antonio dice: dipinse la cappella maggiore. 80 61
1. Hebbe buonj dicepoli, benché e* fusse de dicepolj di Taddeo suo padre succesfore;
e qualj furono: i) Antonio da Siena, da altri chiamato anchora da Vinetia,
2) Gherardo, ditto lo Stamina Starninj, s 3) Masolino da Panichale di Val
d'Elsa, 4) Giouan Tossichanj, 5) Giouannj da Santo Stefano, 6) Lippo. Antonio
Veneziano. 2. Antonio da Siena pittore lauoro assaj ne dettj tempi. 10 3.
In Firenze nel chiostro de fratj di Santo Spirito l'archo (t'on la storia
del wiracolo) de panj e pescj, 4. £ anchora dipinse nella chiesa di Santo
Antonio dal ponte alla Carraia. 5. A Pisa in campo santo le storie di San
Rinieij sono 15 di fua mano. Gherardo Stamina. r>. Gherardo Starninj, pittore
e chiamato lo Stamina, era huomo molto uirtuoso, et la minore utrtu, che era
in luj, era la pittura. 7. Lauoro assaj in Spagna et in Francia. so 8. In
Firenze nella chiesa de fratj del Carmino dipinse la cappella di San Girolamo,
doue fece alle fìure certj uestiri, usitatj in Spagna et Francia, doue era
stato. 9. Dipinse nel palazo della Parte Guelfa nell' acquisto di Pisa l'anno
1406 nella faccia sopra la schala dal lato di >& fuoij San Dionigi et la cipta
di Pisa a piedj. * 1 Del libro d'Antonio: Sono e discendentj quelli di Mariano
di Gherardo in Firenze et scanno a fare alla torre dell! Ignognj(?) di la
dalla parità (.^ et stanno a casa di la nella via de Buon Fratj presso il
canto di via Ghibellina.
62 Filippo Brunelleschi.
1. Filippo di ser Brunellescho, nostro cittadino, fu unicho architetto, arismeticho et excellente geometrico et scultore et pittore, benché in queste due arti non molto '2. operassj. Esso fu, che ritrouo la prospettiua, assaj tempo 3. stata nascosa. Fu anchora dottissimo nelle sacre lettere et 5 marauigliosamente intese la comedia di Dante, nostro poeta Fiorentino, et intra gli amici suoj et huominj dottj era tenuto , in gran ueneratione \ et infra gli altri (é/a) Paulo astrologo, che spesso usaua dire, quando parlare udiua Filippo, che nella profondita delle scritture udire un San Paulo nouello io gli pareua. 4. Esso fu quello che trono il modo di uolgere la cupola di Santa Maria del Fiore et senxa armadura contro alla openione di tuttj gli altij huominj, laquale era stata moltj annj imperfetta; et perciò moltj maestri di diuersj paesi uennono. s6 5. Gran disputa era tra loro del modo dell' armadura, tra qualj era chi diceua, che biosoghaua fare im monte di terra et faruj sopra il getto, et molte altre diuerse cose et modj. 6. Sob egli dicendo afermaua, che la non si poteua uolgere 7. con artnadura alcuna. Et benché in luj molte parti excel- so lenti si conoscessino , per lequalj era da tenere in gran reuerentia, non dimeno in questa parte era tenuto matto et infensato per la impossibilita, che pareua uniuersalmente a
8. tuttj gli huomino. Fece, di ciò un piccholo modello, cioè la cappella de Barbadoij in Santa Felicita, come anchora ss
9- hoggi si uede, senza armadura. Ne per questo anchora gli fu prestato fede alcuna. 1 Mettere Filippo innanzi a Lorenzo di Baitoluocio. S Nel libro d'Antonio: ma poi di (rf^)hebbe fatto un piccolo modello et dimosirolo nella cappella di Santa Felicita.
BO 63
1. Et in detta cappella fece fare un vaso per Taqua santa, assaj vagho et
leggiadro.
2, Doppo molte et molte disputationi si prese questa deliberatione di alloghare questa opera a detto Filippo infieme con Lorenzo di Bartoluccio Ghiberti, huomo nella scultura
6 e nel disegno excellente, come per le porte di bronzo di San Giouannj et delle fìure intomo ali* oratorio di San
3. Michele in Orto si uede et in altre cofe notissime. Non- dimeno fu Filippo contento d*hauerlo in compagnia, non possendo altro fare, per il gran defiderio, che haueua, che io tale opera la fua perfectione hauefsi, et missono mano in
4. tal cosa. Et uenutj alla uolta, doue era Timportantia, uolfe fare Filippo della virtù et intelligentia di Lorenzo experienzia r»- et finse essere malato, llche ueggendo Lorenzo, fermo ro|)era, dicendo, che bisognaua, ambedua a tale deliberatione is 0. fussino infieme. Ma da Filippo era confortato a tirare in- nanzi, et andana Filippo nel parlare infieme con Lorenzo sagacemente inuestigando e (i) modj e disegni suoj, intanto che esso chiaramente s'accorse, che detto Lorenzo non aggiu- gneua con l'ingegno a tale opera, che douessj o potessj so
7* seguirla. Et perdo dimostrossj essere diuenuto sano et con detto Lorenzo auanti gli opera) di detta chiesa si condusse . et misse loro auantj uno partito, cioè che detta uolta haueua a essere doppia, et che una d'esse ne dessino a uolgere a detto Lorenzo et l'altra lasciassino a luj , il che sinistrando 26 Lorenzo mostraua, essere bene, che tale opera fussj tirata in-
8- nanzj da tuttj a dua. Allora Filippo fermo questo proposito di fame solo una, et l'altra facessj egli, et se a ciò detti operaj non uolessino aconsentire, alloghassino tutta l'opera 9- a uno solo, a chj paressi di loro dua. Perilche conoscendofi so Iorenzo essere a tal cosa solo insuffitiente et ueduto la de- liberatione di Filippo, si leuo da tale impresa.
10. Alloghomo adun(|ue gli operaj tale
opera a Filippo . 64 solo, ilquale ricinse detto edifìtio di medollj di tratte
di qttercia, fasciate di piastre di ferro, come anchora si ueggono; et cofi
andò seguendp, facendo fare strumenti, attj a tirare su et mandare giù, di
drento et di ftiorj con tanta diligentia,
1. che ogni humano ingegno a uederlj stupiua. Trouo anchora 6 optimo remedio a fare e pontj per e maestri, et manoualj, che, ui esercitauono , che per questo moltj ne erono mal capitatj, in modo che dapoi tutti ui stetton con tal siairta,
2. come se nella piana terra lauorato hauessino. Et seguendo tali ordinj , per Taduenire insegno a tuttj , come s*hauessino io
3. a rendere sicurj in cotalj mestierj. Et in tutte le cose, che esso aministraua, consideraua, con quanto rispiarmo fare si potessino, concio sia che nel tirare gli smisuratj pesi delle pietre et legnamj solo un bue s'adoperassi.
4. Fece et fece fare tutti e modellj, eh* a tale opera erano i6 necessarìi, molti de qualj dipoi restorono nelF opera di detto tempio con i disegni, come s'hauessino a mettere a effetto. &. Et alchunj di quellj per la pocha diligentia de ministri si sono persi, come è stato quella della grillanda ouero corona
6. o ballatojo, che di fuorj la ricigne. Et dipoi sene {se n*è) rifattj
20 moltj, et in ultimo cominciato a mettere una parte in opera, laquale in nessuno modo, che a tale edifìtio pare, non sia condecente, et si è uscito del modo, et non s'è seguito l'ordine dello abozato, et essj tagliato l'armadure, et li ttscj, che ui erono fattj; non conrispondono ne uenghono a detto 26 piano, e per cosa non conueniente s'è lasciata in dreto, et sono reste le menti dellj huominj confuse di quanto d'esso 7. s'habbj a segtiitare, et essj in tutto abandonato. Et in breue detto Filippo ordinò dalle cose maggiori alle minorj con tanta extrema diligentia, che humano intcllecto apena le ao può comprendere. 8. Fece il modello della lanterna di detto tempio, ilquale . anchora moltj si missono a fare in diuersj modj e insino a 65 una femmina, ch'hebbe ardire di portaruj un suo modello. i. Alcunj amici del detto Filippo gli dissono, che non douessj cosi presto mostrare il Tuo modello , a ciò {c/u) ' daglj altrj 2. qualche parte noti fussi imparata. Ai qualj rispose non lo stimare, perche il vero modello era un solo, che era il fuo, 6 3. et li altrj cosa vana et da niente. Riusdrno uere le parole de sua amicj, perche alcunj variamente ne feciono et tolsono di quel di Filippo qualche parte, chi una et chi un altra, la-
4. onde Filippo veggiendolj, diceua : ,A quest' altro modello, che 5. farà costuj , pigliera tutto il mio proprio" Conobbono in io ultimo molti calunniato!], esso modello stare. bene, [et](mi) confessando, [ma] diceuono, che la salita in sudetta lantema 6. non uedeuano. Et domandando gli operaj a Filippo, donde sulla detta lanterna salire si potessj, aiqualj rispose, che , se piaceua loro , gne allogassino et promettensigli .di i6 seguire il modello suo, se esso la salita mostraua loro? e (lualj promettendognene , essere in un pilastro dj detta lanterna, come al presente anchora si uede, mostro loro.
7. Fece anchora il modello delle porte del tempio di San (tiouannj Batista, ilquale al presente è resto nel dossale dell* so altare della sagrestia di San Lorenzo, le qualj dipoi fumo date a fare a Lorenzo di Bartoluccio per la summessione, . che esso fece ai ciptadinj et allj operaj di detto tempio.
8. Ilche Filippo fare non uolse ma) ; non dimeno non si potette poi tenere, che in sudette porte non lauorassj, come anchora 96 feciono Donato, Luca della Robbia et Antonio del Pollaiuuolo et altrj per il desiderio, che haueuono, che tale opera la fua perfectione hauessj. 0. Fece una statua di Santa Maria Maddalena, cosa ma- rauigliosa, la(|uale era nella chiesa di Santo Spirito, che arse, so quando la detta chiesa {arse). 10. È di sua mano, come anchora hoggi uedere si può, in Santa Maria Nouella il crucifisso di rilieuo da non farne Frey, Codice MnKHnl>cchiiino.
6 , » 66 comparatìone con altra qual
si uoglia fìura, laquale fece a gara con Donato, che uno altro ne haueua fatto,
hoggi nella chiesa di Santa f (Croci), che fu da detto Filippo in alcune partj
biasimato, diche Donato gli rispose, altro che parole essere necessarie, che
uedere hare uoluto operare et dipoi 5 biafimare.
1. Fumo date a fare al detto et a Donato infìeme due fìure di marmo, che sono
ne pilastrj di Or San Michele: Santo Marcho et Santo Piero, opere dignissime.
2. Fece in prospettiua la chiesa et la piaza di San Gio- io
3. uanno -e il palazzo de Prìorj. È in casa un gentilhomo Fiorentino di fua mano dipinto uno quadro d*una Nostra Donna, cosa miracolosa.
4. Fece il modello della chiesa di Santo Spirito di Firenze excellente opera, quantunche interamente non sia stato seguito i6 ne nelle parti ne ne rìdgnamentj di fuoij, che in modo haueuono a essere, che dimostrassino, nel modo {c/ie) crono drento, ne negli altaij delle cappelle, che haueuono a essere dinanzj et a uolgere haueua il prete il uolto alla chiesa, quando a essi celebraua, contrarìi come sono al presente, m 5. £uj uno errore^ di uno archo, che si posa in fui falfo; *
6. nondimeno dicesj non potere (lare altrìmentj. E anchora ^ nella cupola, perche troppo si sono alzatj ne (ì/) pilastrj et capiteli) delle colonne et nel rìcignimento disopra, in modo che la detta cupola della fua uera ragione et proportione 85
7. uiene a essere uscita. Laonde e detto edifìtio per essere indebilito, per manchare gran tempo, prima che non hare fatto, hauendo la sua proportione.
8. Fece anchora il modello della chiesa
di Santo Lorenzo 1 me lo disse Bernardo Cav. to S domandare deUj errori di
detta chiesa, è lungha detta chie(a braccia i6i. 67 di Firenze e della sagrestia
di detta chiesa, antichamente chiamata Ambrosiana, che dallj fondamenti fu
rinnouata dalla
1. dìgnissima et preclara casa de Médici. Et non fu interamente seguito il
fuo disegno, non dimeno è un corpo assaj bello. 2. Volle detto Filippo, fatto
fare da Fiorentinj nel 1429, 5 fare allaghare la cipta di Luccha, quando intomo
a essa
3. erono a campo, che n*era tiranno Pagolo Guinigi. Et ^perciò considerato Filippo il fito d*essa citta, prima il fiume del Serchio , a (luella vicino , rimosse' dal fuo primo corso et con una palafitta inalzo assaj Facqua; poi per crescere io dette aque, quantj fiumicelli erono quiuj ali* intomo, ui uolse drento*, et fatto una fossa sino alla terra, dirìzó il 4. fiume per (fucila uerso la citta. Ma in vano confumo la fua faticha, et il danno, ch'alia citta di Luccha haueua
5. atorno, sopra delle gentj Fiorentine tomo: Perche ueggiendo 16 e Lucchesj, che bene poneuon mente a tutto,, uolgersi adosso tanta moltitudine d*aqua, feciono altissimj et grossj arginj di terra da quella parte donde haueuono a uenire 6. Tacque. Et come la uiddono uenire sicuramente della terra rispetto alla fortezza degli arginj , uscirono fuoij et ruppono ao e fossj, onde ueniua Tacqua, et l'auiorno uerso il campo de Fiorentinj, il quale con gran danno fu costretto per tal causa partirsj et leuarsj datomo a detta dpta. 7. Fece detto Filippo anchora il mo4ello del capitolo de Pazzj nel chiostro de fratj di Santa f {Croce) di Firenze. ^ 8. Fece anchora per dua frateUj il modello della casa de Businj. 9. Fece il modello della casa et facciata con la loggia dell) Innocentj, laquale fu fatta sanza armadura, nel qual modo per moltj si è osseruato, excetto che uh ricignimento, m fatto in detta facciata per ordine di Francesco della Luna, [che] è falso et non è a proposito et fuori dell* ordine di
10. architettura. Et la causa fu, che
Filippo in detto tempo si 68 trouo a Milano col duca Filippo Maria per conto
d*uno modello d*una fortezza, et alla tornata Aia vidde in detta facciata
tale errore et dimando esso Francesco, perche tal
1. cosa hauesfi fatta? Risposegli hauerlo canato dalla chiesa 2. di San Giouannj;
onde Filippo gli rispose: ,£ra uno errore 6 neir edifìtio di San Giouanni,
e tu Tha) preso et obser- uatolo'. 3. Fece anchora il modello della fortezza
di Vico Pisano e il modello della fortezza del porto di Peserò e il modello
4t di una fortezza a Milano a Filippo Maria duca. E tisana io dire detto Filippo,
che, se cento modellj di chiese o d'altrj edifizij hauessj hauto a fare, tutti
varìatj et differentj gli farebbe 5. Fece un modello di un palazzo a Cosimo
de Medici, che haueua a essere situato in fulla piaza di San Lorenzo, riscontro
alla chiesa^, et doue è al presente il palazo, haueua i6 a essere piaza {fd)
edifìtio forse non al presente sopra la terra 6. da uederfi. Ma parendo a
Cosimo troppa et funtuofa impresa, lo lascio indreto, onde Filippo, che in
esso haueua messo tutto il fuo ingegno, per isdegno grande, che n' hebbe,
lo 7. spezó. Et nel tempo, eh* lo faceua, usaua dire, che haueua so a fua
di defiderato dj fare una casa et erafi abattuto a uno, che la poteua et uoleua
fare, per il che dicesj, che maj veduto in fua vita più allegro che nel tempo,
che fabrichaua 8. detto modello. Et dicefi, Cofimo esserfi pentito di non
hauere tal disegno seguito, che gli pareua non parlare maj 86 ad huomo di
maggiore intelligentia, ma molto di fé medefimo. 9. Fece detto Filippo anchora
il modello del palazzo de Pittj, che per una parte d'esso, fatta molto bene,
anchora hoggi si può uedere la grandezza dell* animo fuo et di messer . Luca
Pittj. 80 10. Fece anchora al Niccholo da Uzano il modello della • Sapientia
1
1. E il modello della chiesa di San Saluestro, attacchato 69
1. col conuento de monacj dellj Agnolj. Laquale opera rimase imperfetta, come
anchora hoggi uedere fi può. 2. Hebbe detto Filippo uno discepolo» che si
teneua casa, chiamato da Buggiano, alquale fece fare il pilo di marmo, che
è hella sagrestia di Santa Maria del Fiore, con 3. i puttj, che gettono aqua.
Et fece il detto la testa di detto Filippo di marmo, che è in detta chiesa
con un epittaffio, sotto che in tal modo dice: 4. Quantum Filippus architettus
arte dedalea valuerìt Lorenzo Ghiberti. •
1. Lorenzo di Bartolo Ghiberti, chiamato I^renzo di Bartolucdo, nel 1400 si
partj giouanetto dalla cipta di Firenze insieme con uno pittore, fuggiendo
la peste, la quale 2. crudelissimamente detta cipta molestaua. Et non solo
allora la detta cipta da peste era tormentata, ma anchora da non 6 poche discordie
ciuilj mandata sotto sopra. 3. Ando il decto pittore insieme con Lorenzo al
signore Malatesta di Peserò, alquale dipinse una camera, che con diligentia
extrema condusse. 4. Hauea in quel tempo Lorenzo uolto tuttp il fuo animo
10 5. alla pittura et sciiltura. Et fu auisato da sua amicj di Firenze, come
i gouematorì del tempio di San Giouanni Batista face- uono per tutto cerchare
di maestri, dequali proua uoleuono 6. uidere^ et da ogni parte moltj ne conchorreuono.
Chiese ' detto Lorenzo subito licentia dal signore et dal compagno, 16 ' daqualj
impetro, intesa la causa del suo partire, e fu insieme con altri maestri dinanzi
a dettj gouematorj et operai di 7. detto tempio. Iquali a ciaschumo commissono,
che d'ottone facessino uno modello per la porta di fuori del tempio sopra
detto, nellaquale elessono, che fiissj Tistorìa della imolatione 90 di Isace,
perche in tale storia assaj fìure interuenghono, et uecchj et giouanj, animalj,
montagne et arborj, perìlche fa- cilmente può mostrare ogni maestro, quanto
nella arte per- 8. fetto sia. E fette maestri conchorrentj condussono ogniuno
il fuo modello per spatio di uno anno, iqualj furono: 15 71 Filippo di ser
Brunellescho, Simone da Colle, Niccholo dj Arezzo, Jacopo dalla Quercia da
Siena, Francescho di Val d'Ambrìna, t Niccholo Lamberti e Lorenzo sopradetto.
1. Da* trenta quattro huominj, eletti per giudichatori di talj modellj , che
furono scultorj , pittori e orafi non solo della nodra citta, ma anchora di
tutte le circumuicine terre et di io diuersj paesj, fu a una uoce giudichato
et sottoscritto, come uolsono dettj gouematoij et operaj, come il njodello
di Lo- renzo di Bartoluccio era il meglio, et dettogli Thonore, di- cendo,
che egli sopra ogni altro statuario de sua tempi di gran lungha passaua. ift
2. Fu adunque dallj operaj dj detto tempio et da consolj deir arte de merchatantj
commesso a detto Lorenzo, che d'ottone facessj detta porta, che fu il primo
lauoro che esso 3. 4, facesse. Et quando lo comincio, era di età di ao/annj.
Et, (t/i) detto lauoro sonui iS/quadrj, che in {2o| sono historìe ao del testamento
uecchio e a pie in 8 — e quattro dottori et quattro vangelistj con quantità
grande di teste humane intomo a detti quadri con cornice e foglie d'edera
, Fadomamento 5. intomo ouero gli stipitj di diuersj fogliamj molto homatj.
Et fu detta porta di peso 34/migliaia di libbre et costò drcha 95 a 22 migUaia
di fìorinj. 6. Nel medefimo tempo fece la statua di San Giouannj Baptista
di bronzo, che fu di braccia 47$» ^^ si pose nel 14 14 nel pilastro di Orto
San Michele, che ne pannj di 7. detto santo è scritto , Laurentius Ghibertus*.
Et sopra tale so statila è di fuo mano una meza fìura di uno profeta di musaicho
in fronte del tabemaculo. 8. Da i Sanesi tolse a fare dua historie, che sono
nel 72
1. battesimo: Quando San Giouannj bazzeza Cristo, et quando San Giouannj d'auanti
d' Erode è menato. 2. Anchora di sua mano fece d'ottone la statua di San Matteo
di grandeza dj braccia 4 e i/^, nel pilastro di Or • San Michele posta. >
6 3. Fece nel coro di Santa Maria Nouellà ^ sopra la sepol- tura di messer
Lionardo Dati, generale de fratj predicatorj, la fiura di detto messer Lionardo
d'ottone, che dal naturale 4. la ritrasse. È detta sepultura di poco rilieuo
con uno epit- tafiìo di lettere antiche intagliato. 10 5. . Nella chiesa de
fratj di S|Lnta Croce fece di marmo la ' sepultiu'a di l^douico degli Aloizj'^^et
di Bartolomeo Valorj. 6. Fece nella chiesa de fratj degli Agnolj una cassa
di bronzo, doue sono drento reliquie di 3 — martirj, di Proto, Jacinto e Nemefio,
et in essa sculpi due angelettj, che in mano is tenghono una grìllanda d'oliuo.
7. Leghó detto Lorenzo in oro una comiuuola di gran- dezza di una buona noce,
nellaquale per mano di uno excellentifsimo maestro anticho erano scùlpite
tre (iure, cioè uno uecchio a sedere suruno schoglio, che v' era una pelle
ao di lione, legato a un albero seccho con le manj di dreto. 8. A piedi di
quello era un putto ginocchionj con 1' uno de piedj et rìsguardaua Gioue {uno
giouane,. cioè Apolliné), che . iuj era sculpito, che nella destra mano haueua
una carta {un m 9. plettro) et neir altra una litera {citerà). Et fece per
anello tf di detta comiuuola un serpente con tre foglie d'herbe, et intomo
intagliato lettere, che diceuano il nome di Nerone; il che condusse con grandissima
diligentia. 10. Fece anchora a papa Martino V ouero a papa Eugenio 40 una
nùtria d*oro , che v'entro d'oro fino libbre XV — et so i Dire, doue è detta
statua, se nel pilastro d*Orto San Michele o doue? I Vedere, doue è. 73 perle,
che erono assaj grosse, libbre 5 e */] oltre a balasci, zaffiij, smeraldi,
ilche tutto fu stimato da goiellierj Fioren-
1. tini di valuta di trenta migliaia di fiorini. Et homo detta nùtria di molte
fìure con assaj adornamenti; nella parte di- nanzi fece uno trono con molti
angioletti intomo e da pie 6 2. nel fregio 4 — vangelisti. Et anchora fece
infieme con detta niitria uno bottone per l'uno amanto, doue ùi sculpi una
fìura di Nostro Signore. 3. Feciongli fare j consoli dell* arte della lana
una statua d'ottone di Santo Stefano protomartire di braccia 4 e ^Ja, io laquale
posono arìscontro dell' arte della lana nell' oratorio di Orsanmichele. 4.
Gli operaj di Santa Maria del Fiore gli dettono a fare anchora una scpultura
d'ottone di braccia 3 i/^ per il corpo di San Zanobj, nella quale sculpi storie
di esso santo. .16 5. E consolj dell' arte de mercatanti gli dettono a fare
la terza porta di San Giouannj con. pienissima licentia, che a 6. suo modo
la facessj, come meglio giudicaua, tomassi. . Et condussela con grandissimo
studio et amore , et ' fu la più bella opera che e' facessj maj , et doue
messe più ingegno so che potette in osseruare la mifura dell' occhio nel situare
et grandezza delle fìure, che essendo remoto da esse, aparìschono rileuate,
che hanno pochissimo rilieuo, et in su piani le pro- 7. pinque aparire niaggioij
et (Jé) remote minorj. Lascio imper- fetto detto lauoro per la su^ morte ;
et ui lauorono su 86 Filippo di ser Brunellescho , Donato et Luca della Robbia,
Antonio il Rosso e Bemardo suo fratello e per loro comune desiderio, che haueuano,
che tale opera si finisci, che chi di tale arte possiede, considerando detto
lauoro, potrà bene uedere quel che per i dettj excellentj maestri ui fia stato
so fatto. 8. Comincio il detto lauoro in quadrj di grandezza di braccio lo
e ^/g, doue sono historie del testamento uecchio, 74 nelleqoalj s'ingegno,
come habbiano ditto, osseruare ogni mifura et imitare la natura per quanto
a lui fu possibile con
1. Grechj componimenti. Et fumo X storie: 2. La prima la creatione dell' huomo
e della donna. 8. La seconda Adam et Eua et il sacrificio di Caino b et Abel,
et quando amaza esso Caino il fratello Abel. 4. La terza, come Noe esce dell'
archa. ^. La quarta (/') historìa di Habram. 6. La quinta, come nasce a Jsace
Jsau et Jacob. 7. La sesta, come Josef da fratellj è messo nella cisterna,
io 8. La settima, come da Dio hebbe Moises le tauole. 9. La ottaua, quando
Josue passa il fiume Giordano. 10. La nona, come David amaza Golia. 1
1. La decima, còme la regina (f/i) Sabba vicita Salamone. 12. E fra l'una
e l'altra storia misse una testa, che sono ift 13.24 — , et intomo fece uno
fregio. Et cosi di fuorj intomo per stipito fece uno adornamento di foglie
di uccellettj et animalj. 14. Fece' anchora il fregio alla porta di detto
tempio uerso la Misericordia di maestro Andrea da Pisa. so 15. Disegno anchora
detto Lorenzo quasi tutte le finestre di uetro di Santa Maria del Fiore, excepto
che l'occhio tondo arìscontro alla porta del mezo, che è sopra la cappella
di San 2^nobj, che è di mano di Donato. 16. Et anchora s'intemenne con Filippo
di ser Bmnellescho m nella edificatione della tribuna di detta chiesa circha
a anni i8 — , e hebbono un medesimo salario, et come meglio uedere haj possuto
auanti, doue di Filippo di ser Bmnellescho detto habbiano. Donatello.
1. Donato Fiorentino scultore, detto Donatello, degno fra li antichj excellentj
et rarj huominj d'essere con- numerato, mirabile fu in compofitione et pronto
in varietà, et le sue (iure, che di gran uiuacita apparìschono, con tale ordine
situaua, che in moto apaiono, et possedè assaj la 6 prospettiua. 2. Opero
assaj in Firenze et in di moltj altri luoghi. 3. Tra qualj in Firenze intorno
all' oratorio di Orto San Michele in 1 ^ pilastro la fìura di marmo di San
Giorgio si 4. uede con gran prontezza et con assai parte di uiuo. È di io
sua mano anchora in uno de pilastrj di detta chiesa la fìura 5. di marmo di
San Marcho. Et cofi la fìura di marmo di 6. San Piero in \^ de pilastri detti
è di fua mano. Et dicefi, che furono dette dua fìure, cioè Santo Marcho et
San Piero, allogate a fare a luj insieme con a Filippo di ser Brunel- 15 7.
lescho. Fece anchora uno tabernacolo di manno in t ** de pilastri d^^ detto
oratorio riscontro alla chiefa di San Michele, doue dipoi messe furono 3 fìure
di bronzo, Cristo et Santo Tomaso, di mano del Verrocchio. 8. Anchora è di
fua mano nella facciata di Santa Maria so del Fiore Santo Giouannj Vangelista,
fìura in vero in ogni parte perfetta, et è in 1 o tabernaculo a canto alla
porta del 9. mezo. Et cofi anchora in detta facciata fra due colonne è 10.
la fìura di Daniello di fua mano. Et anchora una fìura di 76 un uecchìo Zucchone
in detta facciata in fui cantone è di
1. fua mano. Et il gigante, che è a pie della cupola fuorj di detta chiesa
dalla porta della assuntione di Nostra Donna è 2. di fua mano. Fece anchora
sej iìure di marmo, che fono nel campanile della detta chiesa, che 4 sono
poste nella 5 facciata dinanzj dal lato della piaza, che vene dua > ritratte
al naturale , cioè quelle del mezo , al lato 1' una all' altra, che una è
Giouaniij di Barduccio Cherichinj et l'altra Fran- cesco Soderinj giouane,
et dalla facciata di dreto sopra la porta di detto campanile Habram, che sagrifìcha
Jsac, et 10 l'altra a canto a essa. 3. Fece in detta chiesa li homamentj del
perghamo fopra . la sagrestia uecchia, che tutte le fiure, {cAi) ui sono,
sono abozate solo et non finite, et non dimeno assaj dal piano . di terra
apparìschano et più rìlieuono in aparentza che is ' quelle dell' orghano maggiore
sopra la sagrestia nuoua, che dal piano di terra non aparischano a gran pezo,
et sono con molta diligentia finite per mano di Luca della Robbia, et 4. pochissime
dallj huominj vedute ne simili. È dj sua mano dipinto l'occhio di uetro nella
cupola in testa della chiesa, ao che v'è drento una incoronatione. 5. Fece
anchora un vaso da lauare le manj, hoggi nella sagrestia di San Lorenzo, opera
bellissima, con il falchone et altrj homamentj intomo di mano d'Andrea del
Verrocchio. 6. Et anchora fece le porte di bronzo , che sono in detta sa-
ss 7. grestia, benché non habbino molta gratia. Sono anchora di fua mano in
detta chiesa duj perghami di bronzo, non 8. fìnitj. Et fece ancho e quattro
vangelistj di tetra, che sono in tabernacoli nella f (croce) di detta chiesa,
che li haueua a fare di marmo. ao 1 Informarsene, che nel primo testo dice
sólo di dua, che si uole ritratte al naturale, et di Habram. 77
1. Fece anchora una fiura di Santa Maria Maddalena, al 2. presente nella chiesa
di San Giouannj. Fece in detta chiesa il sepolcro di papa Jannj con tuttj
e suoi homamentj* excepto che una fiura , cioè la Fede , che ha un calice
in mano, laquale fece Michelozzo; et ha un braccio maggior che 6 Taltro. 3.
È di fua mano la Juditta di bronzo, al presente alla loggia del duca \ et
anchora la fiura di Dauid di bronzo, al 4. presente nel cortile del palazzo
del duca. Laquale tanto bene condusse, che fra l'antiche rare et belle cose
degna è io d'essere connumerata, et se più parte di uiuo hauto hauessj, non
di bronzo, ma uiua stata sarebbe. 5. È di fua mano un vaso di granito, con
hornamenti di marmo nel palazzo de Medie], die getta aqua, et un altro fimil
vaso nell* orto, che fa fonte nell' orto i6 de Pazj, molto bello. 6. È di
fua mano una fiura di San Giouannj di marmo, hoggi in casa dell' erede di
Ruberto Martelij. 7. Fece in Santa f (Croce) il tabemaculo et la Nunziata
della cappella de Caualchantj con i fuoj belli ornamentj con so 8. più teste
et fiure. Et anchora in detta chiesa quasj a mezo apresso alla porta del cimitero
del fìancho un crucifisso, grande al naturale, di rìlieuo è di fua mano. 9.
Fece più teste al naturale et maximo in casa Lorenzo della Stufa, molto fimile
(simili/) al uiuo. 26 10. Fece anchora la fiura della Douitia, hoggi sopra
la co- lonna di merchato vecchio. iJ. Conoscesj facilmente la maniera fua,
dagli altri differente, et come dallj intendenti è veduta, per la uiuacita,
che nelle sue cose [sono] (è), essere cosa sua è giudicata. so 1 dire meglio.
. 78
1. È di fuo mano in Prato el perghamo, doue si mostra la Cintola. 2. In «Siena
nelP opera del duomo fece una' fìura di San Giouannj Batista di bronzo, cosa
veramente bella, ma è in- perfetta per hauer mancho il braccio ritto dal gomito
in giù, 6 laquale si dice non hauere finito per non essere del restante 3.
del pagamento satisfatto. Si partj di Siena, dicendo a Sanefi, che uoleuano,
che tale opera finissi, essj al tanto gli dessino quanto del resto della fìura
gli haueuono dato; et cosi non 4. la finj. Tolse anchora da Sanefi a fare
una porta. di bronzo io et fecene il disegno molto bello et anchora condusse
le forme 5. per gittarla. Ma capitandouj a sorta uno Benedetto di Monna Papera,
orafo Fiorentino, assaj intendente et dimestico I 6. suo, che da Roma tomaua,
andò a visitare Donato. Et veg- giendo tanta bella opera ordinata, assai lo
riprese, che i i6 Sanesi di tanta degna cofa gloriare si potessino, et tanto
persuadere lo seppe, che un giorno di festa, che i garzonj suoj a diporto
erono andatj, esso et detto Bernardo disfeciono et guastorono ogni cosa et
uscitj di Siena, 7. presonp la uia uerso Firenze. Et tornando poi li gar-
. zonj , disfatto et guasto ogni cosa trouorono , ne esscruj ao Donato, delquale
non prima intesero nouella, che era in Firenze. 8. Fece una testa et il collo
d'uno cauallo di molta gran- dezza, opera assaj degna, laquale comincio. et
fece per finire il restante del cauallo, sul quale a essere haueua l'immagine
26 9. del re Alfonso d' Aragona. La quale hoggi è in Napolj in casa il conte
di Matalona de Carafìì 10. A Padoua fece anchora fuorj della chiesa di Santo
Antonio un cauallo di bronzo, suuj Gattamelata, e nel dossale dell' altare
maggiore una Pietà di marmo con le so 1
1. Marie, cófa excellentissima. Et sonuj intomo al coro certj quadrj di bronzo,
fattj dal Vellano per i disegnj 79 d*esso Donato suo maestro , tanto alle
fue cose simili,
1. che ciaschuno intendente Aie essere giudicherebbe. Sonuj anchora 2 crucifissj
et una Nostra Donna , eh' è Lorenzo Tomiaio. 2. Fece in Kimini tutta la compositione
della chiesa di ft San Francesco, nel modo che ej uoleua fare Santo Spirito
di Firenze. Luca della Robbia.
1. Luca della Robbia Fiorentino, scultore, opero assaj. 2. Et infra l'altre
sue opere in Firenze in Santa Maria del Fiore fece l'homamento del' organo
maggiore, condotto 3. con molta diligentia. Et sonuj tutte le storie a proposito,
6 mostrando le- fìure i loro eifettj, che in esse s'intenienghono, benché
per la loro alteza pocho si uegghino le loro per- 4. fectionj. Fece anchora
a pie di detto orghano la porta di 5. bronzo della sagrestia. Et nell* archo
di detta porta di terra cotta et invetriata, artifitio da luj trouato et condotto
io con diligentia, fece la resurretione del Nostro Signore con 6. le fiure
atomo, lauorate con grande ingegno. Fece anchora della medefima materia l'historia
sopra l'archo della porta della sagrestia uecchia di detta chiesa. 7. In Santa
f (Croce) nel chiostro primo nel capitolo de is Pazi lauoro anchora di detta
materia. 8. Et in San Miniato a Monte fece la uolta della cappella et anchora
lauoro nella cappella del cardinale di Portogallo, doue è sotterrato, di detta
materia nella volta d*essa.' 9. Et in Firenze et fuoij in altij luoghi lauoro
della detta m terra moltissime belle tauole et fìure, diuersamente con grande
homamento et artifìtio lauorate. 10. Fece anchora a Napolj il sepolcro dell'
infante, fratello del re Alfonso, et altre cose assaj. 8t Antonio del PoUajuolo.
1. Antonio del Pollaiuolo Fiorentino, orefice fu di grandissimo disegno et
lauoro di niello et di bulino splendidamente. 2. Fece nell' altare d'argento
del tempio di San Giouannj 3. di Firenze più quadri di storie. Et fece i disegni
di tuttj 6 i rìcamjy ch'ai suo tempo si feciono nei paramentj di detto 4.
tempio. Et anchòra in fua giouentu lauoro nella parte (/tW/^ fiorU) d'essa
chiesa con Lorenzo di Bartoluccio; et infra le altre cofe fece nello stipito
della porta di mezo una quaglia, molto dilicatamente lauorata. io 5. Intaglio
anchora una forma di rame di gnudj di diuerse attitudini et mirabilj. <).
Fece in Roma di bronzo il sepolcro di papa Sisto. Masaccio. 7. TomasoMasaccj
Fiorentino, dipintore, detto per cognome Masaccio, fu grandissimo imitatore
della natura, i6 operaua con assaj facilita et faceua le fìure di gran rilieuo
H. et senza hornamcntj. Solo si dette all' imitatione del vero . et al rilieuo
delle (iure; et ne tempi sua fu buon prospettiuo quanto alctmo altro. 9. Nella
chiesa del Carmino di Firenze dipinse nella cap- so 10. peUa de Branchaccj,
doue è gran parte di suo mano. Et r infra l'altre fìure v'è uno, che trema,
cosa mirabile a uedere. 11* È di sua mano anchora in detta chiesa nel pilastro
della cappella de Serragli un San Paulo, fatto con mirabile arte. 12. [Et
anchora nel chiostro di detta chiesa dalla porta, ch'è ss donde si uiene in
chiesa, dipinse una processione.]^ 13. Dipinse in Santa Maria Nouella la Trinità
et a pie la morte a meza la chiesa dreto al perghamo. 1 è detta processione
di suo mano 2® (secondo) il libro d'Antonio. Frey, Codice MaKliabechiano.
82
1.
2. Morse in Roma» et dicesj di veneno, d'annj 26. Era assaj amato da Filippo
di ser Bnmellescho, et insegnollj 3. assaj cose. Et quando intese detto Filippo
la sua morte, ' dimostro, essergli grandemente molesta, et con suoi domesticj
4. usaua spesso dire: ,Noj habbiamo fatto una gran perdita'. 6 Masolino. 5.
Masolino pittore Fiorentino dipinse infieme con Masaccio nella chiesa de fratj
del Carmino la cappella 6. de Branchaccj. Dipinse anchora in detta chiesa
nel pilastro dj^lla capella de Serragli un San Piero. 7. Stette con Lorenzo
di Bartoluccio Ghiberti a rinettare 10 le porte di bronzo di San Giouannj,
ch'anchora si uede e pannj delle fìure d'esse porte non ui essere e meglio
rìnettj che quellj per fua mano. 8. Dipinse in Pisa anchora in più luoghi.
Lippe. 9. Lippo pittore Fiorentino ^ fu nellj sua tempj gen- 16 tile maestro.
10. Dipinse in Santo Antonio in Firenze [d]alla porta a Faenza, {chiesa) hoggi
rouinata, (vicino) allo spedale, certj pouerj et nel chiostro la (loria di
Santo Antonio et la vifione, quando Santo Antonio vidde e moltj lacci nel
mondo, apresso de qualj fece 20 gli huominj con diuersj apetitj, secondo che
da quellj tiratj sono. 11- Fece una fìura di musaiche con la testa invetriata,
la- quale è neir udienza de capitani di Parte. 12. È di fua mano anchora in
San Giovannj nella volta a capo alla porta del mezo verso il battefimo una
storia di g6 mufaicho di San Francesco 1 mettere qui Lippo — metterlo doppo
Masaccio et Masolino Artefici Sanesi. 1- Sono stati in Siena moltj maestri
dottissimi et excel- lentissimi, tra ((ualj fu Ambrogio Lorenzetti. Ambruogio
Lorenzettj, huomo di grande ingegno. 2. Dipinse in Firenze nel capitolo de
frati di Santo Spirito. 3. Anchora in San Brocolo una cappella et una tauola
è & di fua mano. 4. Dipinse assaj in Siena et maximo ne fratj Minorj tutta
tma parte (pariete) di un chiostro d'una grandifsima historia, laquale è,
come un giouane s'andò a fare frate, et come con licentia egli con altri passorono
al soldano, et come fumo battutj io et sentcntiatj alle forche et impicchatj
a uno albero et deca- pitati, et come sopragiungna una honenda tempesta et
spauenteuole molto, opera certo bella et mirabile. 5. Et dipinse anchora nella
facciata dello spedale dua historie, cioè la natiuita di Nostra Donna, et
quando andò i5, al tempio. 6. Dipinse anchora ne fratj di Santo Agustino il
capitolo. 7. Sono anchora nel palagio di Siena dipinte di sua mano molte cose.
8. Nel duomo di Siena dipinse 3 tauole bellissime. so 9. È di sua mano anchora
a Massa dipinto una tauola et ima cappella. 10. Et a Volterra anchora è di
fua mano una tauola assaj bella. e* 84 Simone di. Martino.
1. Maestro Simone Sanese fìi excellente pittore et tenuto da Sanefi il primo
de loro pittoij. 2. Stette al tempo ^ della corte di Roma ad Auignone, doue
3. lauoro assaj. Et lauoro con Lippo pittore, ch*alcunj dicano, essere fuo
fratello, che invero ambj duoj lauororono con 6 diligentìa. 4. È di Aia mano
nel palazo di Siena in sulla sala una Nostra Donna con il putto in braccio
et con altre fiure 5. assai. Et anchora in detto palazo una tauola è di fua
mano. 6.
7. Dipinse nella facciata dello spedale due historìe : Una io è lo sponsalitio
di Nostra Donna, et l'altra, come è vicitata da molte donne. 8. Sono di fua
mano nel duomo di Siena due tauole. 9. Comincio sopra la porta, che va a Roma,
una gran- dissiina historia d'una incoronatione. i5 10. Et sopra la porta
dell' opera in Siena fece ima Nostra Donna con un putto in braccio et disopra
uno stendardo con agnolettj, che lo tenghano, et moltj altrj santj. Barna
o Berna. 1
1. Il Berna dipintore. 12. Era di fua mano una cappella in San Niccholo. ^
{ia m cabila di San Niccolo in Santo Spirito di Firenze) 13. [Ambruogio è
di fua mano il capitolo di Santo Spirito.] 14. Barna pittore Sanese, cosi
chiamato, fu excel- lente maestro. 15. In Siena dipinse di suo mano dua cappelle
ne fratj di ss Santo Agostino, che, infra l'altre pitture ui sono, è un giouane
1 Tedere l'orìginale. 85 menato alla morte, ilquale si uede con grandissima
paura et tremore andare, cosa marauigliosa, et seco è un frate, che lo conforta,
con moltissime altre belle fìure.
1. Sono di Tua mano a San Gimignano dipinte molte historie del testamento
vecchio. $ 2. Lauoro anche assaj a Cortona. Taddeo Bartoli. 3. Taddeo pittore.
4. In Pisa è di fua mano una Nostra Donna con più santj nel chiostro di San
Francesco. Giovanni d'Asciano. 5. Giouannj d'Asciano pittore. io 6. Sono di
fua mano molte cose nello spedale di Siena. 7. Et in Firenze dipinse in casa
e Médici. Lorenzo detto il Vecchietta. 8. Il Vecchietto dipintore et scultore.
9. In Siena dipinse l'archetto di San Giouannj. 10. È di fua mano nello spedale
di Siena una pittura. 15 1
1. Et nella merchatantia di Siena fece un Cristo di bronzo {un San Paolo)
et un San Piero di marmo. 12. Sano pittore. 13. Francesco di Giorgio pittore
et scultore. 14. Matteopittore. so 15. Benvenuto pittore. 86
1. • Neroccio pittore. Duccio di Buoninsegna. 2. Duccio pittore Sanese tenne
nel Aio lauorare assaj della maniera Grecha. 3. Dipinse la tauola maggiore
del duomo di Siena, laquale ' condusse con grandissima diligentia. 5 Giovanni
Pisano.
1. Maestro Giouannj scultorei fìgluolo di maestro Nicchola(,) Sanese. 2. È
di Tua mano il perghamo del duomo di Siena. 3.. Fece anchora il perghamo del
duomo di Pistoia. '4. £ di fua mano anchora la fonte di Perugia. & Andrea
Pisano. f). Maestro Andrea da Pisa scultore ne fua tempi 6. fu excellente
maestro et lauoro assaj. Fu nell* olimpia 420 {410). 7. Sono in Pisa di fua
mano a Santa Maria a Ponte molte cose. 8. Fece la porta di bronzo, che è al
duomo dj San Gio- 10 uannj di Firenze verso la Misericordia, nellaquale sono
historìe di San (jiouannj. 9. Sono di fua mano in Firenze nel campanile di
Santa Maria del Fiore le 7 opere della misericordia e 7 virtù et 10. 7 scientie
et 7 pianetj intorno a detto campanile. Sonouj is» anchora in detto campanile
4 fìure di matmo di fua. mano 1
1. di grandezza di 4 braccia. È di fua mano anchora ima fiura di marmo, fatta
per Santo Stefano et posta nella fac- ciata di Santa Maria del Fiore dalla
parte del campanile. 12. Credo, fia di suo mano un de 4 vangelistj. so Gusmin
di Germania. 13. In Colonia, citta di Germania, fu un maestro nella scultura
peritissimo et di excellentissinio ingegno, nominato 88 Gusmin, et non solo
valse nella scultura, ma nella pittura
1. anchora; et fu grandissimo dbegnatore. Et non era inferiore nelle opere
sua allj antichi Greci statuari], et se le fue fìure alquanto corte, come
erano uniuersalmente, non fussino state, era da essere veramente unicho chiamato.
6 2. Stette col duca d'Angio, alquale fece molti lauorj d'oro, et infra gli
altri una tauola d'oro , laciuale con gran solleci- 3. tudine et diligentia
egregiamente condusse. Laquale dipoi a poco tempo esso dal detto duca uidde
disfare et vana uidde la faticha sua, che seruire si uolse del metallo in
fua io bisognj occhorsilj, et dido tanto sdegno n'hebbe et in se tanta passione,
che disprezato il mondo et dispensato per l'amore di Dio tutto il suo, si
ridusse, facendofi romito, tutto il restante della ulta sua a fare penitentia
et in surun monte in una picchola cella elesse la stanza sua, doue assaj cofe
i6 4. dipinse, per suo spasso. Et spesso da giouanj studiofi dell' arte vicitato,
benignamente li risceueua, dalquale traeuono molte cose si dell' arte come
del ben viuere; et gran tempo stette in quel romitano con humjlta grandissima
et moij al tempo di papa Martino, che fu nella olimpia 438. < so Michelozzo
Fiorentino. 5. Michelozzo Fiorentino, scultore et archi- tetto, fece una fìura
di marmo a pie del sepolcro di Do- nato di papa Jannj jn San Giouannj. ^ 6.
Fece il modello della cupola della chiesa de fratj de Seruj. » M 7. Fece il
modello del palazo di Cofimo de Médici.' 1 dichiarare meglio le olimpie cosi
per libro, doue ne dice, a nel libro d* Antonio dice : fece la Aura di bromo,
laquale è nel pilastro d*Orzanmichele, di San Matteo. 8 diced. 80 89
1. A Perugia per suo ordine si fece una roccha. 2. Fece rimettere le colonne
et i pilastij nel cortile della loggia {del) palazzo dellj Signor). 3. Fece
a più signorj assaissimj modellj di edifìzij. Desiderio da Settignano. 4.
Desiderio scultore fu nelle sue cose di somma 6 gratia et molto pulito et
hornato, et se la morte molto presta non Thauessj in giouentu tolto di tena,
sare venuto infra li optimj scultorj a somma perfectione. 5. Fece il sepolcro
di messer Carlo Marsuppinj nella chiesa di Santa ^ [Croce) di Firenze. io
0. È di fua mano in Santo Lorenzo Vhomamento del cori)Us Dominj con il puttino,
cosa in vero condotta egre- giamente. 7. È di fua mano anchora jn Santa Maria
Nouella in Fi- renze il sepolcro di marmo della Beata Villana a canto al ift
tramezo della chiesa dalla porta, si va alla piaza vecchia. 8. Fece la testa
della Marietta dellj Strozzj, molto bella. 9. Et nella facciata della casa
de Gianfliazzj lungho Amo fece uno scudo, entrouj Tarme de detti Gianfliazzj.
Andrea del Verrocchio. 10. Andrea delVerr occhio, scultore et pittoreto Fiorentino,
fu discepolo di Donato. 1
1. Et in Firenze fece la fìura di Cristo et la {fiurd) di San Tomaso , poste
nel pilastro d'Orzanmichele nel taber- naculo di Donato. 12. È di fua mano
la Nostra Donna di marmo sopra il S5 sepolcro di messer Carlo {Lionardò) d'Arezo
in Santa f {Croci), 13. Fece dua historie nell' altare d'argento di San Giouannj.
14. Dipinse una tauola del baptefimo del Nostro Signore, laquale poi fu posta
in San Saluj. 90
1. Fece anchora il bottone et la f (croce) in sulla lanterna della cupola
di Santa Maria del Fiore. *2. Et (in) San Lorenzo è di fua .mano nella cappella
del corpo di Cristo il sepolcro di Piero et Giouannj di Cosimo 3. de Médici.
Et nella sagrestia di detta chiesa fece l'homa- 6 mento del vaso di Donato
da lauare le manj con un falchone et altrj {hamamentj) intomo. 4. Fece anchora
una fìura di Dauid di bronzo, posta nel palazo de Signoij a capo alla schala,
cioè alla catena. 5. Fece in Vinetia un cauallo di terra, in sulquale era
io Bartolomeo da Berghamo, per gittarlo di bronzo, ma per la fua morte, che
ui finterpose, non lo potè finire. Stefano.
1. otefano pittore Fiorentino ^ per sopra nome detto lo Scimia, fu diligentissimo
maestro et ritraeua tanto naturale le cose, che vere pareuano, d*onde tal
nome s'aquisto. 2. Et alcunj dicono, essere parente di Giotto.^ 3. Di sua
mano dipinse {ftel chioUro di Santo Spiritò) la 6 transfiuratione del Nostro
Signore acanto ali* archo, fatto da Antonio da Vinegia {con la storia dei
miracolo) de cinque panj et dua pesci. 4. Dipinse a Pisa in campo santo Fassuntione
di Nostra Donna. 5. • Giouannj Tossi eh anj, | io Lorenzo di Biccj, padre
di r pittori Fiorentinj. ' Bicci, ' Bicci di Lrorenzo. 6. Bicci pittore Fiorentino
opero assaj et con gran 7. facilita. Fu circha al 1400. 8. Et infra Taltre
sue opere in Firenze sono e maftirii nella is chiesa de frati del Carmino.
9. Fece anchora e martirj similmente nella compagnia de roartirj dreto a Canialdolj.
1 metterlo innanzj Bicci. A. {Antonio BilHÌ) 2 fu iwrente dì Giotto. 80 B
Imrebboiio a essere innnnxi ni Dicci. 92 i. Dipinse anchora nella facciata
di Santa jf (Croce) dalla porta del Martello, oue è il San Cristofano, che
tutto è di 2. fua mano. Et cofi drento a essa porta fece que fratj. 3. Sono
di sua mano in Santa Maria del Fiore li dodicj apostolj et cosj e santj delle
cappelle, che sono a pie delle 5 . finestre. 4. Fece infieme con Neij suo
fìgluolo la cappella de martirj in San Marcho. 5. Dipinse anchora il detto
in sala della casa vecchia de Médicinella uia Largha. 10 6. È di fua mano
nella chiefa della Nunziata dreto al coro . la tauola di Santo Gismondo. 7.
In San Frìano dipinse una tauoletta, entrouj una Santa Apollonia et altre
fiure. 8. Et fuori di Firenze al tempio, fuoij già della porta Alla s6 Justitia
dipinse una historìa di martirj. Neri di Bicci. 9. Nerj di Bicci pittore dipinse
in Ognisantj la cap- pella de Lenzj [e] et più lauoij infieme con Biccj suo
padre. 10. In Santo Spirito una tauola di fuo mano dell' agnolo Raffaello
et Tobia. 90 Nanni di Antonio di Banche. 1
1. Nannj d' Antonio di Bancho scultore, cipta- dino Fiorentino, fu dicepolo
di Donato et buon maestro et morj giouane del male del diabete. 12. Et infra
l'altre opere sua si vede la fìura di San Fi- 13. lippo di marmo nel pilastro
d'Orzanmichele. Et anchora in ss uno di dettj pilastrj è di sua mano la fìura
di Santo Lo, 1 1 dice nel primo testo la fiura di Santo Lo nel pilastro d'Or-
zanmichele. (è cancellata questa nota margmale,) 93
1. Sono anchora di Tua mano e (luattro santj in uno de dettj pilastri. 2.
Fece a Santa Maria del Fiore sopra la porta del fian- cho, che uà alla Nunziata,
di fuora una asuntione di Nostra Donna di marmo dj basso rilieuo, che è bella
compositione. 5 3. Et anchora nella facciata dinanzj di detta chiesa uno de
4 evangelistj, che è quello acanto la porta del mezo verso i Legnaiuuolj.
Antonio e Bernardo Rossellino. 4. Antonio Rossellj Fiorentino, scultore, per
sopranome detto il Rossellino del Proconsolo, talmente chia- io mato, perche
lauoro presso a detto luogho, fu molto gehtile et diligentissimo maestro;
et le sua cose sono molto bene finite et sonne state mandate in diuersj paesj
et in compo- 5. sitione di cose picchole. Fu exceliente. 6. Si uede di fua
mano nella chiesa di Santa f(Cr<7^^) di ift Firenze una Nostra Donna di marmo
nella prima colonna . sopra il sepolcro di Francesco Nori. 7. Sono di fua
mano nella chiesa di San Miniato a Monte et nella cappella del cardinale del
Portogallo il sepolchro di marmo con la fiura di detto cardinale con più altre
fiure «> et altrj adornamenti riscontro a detto sepolcro, le quali con- dusse
con quanta diligentia gli fu possibile. 8. Fece un San Bastiano, il quale
è nella pieue d*£mpoli, opera molto excellente. 9. Fece una tauola di marmo,
che fu mandata a Napolj, 15 et anchora un* altra tauola, che fu similmente
mandata a Lione nella chiesa de Fiorentinj. 10. Hebbe detto Antonio un fratello,
nominato Bernardo, che fu architettore et scultore. 1
1. llquale fece il sepolcro di messer Lionardo Bruni d*Arezo so nella chiesa
de fratj di Santa •f{Crcce) di Firenze. 94
1. Anchora fece il modello della casa de Kucellaj, et della loggia fece il
modello Antonio del Migliorino Guidottj. ■ Giovanni dal Ponte. 2. Giouannj
pittore Fiorentino, che staua da Santo Stefano a Ponte et per tal cagione
per cognome era chiamato Giouannino da Santo Stefano. 6 3. Infra l'altre sue
opere sono in Santa Trinità dipinte di sua mano tre cappelle, una quella dellj
Schalj et l'altra a canto a essa, et la terza è quella di Santo Paulo dall'
altro lato della cappella maggiore. Fra Giovanni da Fiesole.
4. Fra Giouannj dell' ordine di San
Domenio n i e h o et chiamato fra Giouannj da Fiesole staua il più del tempo
a Santo Domenicho a Fiesole, poco di fuoij di Fi- . 5. renze. Fu di molto
humana natura et diuoto et dipinse con assaj facilita in Firenze et in Roma
et in altrj luoghi. 6. In Firenze nel monasterio de, fratj di San Marcho di-
ift pinse il capitolo. 7. ' È di fua mano nella chiesa de dettj fratj la tauola
dell' altare maggiore. 8. Et sono più pitture di suo nel conuento de dettj
fratj. 9. Fece la tauola nella sagrestia di Santa Trinità, doue w Cristo è
deposto di 1[ (croci). 10. È in San Gilio di fua mano una tauola, doue è dipinto
il paradiso. 1
1. Et anchora nel Tempio (per la compagfùa del Tetnpio) una tauola djpinse,
doue è Cristo morto et intomo le Marie. » 12. Sono di fua mano nell' hornamento
dellj argentj ne fratj della Nunziata più fìure picchole dipinte. 95
1. Et [inj nella chiesa de fratj dellj Agnolj è di sua mano uno inferno et
un paradiso. 2. In Santa Maria Nouella {dipinse) tra le 3 porte del 3. tramezOi
quando era giouane. Più tabemaculettj {dipinse) in detta chiesa, doue tenghono
le reliquie. ' 5 4. Dipinse la tauola delia cappella del palazzo de Médici,
et allo 'ntomo della quale dipinse in frescho Benozo. 5. Sono nella chiesa
di San Domenicho di Fiesole più tauole di sua mano, che molto bene per chj
intende sono conosciute et maximo chj {ha) visto della maniera fua. 10 6.
Dipinse fuoij sopra Tuscio di detta chiesa una Nostra Donna. 7. . In Roma
dipinse a papa Eugenio {cotite ancor'' a papa Niceoiiì) una capi)ella. Don
Lorenzo Monaco. 8. Fra Lorenzo pittore, frate dellj Agnolj di Firenze, i&
fece nella chiesa di dettj fratj la tauola dell* altare maggiore, 9. lauorata
con grande hornamento. Dipinse anchora in detto convento molte altre cose.
10. In Santa Trinità di Firenze è di fua mano dipinta la cappella dellj Ardinghellj,
doue sono dipinte Dante et il Pe- so 1
1. trarcha. Et Jn detta chiesa anchora dipinse la cappella de Bartolinj, doue
fece lo sponzalitio di Nostra Donna. Dello Delli. 12. • Messere Dello Fiorentino,
pittore fece in Spagna opere assaj et in altrj luoghi, et in Firenze non è
13. molta notitia di sue pitture. È fama, che con grembiulj di S5 14. tela
d'oro auantj dipingeua. Et dal re di Spagna fu fatto ' caualiere, et fugli
fatto grande honore, tornando a Firenze, 1 dire meglio et vedere, di che cose
è. 96 et furongli date le bandiere del comune, che nel tempo medesimo tornando
fimilmente in Firenze Filippo dellj Scho- laij, detto Spano, tanto egregio
caualiere, gli fumo per in-
1. vidia denegate. Et dicesj, che tornando esso et hauendo con gran seguito
di persone hauto le dette bandiere et 6 passando per Vacchereccia, doue in
quel tempo erano molte botteghe di oreficj, nelle qualj erano molti Aia conofcentj,
fu da alcuni bociato, o per beffe o per piaceuoleuà che fi 2. fussj, con dire:
,o, o, o'. Si uolto verso loro et con ambe le mani fece le fiche et senza
dire cosa alcuna passo uia, io et quasj nessuno, excepto quellj che lo bociorono,
di cotale atto s'auiddero, che con le manj haueua loro la risposta fatto.
3. È di fua mano in Firenze nel primo chiostro di Santa Maria Nouella dì uerde
tena, quando Isaac dette le bene- ditioni a fìgluolj. i6 Spinello Aretino.
4. Spinello, pittore Fiorentino et padre {zio) di Forzore orefice, abito in
Arezo et li stette il più del tempo della vita sua; et perciò chiamato era
Aretino. 5. Dipinse la sagrestia di San Miniato a Monte.
Fra Filippo Lippi.
6. Fra Filippo pittore dell' ordine Carmelitano fuso valentifsimo maestro et era gratioso molto et homato et sopra modo artifìtioso, et auantj a lui furono pochi che nelle compositioni et varietà del colorire et nelli homamentj d'ogni sorta o imitatj dal uero o fìntj o nel fare i pannj delle fìure lo fuperassino. «6
7. Dipinse in Firenze nella chiesa di Santo Ambruogio la tauola
dell' altare maggiore, molto homata et bella, et nella fagrestia de fratj
di Santo Spirito una tauola d'altare de Barbadoij, fatta fare per i capitani
di Orzanmichele. 97
1. Et dipinse nel nouitiato de fratj di Santa f {Croce) una tauola d'altare,
nellaquale sono alcunj errorj, contraseg-
2. natj per Andreino dellj Impicchatj. Et anchora nella chiesa di dettj fratj dipinse la predella dell' altare della Nuntiata di mano di Donato, laquale a sua 'stanza fece. 6
3. È di fua mano in San Lorenzo nella cappella delli opera) una tauola d'altare et nella detta chiesa ne sua cappella della Stufa una tauola d'altare non finita a canto alla cappella maggiore.
4. Dipinse anchora una tauola nel palazzo de Médici,
laio quale, quando essj di Firenze fumo scacciat), fu canata et 5. messa
nel palazzo de Signorj, doue al presente si troua. Et nel palazo detto (n//)la
schala è di sua mano una Nunziata. 6. Il anchora di fuo mano nella chiesa
delle suore delle Murate la tauola dell* altare maggiore et in detta chiesa
la i5 tauola di San Bernardo, quando ha legato il demonio, et in detta chiesa
una tauoletta similmente di San Bernardo. 7. È di fuo mano anchora nella chièsa
delle suore d* Anna- lena onero di Baldaccio una tauoletta, doue è dipinto
un presepio. ' so 8. E al Carmino dipinse in sulla piaza sopra la porta del
chiostro la Nuntiata. 9. In Prato dipinse nella piene la cappella maggiore.
10. In Padoua dipinse anchora assaj et feceuj di belle opere. Andrea dal Castagno.
11- Andreino da Castagno pittore, cognominato S6 Andreino dellj Impicchatj
, si dice essere stato da picchol fanciullo leuato da guardare le pecore da
uno, che trouato l'haueua disegnare insù le lastre, et in Firenze hauerlo
seco r condotto, doue poi alla pittura dare opera gli fece, laquale in modo
aprese, che pochj ne sua tempi hebbe concorrentj. so 12. Et fu gran disegnatore
et di gran riljeuo , amatore delle Frey, Codice MAgliabcchlano. 7 98 difficuka
dell' arte et di schorcj, et veggonsi anchora hoggi' le cose sua molto pronte,
che con gran facilita faceua.
1. Dipinse in Firenze nella chiesa di San Gilio una fac- ciata , > che la
2 a dreto all' altare dipinse Alesso Baldoui- nettj et la 3 a verso maestro
.Domenicho da 6 Vinetia, ilquale da detto Andreino fu morto per invidia d'un
colpo di una tnaza ferrata infulla testa, che gli dette, acio finire non potessi
la detta facciata*, laquale cosa esso 2. Andreino alla sua morte confesso,
detto omicidio. Et nel chiostro dell' Ossa di detta chiesa fece un Santo Andrea
io 8. sopra uno uscio. Et anchora nel refettorio di detto luogho, cioè di
Santa Maria Nuoua, dipinse un cenaculo di Cristo con. li apostol), cosa excellente.
4. Nel chiostro grande de fratj di Santa f {Croce) dipinse un Cristo battuto
alla colonna con più fìure intomo. i5 5. Et anchora nella chiesa de dettj
fratj [in] nel cantone a canto alla cappella de Caualcantj ouero della Nuntiata
di Donato sono di fuo' mano un San Girolamo et un San Franciescho. 6. Dipinse
anchora nella chiesa de fratj della Nunziata ao nella cappella di messer Orlando
de Médici.le tre fìure dell' 7. altare, ch*al naturale ui ritrasse la donna
sua. Et dipinse anchora in detta chiesa in tm altra cappella Santo Girolamp
et anchora in detta chiesa acanto alla detta cappella et acanto alla cappella
della Nunziata Santo Giuliano con la w 8. fua historia. Et in detta chiesa
è di fuo mano anchora un San Bernardino, che è nel pilastro della cappella
di Santa ' Barbara, opera molto mirabile. 9. In Santa Maria del Fiore acanto
alla fìura di messer Giouannj Aguto di Pagolo Ucello dipinse la fìura di Niccholo
so da Tollentino a cauallo, stato capitano de Fiorentinj. 1 Vederle.
99
1. . Nel muniftero de fratj dell) Agnolj nel primo chiostrp, riscontro dia
porta come s*entra drento, è di suo mano il crudfisso con le altre fìure atomo e
il crocifìsso del chiostro suirorto.
2. Dipinse sopra la porta della chiesa delle suore di San s Giuliano uno Cristo in f {croce) con Maria et San Giuliano, opera molto bella.
3. Dipinse anchora nella facciata del palazo del Podestà più cittadinj, statj confìnatj per lo stato, a uso d'inpichatj per loro ignominia, equalj tanto bene condusse, che dall'io bora auantj da loro il cognome s*aquisto, che Andreino non più da Castagno, ma delli Impicchatj era chiamato.
4. Poco fuorj di Firenze nella villa, detta Soffiano, nella loggia della casa de Carduccj et poi de Pandolfìnj dipinse moltj huominj famosj. 16
5. Dipinse alla Scharperia sopra la porta del palazo del Vicario una Carità nuda, egregia pittura.
Paolo Uccello.
6. Paolo Ucello Fiorentino, pittore valse assaj nel - fare animalj et paesj et fu buono componitore et uarìo et amatore delle difhculta dell'arte et molto artifitioso nellj so
7. schorcj, perche molto bene la prospettiua possedeua. Morse allo spedale. 8. In Firenze nel primo chiostro* di Santa Maria Nouella fece, quando Idio plasmò Adamo et Bua, et come furono
9. dal paradiso cacaatj. Et dipinse nel detto chiostro anchora 86 l'historìa del diluuio, doue sono di bellissime cose.
10. Dipinse in .Santa Maria del Fiore la fìura di messer Giouannj Aguto Inghilese, capitano de Fiorentinj, a cauallo di uerde terra.
1 Vedere, se sono una faistorìa o
dna. 80 100
1. , Et nel chiostro de fratj del Carmino sopra la porta dipinse una processione.
2. Et anchora nel munisterio de fratj dellj Agnolj nel chiostretto dall'orto
dipinse di uerde terra molte fìure, con grande artifitio et tenute dallj
intendentj assaj rare. 6 3. Nella faccia del munistero delle fuore di Baldaccio
overo Annalena fece dua fìure.' 4. Et sopra la .porta della chiesa di Santo
Tomaso in merchato vecchio dipinse Cristo et San Tomaso. 5. Dipinse anchora
nel chiostro di San Miniato a monte io disopra, intomo et disotto come s'entra
drento, ma sono cose non molto tenute in pregio. 6. Dipinse e quadij delle
giostre nel palazo de Médicinella uia Largha. 7. Fece molte altre
opere in pannj et in tauole, assaj i6 tenute care et commendate. Giuliano
di Arrigo, detto il Pesello. 8. Pesello pittore Fiorentino passò tutti gli
altrj nd fare gl'animalj, che di moltj anchora di fua mano si ueggono di
gran perfectione, et infra gli altrj in Firenze nel palazo de Médiciun
lione a una grata, so 9. Et dipinse anchora presso a detto palazo in casa
Piero Francescho de Médiciuna spalliera d*animalj, molto bella. 10.
, A Pistoja nella chiesa di San Jacopo dipinse una tauòla. 1
1. - Et fece moltissime altre opere et più disegnj , seguitj » dipoi per
Francescho suo discepolo, detto Pisellino. ' 1 Vedere, doue uj sono. 2 Sat£
IO. II. kassirt; dazu die Bemerkung Fu di mano di Pilellino.
101
Francesco di Stefano, detto il Peseilino.
1. Francesco pittore Fiorentino, discepolo di Pesello et detto per sopranome
Peseilino, assaj imitò il maestro et fu molto gentile et in compositione
di cose pic- chole excellente. 2. In Firenze nel nouitiato de fratj di Santa
f (Croci) è di 6 Tua mano la predella dell' altare della tauola di mano
di fra Filippo, nella qual tauola sono alcunj enorj, seguita {?) da Andreino
da Castagno.
3. In Pistoja dipinse nella chiesa di San Jacopo una tauola, entrouj la Trinità. io Alesso Baldouinettj.
4. Alesso Baldouinettj Fiorentino,
pittore dipinse in Firenze la cappella maggiore in Santa Trinità et la tauola
di detta cappella. 5. Dipinse nella chiesa di San Gillo la facciata dreto
all' altare maggiore. i6 6. E nel chiostro auantj la chiesa dellj fratj
de Seruj di- pinse in frescho un presepio apunto dreto alla Nunziata.' 7.
Rischiaro la uolta del musaicho di San Giouannj, doue li fu fatto dalla
(dal La) Ceccha architettore uno ordigno di legname, molto bello, che con
gran facilita si giraua per tutta io la cupola, il disegno del quale hebbe
da Bernardo Galluzzj, che gran tempo dipoi stette nella Sapientia. Domenico
Venetiano. 8. Maestro Domenicho da Vinetia pittore di- pinse in Firenze
nella chiesa di San Gillo la facciata veiso 9. della cappella maggiore.
Et fu morto , mentre ss lauoraua in^ detta facciata, da Andreino dellj Impicchatj
. per invidia, che a concprrentia dipigneuano in. detto luogho. 102 Berto
Linaiuolo.
1. Berto Fiorentino, pittore. 2.
3. Nella sua puerìtia stette al linauuolo. Morse gioitane et non dimeno
fu valente et fece più tauole et altre pitture in tondj, molto belle. 4..
Guido del Guidolino pittore Fiorentino. 6 5. Jacopo del Corso pittore Fiorentino.
6. Zanobi dellj Strozzj pittore Fiorentino. 7. Domenicho di Mombertino pittore.
8. Zanobi Macchiauellj pittore Fiorentino. Baccio da Montelupo. 9. Baccio
da Montelupo scultore fece il San Gio- io uannj vangelista nel pilastro
d'Orzanmichele. 10. £1 Marotino pittore Fiorentino. 1
1. Giouannj da Rouezano pittore.
103
Benozzo Gozzoli.
1. Benozo pittore Fiorentino dipinse in Firenze la facciata della chiesa
di fuor) di San Gillo, quando il papa consacro detta chiesa. 2. Dipinse
la facciata da lato di fuoij di Santa Maria Maggiore di uerde terra. 5 3.
In San Frìano di Firenze un transito di San Girolamo, hoggi guasto, nella
faccia verso la via. 4. Et anchora è di fua mano dipinta in frescho la cap-
pella del palazo de Médici, doue è la tauola di fra Giovannj da Fiesole.
io 5. In Pisa in campo santo dipinse molte cose. Piero del PoUajuolo. 6.
Piero del Pollaiuuolo pittore Fiorentino.
7. In Firenze dipinse nella faccia
dinanzj della chiesa di San Miniato fra le torri un San Crìstofano, et si
dice esseme il disegno di Antonio fuo fratello.^ i6 8. È di fua mano la
tauola di San Bastiano nella chiesa di San Bastiano acanto alla Nunziata,
doue dal naturale rìtrafse Gino di Lodouico Capponj. 0. Fece le 6 virtù,
che sono nella spalliera della fala della Merchatantia, che la 7*, cioè
la Fortezza, è; di mano di so Sandro di Botticello. 10. Et fuoij di Firenze
nella chiesa di San Miniato a monte ^ ' dipinse la tauola della cappella
del cardinale di Portoghallo. 1
1. A Roma più cose. * 1 Metterlo innanzj a Sandro BotticelU. 95 S Et del
libro d* Antonio dice, essere stato il disegno al fermo d'Antonio suo fratello.
104
Sandro Botticelli.
1. Sandro di Mariano di Vannj Filipepi, chiamato Sandro di Botticello, pittore, fii discepolo di fra Filippo et huomo molto piaceuole et faceto, et ne fua tempi
2. erano le fue opere stimate assaj. Et essendo esso una volta da messer Tomaso Soderìni stretto a tor moglie, gli rispose : 6
3. ,Vi uoglio dire quello che non è troppe notti passate che ' m' interuenne , che sognauo hauere tolto moglie \ et tanto dolore ne presj, che io mi destaj et per nonmj radormen- tare {et) per non lo rìsognare ' più mi leuaj et andaj tutta la notte per Firenze a spasso come un pazo'; per ilche intese io
4. messer Tomaso, che non era terreno da ponij vigna. Et a uno, che più uolte nel ragionare secho gli haueua detto,
5. che harebbe uoluto cento lingue, gli rispose : ,Tu chiedj più lingue et ha'ne la meta più che il bisogno, chiedj ceruello,
6. poueretto, che non hai niente.' Lauoro assaj. i6
7. E- in Firenze dipinse nella Merchatantia la Forteza nella spalliera de sej, che l'altre sono di mano di Piero del , . Pollaiuuolo. Si * Nella chiesa, de frati di San Marcho è di sua mano una gran tauola allato alla porta della chiesa. w
9. Nella chiesa d'Ognisantj nel pilastro dinanzi al coro dipinse in frescho un Santo Agostino, al riscontro del San Girolamo, fatto a concorrenza con Domenicho del Grìllandaio. io. Et in detta chiesa »
11. ^ Et nel refettorio di detti fratj è di sua mano un cenam culo di Cristo con dicepolj, ilquale fece nel 1480.
12. È di sua mano in San Bemaba la tauola dell' altare maggiore di Nostra Donna et Santa Caterina.
13. Et nella chiesa delle suore delle Conuertite dipinse la tauola dell* altare maggiore che è io
14. Et {in) Santa Maria Nouella dipinse ima tauoletta di '
105
altare, che è acanto alla porta del
mezo, de magi, che vj sono più persone ritratte al naturale.
1. In Santa Maria Maggiore è di Aia mano i ^ San Bastiano in tauola, che
è in una colonna, ilquale fece di Giennaro nel 1 47
3. ' 2. In San Piero Gattolinj la tauola dell' altare maggiore, che sono
:
6 3. Più femine gnude bellissime. 4. In Santo Spirito è di sua roano nella cappella de Bardj la tauola dell' altare, doue è dipinto i* Nostra Donna et i^ San Giouannj Battista.
5. A Castello in casa il signore Giouannj de Médicipiù iQ quadri dipinse, che sono delle più belle opere che facessj.
6. Dipinse nel 1478 nella facciata, doue già era il Bargi- elio, sopra la doghana messer Jacopo, Francesco et Rinato de Pazj et messer Francesco Saluiatj, arc[h]iue8chouo di Pisa, et duj Jacopi Saluiatj, Tuno fratello et l'altro affine di 16 detto messer, Francesco, et Bernardo Bandini, impicchatj 'per la gola, et Napoleone Franzesj , inpicchato per i ^^ pie , che si trouorono nella congiura contro a Giuliano et Lorenzo de * Médici, allj qualj Lorenzo poi fece ai piedj li epitaffi, et infra l'altrj a Bernardo Bandino, che in questo modo diceua: bo
7. Son Bernardo Bandinj, un nuouo Giuda, Traditore 'micidale in chiesa io fuj. Ribello per aspettare morte più cruda. 8. Et è di sua mano nel palazo de Signoij sopra la schala, che uà alla Catena, l'istoria de 3 magi. * »
9. ' Dipinse et storio un Dante in
cartapecora a Lorenzo di Piero Francesco de Médici, ilche fu cosa
marauigliosa tenuto. 10.1
1. In Roma dipinse anchora. Et feceuj una tauola di magi, che fu la più
(òelia) opera che maj facessj.
12. Et nella cappella di Sixto fece
3 facde o quadri. ^ so 13. Et fece assaj opere picchole bellissime et infra
l'altre un San Girolamo, opera singulare. 1 Dimandarne. 106 Domenico GriUandajo.
1. Domenicho del Grillandaio'pittore Fioren- tino opero afsaj.
2. In Firenze nella chiesa de fratj
di Santa f (Croce) dipinse un tabemaculo di San Paulino presso et dallato
della porta del Martello, che fu la prima opera che nella pittura s gli
comminciafsi a dare fama. ^
3. Dipinse la cappella maggiore et la tauola dell' altare di Santa Maria
Nouella, doue guasto le prime pitture, fatteuj dair Orchagna, che ne cauo
di molte attitudinj di fìure et -
4. di molte altre cose. Et vi ritrasse al naturale di molte io fìure, come anòhor hoggi si uede, et infra l'altre il Politiano, il MaruUo, messer Cristofano da Prato et messer Marsilio Ficinj, che sono nell' istoria prima verso la cappella di Filippo di fra Filippo insieme dalla cintola in su.
5. Dipinse in Santa Trinità la cappella et tauola de u Sassettj.
6. Nella chiesa d*Ognisantj dipinse in frescho un San Girolamo nel pilastro del coro, fatto a conconentia con Sandro di Botticello, che al rincontro in un medefimo tempo dipinse
7. il Santo Agostino. Et dipinse in
detta chiesa un San so Giorgio.
8. Nella chiesa delle suore delle Murate dipinse un San Girolamo.
9. In Roma dipinse anchora nella cappella di Sisto più 10. historie et vi
fece di molte altre opere. Fu padre di Ridolfo, ss 1 Credo, fia di Sandro.
107 Fra Bartolommeo.
1. Fra. Bartolomeo di Pagolo, frate di San Marcho, pittore.
2. In Firenze dipinse nel chiostro dell' Ossa di Santa Maria Nuoua in frescho un Giuditio. ' 3. Et nella chiesa de fratj di San Marcho sono di fua 6 mano dua tauole d'altare in meza là chiesa, l'una a rincontro
4. dell' altra. È di fua mano anchora il San Marcho a sedere, 5. che è nel muro del coro di detta chiesa. Dipinse anchora - 1° San Bastiano nudo, opera mirabilifsima et rara, che già stette più tempo in detta chiesa, poi fu messo da fratj nel io capitolo, et dipoi fu mandata {se, ia tauckt) in Francia.* 6. Dipinse un San Vincentio sopra l'altare di sagrestja de dettj fratj.*.
7. Dipinse una Nostra Donna et i<> Cristo in casa Agno- lo Donj. 16 8. Dipinse una tauola d'altare nella Badia di Firenze di San Bernardo a Bernardo del Biancho nel 1505. 9. Dipinse dua tauole molto belle, che furon mandate in Francia, 10. A Lucca dipinse una Misericordia. so « Raffaellino del Garbo.
11- Raffaello del Garbo pittore fece in Santo Spirito una tauola d'altare, doue dipinse una Pietà, opera molto bella.
12. Dipinse un crudfisso in ^ tauola
nell' oratorio de fratj del monte Uliueto fuoij di Firenze. ss- 1 Dime più
particularj. S Credo, habbia sopra Tuscio di sagrestia. 108 Andrea del Sarto.
1. . Andrea del Sarto Fiorentino, pittore, dice- polo di RafTaellino del
Garbo exceliente, opero assaj e fece di moltj dicepoli. 2. In Firenze nel
chiostro della compagnia di San Gio- uannj Schalzo dipinse più storie molto
belle. ft
3. Nel chiostro dinanzj alla chiesa della Nunziata dipinse più storie, doe Santa Anna nel parto di Santa Maria et la storia de magi et altre quattro {cinque) storie, che sono acanto, runa air altra, in detto chiostro ali* entrare a mano stancha. 4. Dipinse, quando era giouane, il palazo de Dej in sulla io piaza di Santo Spirito.
5. Dipinse nel chiostro di dettj fratj {tie* Servi) anchora sopra la porta, che va in chiesa, una Nostra Donna a se- . dere con il putto et Giuseppo.
6. Et anchora in fullo sdrucciolo da Orto San Michele u dipinse una Nunziata.
7. Et per lo assedio di Firenze dipinse in piaza dalla Con- dotta 2 huominj del signor Mario Oisino, cioè Cecchino Orsino et (Jachopantomo Orsino) ^ impicchatj per 1° pie, equali dette none hauere fatto, {ma) io fuo dice- m polo; ma di fua mano li fece. 8. Dipinse una tauola, laquale è in casa Bartolomeo Pan- datichj, entratj i* ,• i {assunta di Nostra Donna con gli apostoli intorno al sepolcro)
9. Et è di fua mano poco fuorj della
porta a San Gallo u di Firenze un tabemaculo di Nostra Donna. 10. Et nel
refettorio di San Saluj fuori di Firenze dipinse !!• I® cenaailo di Cristo
co dicepolj, cosa marauigliosa. Dipinse una tauola d'altare, che è nel romitorio
di Valle 1 Dimandarne Jacopo da Pontonno. ^ 109 Ombrosa, et nel mezo d'essa
v'è una Nostra Donna picchola, pittura Grecha.
1. Una tauola d'altare è di fua mano nella chiesa del munistero di Luco
in Mugello.
2. Dipinse dua tauole d'altare, già fuori di Firenze nella
6 chiesa di San Gallo et al presente in dettj fratj a Santo
3. Jacopo infra fossj : In una fece la Trinità, nell' altra, quando Cristo era nell' orto.
4. Dipinse una tauola nella chiesa delle inonache di' San Francescho in Firenze. io
5. Et anchora una altra tauola nella chiesa delle monache di Monte Dominj. (). Et l'ultima opera che ej facessj fu un quadro d'altezza
3 braccia, entrouj dipinse un sacrifitio di Habram et Isac con certj pastorj , nel quale dimostro , che ben possedeua i6 l'arte, che era exceliente maestro, che è opera da essere tra
7. l'antiche rare opere connumerata.
Laquale hebbe poi il marchese di Peschara per mezo di Filippo Strozzi. 8.
Dipinse al Poggio {a Caiano) nel palazo de Médicinella sala da basso
il ^ {tributo degli animali) so 1 Dimandarne Giorgio o Jacopo da Pontormo.
no . Lionardo da Vincj.
1. Lionardo da Vinc], cittadino Fiorentino, quantunche (non) fussj legittimo
fìgluolo di ser Piero da Vincji 2. era per madre nato di bon sangue. Fu
tanto raro et uni- uersale, che dalla natura per suo miracolo essere produtto
dire si puote; laquale non solo delle bellezze del corpo, che 6 molto bene
gli concedette, uolse dotarlo, ma di molte rare "''
8. virtù uolse anchora farlo maestro. Assaj valse in mathematica et in prospettiua
non meno et opero di scultura et 4. in disegno passo di gran lungha tuttj
li altij. Hebbe bel- lissime inventionj, ma non molto coloij le cose (fna
non io color; molte cose^, perche maj a se medefimo satisfaceua, et
5. pero tanto rare si trouono le sue opere. Fu eloquente nel parlare et raro sonatore di lira et fu maestro di quella
6. d'Atalante Migliorottj. Attese et dilettossj de semplicj et fu valentissimo in tiraij et in edifizij d'acqua et d'altrj ghiribizj i6 ne maj con l'animo suo si quietaua, ma sempre cose nuoue con ringegiio fabrìcaua. 7. Stette da giouane col Magnifico Lorenzo de Medie] ; et dandolj prouisione per se il faceua lauorare nel giardino 8. sulla piaza di San Marcho dj Firenze. Et haueua 30 annj,
10 che'l dal detto Magnifico Lorenzo
fu mandato al duca di Milano insieme con Atalante Megliorottj a presentarlj
una 9. lira, che unico era in sonare tale extnunento. Torno dipoi in Firenze,
doue stette più tempo; et dipoi o per indigna- tione che fi fussj o per
altra causa, in mentre che lauoraua S5 nella sala del Consiglio de Signor),
si partj et tomossene in 10. Milano, doue al seruitio del duca stette più
annj. Et dipoi stette col duca Valentino et anchora poi in Francia in più
1
1.
12. luoghi. Et tomossene in Milano. Et in mentre che lauoraua il cauallo
per gittarlo di bronzo, per reuolutione dello stato ao tomo a Firenze et
per 6 — mesj si tomo in casa Giouan ni
1. Francesco Rustichj scultore nella uia de Martellj. Et tor- nossene a
Milano et dipoi in Francia al seruitio del re Francescho, doue porto assaj
de sua.disegnj, dequalj anchora ne lascio in Firenze nell' spedale di Santa
Maria Nuoua con* altre masseritie et la maggior parte del cartone della
sala s del Consiglio, delquale il disegno del gruppo de cauallj, che
2* hoggi in opera si uede, rimase in palazo. Et morse presso a Ambosia, citta di Francia, d'età d'annj 72 a un suo luogho,
3. chiamato Cloux, doue haueua fatto le sue habitationj. Et lascio per testamento, a messer Francesco da Melzio, gentile io homo Milanese, tuttj i danaij con tuttj pannj, librj, scritture, disegni et instrumentj et ritrattj drcha la pittura et arte et industria sua, che quiuj si trouaua, et fecelo executore del
4. suo testamento. Et lascio a Batista de Villanj suo seruitore la meta di un suo giardino, che haueiia fuoij di Milano, et is 5. Taltra meta a Salay suo dicepolo. Et lascio 400 scudi a sua fratelli, che haueua in deposito in Firenze nello spedale di Santa Maria Nuoua, doue doppo la sua morte da loro non fu trouato più 300 scudi.
6. Hebbe più dicepolj, tra quali fu Salj Milanese, Zeroastro so da Peretola, il Riccio Fiorentino dalla porta alla f {Croce),Ferrando Spagnuolo, mentre lauoraua la sala in palazo de Signorj.
7. Ritrasse in Firenze dal naturale la Ginevra d'Amerigho Bencj, laquale tanto bene fini, che non il ritratto, ma la propria Ginevra pareua. ss 8. Fece una tauola di una Nostra Donna, cosa excellentifsima.
9. Dipinse anchora un San Giouannj. 10. Et anchora dipinse Adamo et Eua d'acquarello, hoggi in casa messer Ottauiano de Médici.
11* Ritrasse dal naturale Piero Francesco
del Giocondo. so 12. Dipinse a una testa di Megera con mirabilj et rarj
agruppamentj di serpi, hoggi in guardaroba dello * illustrìssimo et exccllentissimo
signor duca Cosimo de Médici. 112
1. ' Fece pei dipingnere nella sala grande del Consiglio del palazo di Firenze
il cartone della guerra de Fiorentinj, quando ruppono a Anghiarj Niccholo
Picci(fri)no , capitano del duca Filippo di Milano , ilquale comincio a
mettere in opera in detto luogho, come anchora hoggi si uede, et con vernice.
6 2. Conmincio a dipignere la tauola nel detto palazo, laquale dipoi in sul suo disegno fu finita per Filippo di fra Filippo.
3. Dipinse una tauola d'altare al
signor Lodouico di Mi- lano, che per intendenti, che l'han vista, s'è detto
essere delle più belle et rare cose che in pittura si uegghino, laquale
io dal détto signore fu mandata nella Magna allo imperatore. 4. Dipinse
anchora in Milano uno cenaculo, cosa excel- lentifsima. 5. Et in Mils^no
similmente fece uno cauallo di smisurata grandezza, suuj il duca Francesco
Sforza, cosa bellissima, per 15 gittarlo di bronzo, ma uniuersalmente fu
giudicato essere inpiossibile , et maximo perche si diceua, uolerlo gittare
di uno pezzo; laquale opera non hebbe perfectione. 6. Fece infìnitj disegnj,
cose marauigliose, et infra li altrj una Nostra Donna et una Santa Anna
, ch'andò in PVancia, 10 et più notomie, lequalj ritraeua nello spedale
di Santa Maria Nuoua di Firenze. 113 Michelangelo Buonarroti.
1. Michelagnolo di Lodouico Buonarroti Simon] Fiorentino di nobile et di
antichissima castità fu dal Magnifico Lorenzo de Médiciin giouentu
aiutato, tirato 2. su et rileuato. Et è molto da considerare, come più con-
venientemente chiamare si possa, o architetto o scultore 6 o pittore, concio
sia che in tutte a tre le dette faculta habbj tanto perfettamente operato
et opeij, che (fton) solo i mo- dem], ma li antichi anchora habbia fuperato
et fupeij; et nella fua vecchiezza, quando la mano et la uista manchare
suole, {con) le sue opere ha uolsuto a tutto il mondo mo- io strare, egli
essere unico, et li altrj maestrj essergli inferior]. 3. Neir architettura
fi uede in Firenze il modello della nuoua sagrestia di San Lorenzo, della
quale che nella mag- gior parte si potrebbe dire hauere hauto exemplo dalla
vec- chia, fatta et ordinata infieme con la chiesa da Filippo di i6 ser
Brunellescho , [et] non dimeno si uede et conoscesi, che nelli edifiz] fatt]
egli v'ha marauiglioso ]uditio. 4. Fece il modello della facciata di detta
chiesa, cosa marauigliosa et bella, laquale di più fitire uoleua adomare
come anchora vedere fi puote. so 5. Fece il modello della libreria di San
Lorenzo. 6. Nella scultura in Firenze in detta sagrestia è di fua mano la
Notte, la Aurora, il Bruscho et il Giorno, non fìnit], di marmo, et Giuliano
et Lorenzo de Médicidi marmo, fìnit] , sopra le loro sepulture, et
i« Nostra Donna, S5 non finita. 7. Et in piaza de Signor] il gigante di
marmo auant] la porta del palazo. 8. In Roma in Santa Maria delle Febbre
una Pietà di marmo è di sua mano et altre fìure. so Prey, Codice Mugliiibechtnno.
8 114
1. Nella pittura io tondo di Nostra Donna in casa Agnolo Donj. 2. Fece il
disegno della Venere, colorita poi per Jacopo da Póntormo. 3. La opera della
cappella {di Sisto JV). 5 4. La cappella è lungha 69 braccia >/) — e largha
braccia 23 1/3. 5. In fronte alla porta è il Giuditio di Michele Agnolo,
marauigliosamente difegnato et messo in opera. 6. La uolta con storie del
testamento uecchio. io 7. Questa uolta (, daue sono) tutte le cose di Michele
Agnolo, è marauigliosa et cosa tanto rara quanto sia possibile et quanto
maj fi fìa uista ne tempj nostri et forse pure a secolj innanzj. 8. Storie,
fatte da uarj maestrj giù basso, che furono fatto al tempo di Sisto, che
vene di mano di 15 Domenico del Grillandaio, Sandro di Botticello, Cofimo
Rossellj, Pietro Perugino, Luca da Cortona; m in que tempi bellissime storie.
9. Lionardo^ da Vincj fu nel tempo di Michele 10. Agnolo. Et di Plinio cauo
quello stuccho, con ilquale colo- li. riua, ma non Tintese bene. Et la prima
uolta lo prouo in uno quadro nella sala del Papa, che in tal luogho lauoraua,
g» et dauantj a esso, che Thaueua apoggiato al muro, accese un gran fuoco
di carbonj, doue per il gran calore di dettj carbonj rasciugho et seccho
detta materia; et dipoj la uolfe mettere in opera nella sala, doue giù basso
il fuoco agiunse et seccholla, ma lassù alto per la distantia grande non
ui so aggiunse il calore, et colò. ' Fiorentinj, 1 Dal Càv. (Cavaiieri Obtrschrift.)
115
1. Era di bella persona, proportionatai gradata et bello 2. aspetto. Portaua
un pitoccho rofato, corto sino al ginocchio, 3. che allora s'ufauano i vestiri
lunghj. Haueua fino al mezo in petto una bella capellaia et inanellata et
ben composta. 4. Et passando ditto Lionardo infieme con Giouannj da 6 Gauine
da Santa Trinità dalla pancacda dellj Spinj, doue era una ragunata d*huominj
da bene, et doue si disputaua un passo di Dante, chiamerò detto Lionardo,
dicendogli, che 5. dichiarassi loro quel passo. Et a caso apunto passo di
qui Michele Agnolo, et chiamato da un di loro, rispose Lionardo : io 6.
7. ,Michele Agnolo uè lo dichiarerà egli'. Di che parendo a Michelagnolo,
llìauessj detto per sbeffarlo, con ira gli 8. rispose: ,Dichiaralo pur tu,
che facestj un disegno di uno cauallo per gittarlo di bronzo et non lo potestj
gittare et 9. per vergogna lo lasciasti stare'. Et detto questo, uolto loro
i6 le rene et andò uia; doue rimase Lionardo, che per le dette parole diuento
rosso. 10. Michele Agnolo quando era interdetto per sparsione di sangue
di uno de Lippi [interdetto], entro la in una uolta, doue erano moltj depositj
di mortj, et quiuj fece notomia di so assaj corpo et tagliò et sparò, aqualj
a caso prese uno de Corsinj, che ne fu gran rumore, fatto dalla casata de
dettj 1
1. Corsinj. Et funne fatta richiama a Piero Soderinj, allora gonfaloniere
di iustitia, del che ei rise, ueggiendo hauerlo fatto per aquistare nell*
arte sua. ij^cki^i'ic. >a 12. E anchora Michele Agnolo uolendo mordere Lionardo,
13. gli disse: ,Et che t*era creduto da que caponj de Melanesj'.? 116 Filippino
Lippi.
1. Filippo pittore Fiorentino, figluolo di fra Filippo, fu gentilissimo
maestro, et benché morìssj giouane, fece di 2. molte opere. Dicesj, essere
dicepolo di Sandro di Botticello. 3. In Firenze dipinse la cappella di Filippo
Strozzj a canto air altare maggiore in Santa Maria Nouella. 6 4. Nella chiesa
de fratj del Carmine finj di dipignere la cappella de Branchaccj, cominciata
dallo Stamina et poi da Masaccio et Masolino. 5. Nella chiesa di Santo Spirito
fece una tauola d'altare a Tanaj de Nerlj , nellaquale lo trasse al naturale
infieme io 6. con madonna Pippa sua donna. Fece anchora il disegno della
finestra di uetro di San Martino. 7. Et comincio anchora a dipignere la
tauola dell' altare maggiore della Nunziata dal lato dauantj, laquale per
la fua ' morte finire non puote. * i& 8. Dipinse nella sala minore del Consiglio
del pàlazo de Signoij la tauola, doue è la Nostra Donna con altre fiure,
laquale haueua cominciato a dipignere Lionardo da Vinci; et detto Filippo
la finj in sul disegno di Lionardo. 9. È di fua mano fiiorj di Firenze nella
chiesa de fratj so di San Francescho a San Miniato a monte una tauola d'al-
tare, laquale fece a detto Tanaj. * . 10. Et nella chiesa di San Donato
(a) Schopeto dipinse la tauola dell' altare maggiore. 1
1. Et anchora nella chiesa delle Campora a MarignoUe è n di fua mano una
tauola molto bella. 12. Fece una tauoletta di fiure picchole a Piero del
Pugliese, cosa rara et tanto bene finita, che è marauigliosa a riguar- 13.
dantj. Et fii da un altro cittadino richiesto, che una simile gnene facessj,
alquale rispose, non essere possibile. so 117
1. In Roma dipinse nella Minenia una cappella a 'stanza di Giouannj Toraabuonj.
2. Faceua esso Filippo generalmente alle fiure una mano più lungha che l'altra
et conosceua tale errore, ma per Fuso fattouj non sene poteua ricorreggiere.
6 3. Dipinse a Bologna et a Genova. Franciabigio. d. Il Francia Bigio pittore
Fiorentino dipinse nel chiostro auantj la chiesa della Nunziata lo sponfalitio
di Nostra Donna. 5. Et nella chiesa di Santo Giobb dreto a Seruj il taber-
io naculo di Nostra Donna et Santa Lisabetta. 6. Al Poggio (a Catane) nel
palazo de Médicinella sala da basso dipinse l'istoria di Cesare,
che è portato {risioria di Cicerone , che i portato dai cittcutini Romani
per gloria sua,) 16 7. Pietro Perugino, dicepolo di Sandro Botticella Sopra
l'orìgine e lo sviluppo della pittura e scultura presso gli Antichi e gli
Italiani moderni. Epilogo dell' Autore secondo l'Apologia, che fa precedere
Cristoforo Liandino al suo commento della Divina Commedia di Dante. Secondo
il Landino.
1. Filippo. 2. Donato. 3. Desiderio. 4. Lorenzo di Bartoluccio.
1. Cimabue. 2. Giotto. 3. Maso. 4. Stefano. 5. Masaccio. 6 6. Fra Filippo.
7. Andreino dalli Impiccatj. 8. Paulo Ucello. 9. Fra Giouannj. 10. Pesello.
10 1
1. Pesellino.
1. Resta la pittura, laquale apresso gli antichj non fu 2. maj in picchola
stima. Scrìuono gli Egyptij, la pittura essere .8. loro inuentione et d'Egitto
essere uenuta in Grecia. Ma de Grecj alcuni dicono, ch'è trouata in Sidone,
alcuni in Co- 16 4. rìntho. Erano le prime pitture di una sola linea, con
laquale 5. drcundauano l'ombra del huomo. Dipoi con uno solo colore 119
1. cominciorono a dipignere. Onde tal pittura fu chiainata monocromata —
d'un solo colore, perche ,monos' significa solo et ycroma' colore; e fu
molto anticha, perche secondo Plinio ne tempi delle guerre Troiane non fi
trouauano anpittoij.
2. chora E primj in Grecia fumo Sertice (^Aridices) 6 3. Corinthio et Telephane Sicionio. Ma Parrafio .
4. Ephesio la ridusse in gran dignità. Seguitorono poi moltj, da moltj lodatj, tra qualj il primo grado tiene Apelle, da tuctj reputato [et] ne futurj seculi infuperabile. 5. Ma tale arte doppo fua perfectione , come molte altre, io 6. nell Italica seruitu quasj si spense. Et erano le pitture in que secolj non punto atteggiate et senza affetto alcuno d'animo. 7. Fu adunque il primo Giouannj Fiorentino cogno- . minato Ci m ab uè, che ritrouo e lineamenti naturali et la uera proportiòne, laquale e Grecj chiamono fimetria, et le ia Aure, ne superiori pittorj morte, fece uiue et di uarii gestj 8. et gran fama lascio di se. Ma molto maggiore la lasciaua, sinon hauesse hauto si nobile successore, quale fu Giotto 9. Fiorentino, coetaneo di Dante. Costuj fu tanto prefetto et absoluto, che molto dipoi si sono affatichatj gli altij, che so 10. hanno uoluto superarlo. È refertissima Italia dalle sue pit-
11^ ture. Ma mirabile la nane di musaicho
a San Pietro di Roma di 13 apostolj, ne qualj ciaschuno ha gestj uiuj et
prontj e al tutto tra se differenti et nientedimeno condecenti et 12. propii.
Della diciplina di Giotto come del caual Troiano » uscirono mirabili pittorj,
tra qualj molto è lodata la uenusta 13. in Mas o. Stefano da tuttj è nominato
scinda della nà- 14. tura , tanto expresse qualunche cosa uolle. Grandissima
arte 15. apare in Taddeo Gaddj. Fu Masaccio optimo imita- tore di natura,
di gran rilieuo, uniuersale, buon componitore «> et puro, sanza homato,
perche solo si dette all' imitatione 16. del nero et al rilieuo delle fiure.
Fu certo buono prospettiuo quanto altro di quellj tempi et di gran facilita
nel fare, 120 j. essendo ben giouane, che morj d'annj a6. Fu fra Filippo
2. gratioso et hornato et aitificioso sopra modo. Ualfe molto nelle compositionj
et uarieta nel colorire, nel rilieuo, negli homamen^ d'ogni sorte, maximo
o imitatj dal uero o fìttj. 3. Andreino fu grande disegnatore et di gran
rilieuo, amatore 6 delle diffìculta dell' artj et di scorcj, viuo et pronto
molto 4. (et) assaj facile nel fare. Paulo Uccello (fu) buon componi- tore
et uario, gran maestro d'animalj e di paesj, artificioso 5. negli schorcj,
perche intefe bene di prospettiua. Fra Gio- uannj (fu) angelicho et uezoso,
dinoto, hornato molto con io 6. grandifsima facilita. Pesello sopra gli
altrj ualfe negli ani- 7. malj. Seguitò Pesellino, gentile et in compositione
di 8. cose picchole excellente. Philippo di ser Brunellescho architettore
valse anchora assaj nella pittura et scultura.. 9. Maxime intese bene {ia)
prospettiua, e alcunj affermano, luj i& esseme suto o ritrouatore o inuentore;
e nell' una arte et 10. neir altra ci sono cose excellentj, fatte, da luj.
Donato scultore, da essere connumerato fra gli antichi, mirabile in compositione
e in uarieta, pronto et col grande uiuadta o nell' ardire o nel situare
delle fìure, lequalj tutte apaiono in so * moto, fu grande imitatore degli
antichj et di prospettiua in- 1
1. tese assaj. Desiderio (Ju) grandissimo e delicato et uezoso . et dj somma
gratia, che molto puliua le cose sue, elquale 12. molto repuliua le cose.
Et fé morte molto immatura non lo rapina ne prìnij annj , speraua ogni dotto
in queir arte, » 13. che sarebbe uenuto ad somma perfectione. È notissimo
Laurentio Bartolutio per le porte di bronzo del 14. nostro batipsterio.
Restono opere perfecte d'Antonio, cognominato Rosso, et fimilmente di Bernardo
fuo fra- tello, architetto nobile. so 121 t
Ex libro Antoni] BiUi. Cimabue — 1200.
Giotto — 1230. dottino suo dicepolo. Taddeo Caddi — 1290. Agnol fuo figluolo.
5 Gaddo. f Stefano, detto lo Scimia, 1330. Buonamicho, detto BufTalmaccho,
1340. Andrea di Cione, detto FOrgagna, 1350. Giouannino da Santo Stefano
a ponte 1360. 10 Maso Fiorentino. Gherardo, detto lo Stamina, 1390. El Biccj
— 141 o. Masaccio — > 1420. Masolino ) . 15 Fra Lorenzo degli Agnolj 1420.
Fra Giouannj da Fiesole 1430. Lippo Memmj Fiorentino. Spinello, padre di
Forzore f. Andreino dal Castagno 1430. 90 Pagolo Ucciello. Fra Filippo.
Pisello. Pisellino. Piero del Pollaiuuolo. 95 Sandro del Botticello. Alefso
Baldouinettj. *ì Aggiunte dell' Autore. I. Ricordo di alcuni più famosi
monumenti d'arte in Roma, scritto negli anni 1544 — 1546. 1*
2. oan Piero di Roma: La macchina di tutta la chiesa 3. nuoua, cominciata
.ne tempi di papa Giulio IL Fatta ditta > macchina e pianta (/») da Bramante
da Urbino, che in archi- Bnmuite: tettura fu molto eccellente, come per
ditto San Piero si uedeL* pianta dì anchora, benché assaj sia molto fuor)
del primo ordine di Bramante, stato rouinofo, pure e la maggior parte ordinata
per luj si Uede. Bramante: 4. Et cosj si uede fatta da Bramante tutta la
muraglia di r^"' Belvedere, che è una cosa molto grande e marauigliosa;
Beiaedere. che infra Faltre cofe v'è una schala a lumache, molto mae- La
«chaia a streuole et molto bella. ^ occoe. • 5. Et per il detto Bramante
si uede la fabrica dj San Bramante: Biagio in flrada Julia, cominciata ne
tempi di Julio, ^ ' et cosj per il detto ima parte dì San Cielfo in Bianchi
San Cieiso. e un tempietto nel chiostro di San Pietro a Mon- Tempietto torio,
fatto di triuertino, tutto dell' opera Doricha, molto "*j^*^g^^''*' homato
et molto bene condotto, che cierto per quello che Pietro a si uede di fuo
si può dire, che da gli antichj in qua non ci fia stato meglio, ne huomb
che meglio habbia inteso le cose antiche et che più l'habbia contrafatte.
6. Dipoi alla morte di Bramante fu sopra alla fabricha Fra in fuo scambiò
un certo fra Jocondo Vinitiano e Raffaello v^n^^n*^ da Urbino infieme a
Antonio da San Gallo. architetto. 7. Dipoi (
126 da Urbino. Urbino seguito detta fabricha Antonio da Sangallo in com
Antonlo da San Gallo, pagnia di BaldaiTarre da Siena, veramente un valentissimo
Baidasarra huomo, et era pittore excellente, prospettino et architetto.
da Slana. Dipoi {aì)]B. morte di detto Baldassarre ha seguitato et
1. Antonio da seguita Antonio da Sangallo et (ha) ridotto nella forma, che
SanGaUo. g troua hoggi d'Ottobre 1544, cioè ne tempi di papa Pagolo Tendo.
Hebbe dipoi detta fabrìca dopo la morte di Antonio
2. Michelagnolo, che mori nel 46 a Aqua Pendente. £ in detto San Pietro
v*è anchora uno homamento
3. Bramante, all' altare maggiore, fatto dal detto Bramante di peperigio,
tutta opera Dorica. E in detto San Pietro sotto il portichale da man fini-
4. stra in la chappella, che fi dice Santa Maria delle Febbre, v*è in furano
altare una Madonna con uno Cristo morto in Michele grembo di mano di Michele
Agnolo Buonarotj, che è una ^^^^^' cosa tanto marauigliofa quanto cofa che
si sia vista da gran tempo in qua si per la inventione si per la fiura del
Cristo morto, che pare di carne veramente. Et e pannj della Ma-
5. donna sono tanto bene fattj et con tanta arte et dilìgentia lauoratj,
che non fi potre maj inmaginare. In la chiesa di detto San Pietro v'è all'
entrare da
6. Antonio del mano finistra la sepultura di Sisto di bronzo, fatta da An-
^ Kero"fuo ^^'^^ del Pollaiuuolo et Piero suo fratello, Fiorentinj, cosa
fratello, bella et d'inventione molto grata. % Et cosj al dirinpetto di
detta in la nane del Voho
7. Santo la fepultura di bronzo di papa Innocentio fatta da Antonio e dettj
Antonio del Pollaiuuolo et Piero fuo fratello, ch*è cofa ^^^' molto bella.
Su nel palazo del papa v'è tre sale onero tre ca-
8. RaflaeUo mere, dipinte di mano di Raffaello da Urbino, che fono da Urbino.
^^^^ bellissime tutte , tante bene et di disegno et colorite, che è marauiglia.
127
1. Et cosj le loggìe, fatte per ordine dj detto. Raffaello, fatte di modo
della anticha a grottesche et con derte histo- riette, molto mirabilmente
fatte, come fi può uedere cosj di pittura come di stucchj. 2. In detto palazo
del papa v'è la cappella, che fi chiama la cappella di Sisto, doue sono
dipinte 3 facde di detta cappella da varìj maestrj, et la volta dj detta
cappella ' è dipinta di mano di Michele Agnolo, cofa marauigliofa, et Michele
cofì la faccia, doue è Taltare, v*è dipinto il Giuditio pure di ^^ ^ mano
di Michele Agnolo, cosa tanto variata d'attitudine, che chj non l'ha vista,
non se la potrebbe maj inmaginare. 3. Et a riscontro di detta cappella v*era
una cappelletta, che si diceua la cappella di papa Nicchola, eh* era p^
tutta dipinta di mano di fra Giouannj Fiorentino, frate dell' GioauiO. ordine
di San Marcho di Firenze, ch'era veramente un para- difo, con tanta gratia
et honesta erano dipinte dette fiure. 4. Come anchora qualche parte, che
ve n'è restata, si può - uedere, che ne tempi di papa Pagolo s'è rouinata
la mag- giore parte per fare quella fala grande che è innanzj alla chappella
di Michele Agnolo. 5. In Santo Agustino v*è all' entrata della chiesa per
la porta del mezo a lato a detta porta a mano destra [ve] una Nostra Donna
con un putto in collo di marmo dj mano di - Jacopo del Sanfouino, cofa fatta
con grande diligentia. Jacopo dei 6. E per la nane di mezo in fuUa mano
finistra v'è in °^"'"**- uno pilastro una Santa Anna di marmo dj mano d'Andrea
Andrea dai dal Monte a Sansouino, cosa certissimamente bella et molto °°'^
maestreuole et molto grata a uederla. 7. Et sopra a detta Santa Anna v'è
dipinto un profeta con dua puttj di mano di Raffaello da Urbino, cofa bellissima.
Raffaello 8. In Santa Maria della Pace aU' entrare in chiesa "** "''*'"*'•
a mano destra la prima cappella {è) dipinta di mano dj Raffaello da Urbino,
che v'è dipinto certe sibille RaflTaeiio da Urbino. 128 con certj agnolj,
tanto bella opera quanto sia in Roma di • fua mano. Nella tribuna della
chiesa v'è uno quadro, dipinto di
1. Baidafnrre mano di Baldafsarre da Siena, che è la Nostra Donna, da sienm.
q^gj^^Q ^uido al tempio da puerìtia, con certj casamen^, fattj di prospettiua,
molto bene fattj. E tutta l'istoria in se
2. è cosa bella. In Santa Maria del Popolo vi fono dua fepulture
3. grandi di marmo, che sono nella tribuna grande dreto ali* Andrea dal
altare maggiore, che fono di mano d* Andrea dal Monte Monta. ^ Santo Sonino,
che sono tanto bene fatte et tanto homate et con tanta gratia, che è una
marauiglia, et con tanta diligentia condotte, cose in verità da essere celebrate
nelle belle cose che fi uegghino. In detta chiesa ui fono 2 quadri, dipintj
di mano di
4. Raffaello Raffaello da Urbino, che s'appichono per le solennità a certj
da Urbino, piing^yj . Qj^^ jjj ^^q y»^ ^^j^ mcza Madonna con un putto
5. adiacere et un poco di Giuseppo, che è uno quadro, tanto bene fatto quanto
cosa di fuo mano, et nell' altro v'è la testa di papa Julio con la barba
a sedere in una sedia di velluto, che la testa e drappi e tutto è marauigliosa.
In Santa Maria Aracelj v*è la tauola dell' altare
6. Raffaello maggiore di Raffaello da Urbino, cosa bella et molto ben fatta.
Nella Minerua, doue stanno hoggi e fratj di San
7. Marcho di Firenze, v'è nella f (croce) disopra della chiesa in sulla
mano destra una cappella, dipinta in frescho, che è la cappella del cardinale
di Napolj, dipinta di mano di Filippo di Filippo di fra Filippo Fiorentino,
che è cosa, fatta molto ''■^*"PP®' lietamente et con bellissimj adomamentj
et varie bizarrie et fantasche. In la cappella grande v'è dua sepulture
di marmo, che
8. fono la fepultura di Lione et di Gemente; sono a un mede- 129 fimo modo
ambedue, che fono di mano del Caualiere, et ii non fono finite. ^"•'**"-
1. Nel pilastro di detta cappella in fuUa mano destra della, cappella v'è
un Cristo di marmo, grande quanto al naturale o maggiore, tutto nudo, che
apoggia le manj a una f {croce), di mano dj Michele Agnolo Buonarrottj,
che è una cosa Michele tanto ben fatta, che è marauiglia a vedere; e ginocchj
e pie- ^^^ dj et tutta infieme è cosa mirabile. 2. In Tresteverj in nel
palazo, che fu di messer Agustino Chisj Sanese, v*è una loggia, dipinta
di mano di Rafiaello da Urbino, ch'è la prima loggia ch'è. Raffaello 3.
E nel cielo della volta vi è il convito di tuttj gli dei, cosa *** "'***"*'•
molto bene condotta, et {fie[)\t lunette di detta volta {sono) dipintouj
varij dej, tante cose bellissime dipinte in frescho. 4. Dreto in una altra
loggia, che risponde in fui giardino, vi è di mano pure di Raffaello el
charro di Galatea, tirato da dua delfìnj, e el cielo di detta uolta è di
mano dj Bai- Baldassarre dassarre da Siena. ^ ^ ^**"*- 5. In San Pietro
a Montorio pure in Trasteuerj v'è air entrare drento a mano destra la prima
cappella, dipinta a olio in fui muro, di mano di fra Bastiano Vinitiano
, • che Fra vi è un Cristo, battuto alla colonna, che è molto bene di- ^^j^'j
'|J[^^ segnato et colorito. *
6. Al dirinpetto di detta cappella vi è una tauola d'altare, non molto grande,
che vi è drento un San Franciescho, che ha le stimate, fatto a tempera,
di mano di Michele Agnolo Michele disegnato et forse colorito, et è una
fiura tanto bene di- ^^^' segnata quanto fia possibile. 7* In ditta chiesa
v'è la tauola dell' altare maggiore, di- pinta di mano di Raffaello da Urbino,
tanto bene disegnata Raffaello 8- e colorita, che delle cose di Raffaello
è marauigliofa: Che difopra v'è la traliiuratione et difotto sono tuttj
gU apostolj, che vi è uno spiritato. a Frcy, Codice Magllabechlano. 130
Nel chiostro di detta chiesa v*e un tempietto tondo,
1. Bramante, fatto di trìuertino dclV opera Dorìcha, fatto da Bramante architetto,
tanto ben fatto et homato et di fuora et di drento, et (è) veramente una
gioia. In San Pietro in Vinchola v*è la sepultura di
2. Michele papa JuHo, fatta di marmo per mano dj Michele Agnolo Agnolo.
Buonarroti, cosa molto varia e bella d*inventione , fuoij de modi deir altre:
Che vi è infra l'altre fìure una fola di mano
3. ' di Michele Agnolo, ch'è un Moise, che pare cosa diuina, tanto, è marauigliosa.
In detta chiesa v'è ali* entrare drento a mano fìancha
4. Antonio et la testa d'Antonio et Piero del Pollaiuuolo di marmo , che
PoftaV-cij. " «°"° seppelUtj. In San Jacopo dellj Spagnuolj in fulla piaza
dj
5. Nauona v*è air entrare di fudetta piaza da mano destra in ; la cappella
di San Jacopo [ve] in sull' altare una fìura di ^an jacapo del Jacopo di
marmo, maggior che naturale, di mano di Jacopo Sansouino. ^^1 Sansouino,
che veramente è una bella fiura. II. Sopra alcune pitture nella Certosa
di Firenze.
1. In Certosa fuorj di Firenze: 2. Di mano di Jacopo da Pontormo in archj:
3. Circha al 1522, come s'entra nel chiostro da mano sinistra Cristo, ch'ora
nell* orto, e a canto o questo, quando Cristo è innanzj a Pilato, et da
man destra a dirimpetto a questo in 5 frescho Cristo portante la f (cn»cé),
che è molto pietosa storia. 4. Da pie del chiostro detto da man destra le
Marie, et quando 5. Cristo è leuato dalla f {croce). Nella fine di detto
chiostro la resurrezione di Cristo, opera tenuta in grandissimo pregio.
6. Costerno e 5 quadri del chiostro circha a scudi 40 l'uno, 10 et era d'età
di 23 annj in circha, quando fece tale opera. 7. Et anchora fece più storiette
in frescho in detto convento. 8. A presso a detto chiostro in foresterìa
di mano del detto 9. (^) una storia in tela: Quando Cristo è (z) tauola con dua
dicepolj in Emanj et altre fiure, opera molto bella. is
10. È in una cappella allato alla chiesa in frescho una
fiura di San Benedetto sopra uno uscio, fiura molto pregiata
1
1. et fatta in detto tempo. Et tutte le dette pitture sono va- riate di maniere,
come si può vedere non solo in queste, ma nelle altre opere sue. 20 12.
Di mano di Mariotto dipintore Fiorentino nella cappella, doue è la fepultura
di monsignor Buonafe di mano di maestro Francesco da Sangallo, scultore
et architetto, {è) un crucifìsso, dipinto nella tauola di detta cappella
di mano di detto Mariotto. B5 9* 132
1. -Et acanto alla detta cappella sopra la porta da entrare nel chiostro
allato alla chiesa in frescho (è) un San Lorenzo nudo o in sulla gratichola
di mano del Bronzino. 2.
3. La cappella di palazzo e la tauola del detto. Il quadro, ch'andò in Francia.
6 III. . Opere di Baldassarre da Siena. Caradosso — sue opere. Pompilio
orefice. Benvenuto orefice e fue opere. Don Giulio miniatore. io IV. Raffaello
da Urbino. Bastiano del Piombo. Pietro Perugino. Baccio di Michele Agnolo.
Jacopo da Pontormo. i6 Giouan Francesco Rustichj. Raffaello da Montelupo.
Tribolo. Cecchino Saluiatj. Lorenzo di Credj. «o Jacopo da Fon{/ormo). (sic!)
Il Bugiardino. Bernardo Lancialo. Il Gauina. 133 V. Memoriale di più curiosità
religiose ed artistiche, che esistono nelle città di Perugia, di Assisi
e di ]Roma^ scritto da un (altro) Anonimo Fiorentino nell' 1544. t A dj
14 di Marzo
15.13 ÌJS44\
1. Memoria dj più cofe e prima: 2. In Peruga nela chiefa dj Santo Pietro
al* altare magore dj mano dj Pietro Perugino è la tauola duna acen- fione
chon 12 apostolj e 6 angelj e sopra io Dio Padre. 3. E in detta chiefa:
6 4. IO choro, lauorato d'intaglio di noce di mano di più maedrì e partjchularmente
del Grifelo Fiorentino; chosto la manjfattura scudi 3 000. 5. In bottega
d' io pittore uidi di mano «di Rafaelo da Urbino io chartone, che è la lapidazione
di Santo Stefano 10 e di fopra la aparizione d' io Dio Padre e }efu; e la
tauola d'efo dichano efere in Genoua. 6. Nela chiefa dj Santo Francesco
dj mano dj detto Rafaelo ia tauola d' la Piata, molto bella. 7. Iten di
Pietro Perugino fotto il palago de* Priorj è i« 16 8. chanceleria tutta.
E nel mezo de la uolta è io Apollo, che da una mano tiene la briglia del
chaualo e da Taltra io dardo; e stando innfula porta a guardare detto, pare
che tenga la briglia cho la mano mancha, e stando drente a la fine de la
danza, pare la tenga cho la ritta, e al qualchuno dà chonfufione. io A dj
17 di Marzo. 9. ' Inn Santa Maria degli Agoli è i« chapela, 10. quale djchano
efere la chafla di Santo Francescho. E qujuj ' 1
1. fu aleuato. Euj dipinto la fua floria dj mano dj maestro 12. Dono dAcefi.
E quiuj moij, e portorono il chorpo fua ala 13. citta di 'Cefi , dou* è
al prefente. E euj dj molte altre >5 reliquje e de le fua e d*altrj. 134
f A dj 3o dj Marzo in Roma: ■
1. Nel palazo del Papa di mano dj Micelagniolo è ila chapela papale tutta
la uolta d'efa dipinta di uarìe 2. (lorie.. È la facata del' altare magore
dipinta d' io Gudizio onesto .... 3. Euj inn detta chapela più quadij dj
mano del Grìlan- 5 daio e d'altri maeflri. 4. In detto palazo è i« belifima
udienza, dipinta dj mano dj Rafaelo da Urbino; e euj io belifimo quadro
d'ebano chomefo chon molte belle parte. 5. E inn fai a è molte bele figure
dj mano d'efo Rafaelo io e fua dicepolj. 6. È lA bela eh amera anchora meglio
dj l'altre di mano d'efo. 7. E inn fala, che fi dice dj Farnefe, è io belifimo
8. quadro, tutto storiato dj figure e uceglj e anjmalj. E io belo ift frego
è fatto di legniamj dj più choloij e in profpettjua. 9. E in detto palazo
o nido !• fchala, che fale a chiocola fanza schaglionj, e chome dire dintorno
è io pozo, 10. che è chofa bella. E dicefi la schala di Bramante; ò aprefo
a Beluedere. so 1
1. E in Beluedere è molte bele figure dj marmo; e infra l'altre io belifimo
Apolo. 12. Quando s'entra in Santo Pietro da lato del chanpo santo inn una
chapella u'è la Piata dj marmo dj mano dj Michelagniolo. >5 13. E fopra
a la porta dj Santo Pietro, dou'è figure di 14. mufaicho, u'è io putto.
E quiuj dichano esere u moneta dj quele fu uenduto ChriAo. 15. In la chiefa
de la Mjnerua di mano dj Michelagniolo IO Chriflo dj marmo, rjfucitato.
>» 135 t J. In la Mjnenia dimandj Baco BandinelL
2. Inn la chapela magore al' entrare da mano mancha è il fepolchro dj papa
Leone e al djrìnpetto è quel dj Chre- mente; e a ognj fepolchro è 2 uangoliflj,
che lo mettono in mezo. 6
3. E o ujflo 1* eh olona, altifima e nota drento e dj fuora lauorata di
figure e uarie Rorie.
4. E inn un' altra fimjle fono (lato drento infino in cima, che fi chiama
cholona Troiana.
5. InSantoPaulo fuor dj Roma: 10
6. Chorpo dj Santo Petro e dj Santo Paulo e dj Santo Timoteo e dj Santo
Celfi e Juliànj e Bafili e parte di Santo Bernardo.
7. In Santa Maria Nouela {Maggiore):
8. E la cholona di Chrjflo e prefepio. 15 n. In Santa f {Croce) inn Jerufale:
10. E la fpina, Io chiodo e !• moneta di Chrifto.
11. Nela Mjnerua:
12. i« bela chapela di mano di Filipo di fra Filipo.
13. A Santa Agniese: so
14. Chofi dalato è io tenpio picholo e belo, nelquale è el chorpo dj Santa
Goilanza, fìlia dj Goflantino inperadore; e euj la fepoltura dj Bacho dj
porfido.
15. In Santo Jannj Laterano:
16. La scala, che falfe Jefu, quando fu prefo, e le 3 porte, ss donde paso.
136
1. IO legnio, doue fi posaua, quando lauo e piedj agli apostolj.
2. . I* cholona aperta per mezo, quando fpiro.
3. La teda dj Santo Piero e dj Santo Paulo.
4* Le cholone di bronzo, piene di tera santa. 6
5. 6. Le tauole de la lege. La uerga d'Arone. t
7. La tauola di Christo. 8.
9. Euj la chamera dj Costantino. E in quela è la chapela, dou'è grande inndulgenzie
e gran quantità dj reliquie, e non u*entra done. io
10. Inn Santo Spirito di mano di Rafaelo da Urbino e in una cholona è IO
santo chonn 2 angelj e fotto a detta è la Santa Ana dj marmo dj mano dj
Andrea da Sanfouino. ift
11. In Santo Piero in Vjncholo:
12. Chome f'entra a mano mancha u'è la teda d'Antonio e dj Piero del Polaiuolo
dj marmo di rilieuo; furono pittori e fchultorj.
13. E euj la fipoltura dj Gulio papa; dicefi di Mjchelagniolo. so .
14. Euj la uirgìne di marmo dj mano da Scharano.
15. Euj la figura di mano dj Rafaelo da Montelupo.
16. Euj uiia dona di mano del frate de' Senij e la figura del papa, che
fi pofa chofi inn fu lato ritto.
17. A le Tre Fontane m doue fu tagliata la testa a Santo Pagolo, è la chapela,
che fi chiama ,fchala celj', e dichano, eferuj 1023 martiij.